L'Immoralità (Massimo Pirri, 1978)

Visto per la prima volta dopo essere stato incuriosito dal commento di @telegian nel topic dedicato ai registi italiani più estremi.

A parte la tematica forte trattata in modo diretto e senza disincanto (anche e soprattutto nel mostrare il rapporto interpersonale che si sviluppa nei momenti qualsiasi della quotidianità di Laura e Federico) e senza soffermarsi troppo sulla scena pietra dello scandalo, il film effettivamente risulta disturbante e faticoso da sostenere per la bassezza morale (il titolo non è stato scelto a caso) dell’umanità che dipinge.
Una bambina immersa in una realtà nella quale nessuna delle figure adulte è degna di fiducia, accogliente o accudente. Un panorama umano degradante ed asfittico del quale Simona prende pian piano coscienza in una escalation di tristezza che ci accompagna per mano fino al nichilistico e annichilente finale.

Messaggio di sfiducia nei confronti dell’homo sapiens, che mette in discussione il valore ed il senso stesso dell’esistenza della nostra specie sulla faccia della terra.

Il Morandini Jr, il Pirri ed il Tofi dovevano avere davvero poca fiducia nei confronti dei propri simili quando hanno concepito questa storia; d’altronde eravamo quasi al culmine degli anni di piombo e gli ideali della contestazione giovanile avevano fatto in tempo ad essere asfaltati e seppelliti da migliaia di strati di delusioni accumulatesi le une sulle altre.

Non condivido però l’opinione di chi trova il film lento e noioso. La pellicola inizia già con un climax che ti scuote emotivamente (il mostro che seppellisce in aperta campagna una delle sue piccole vittime, e l’incipit della relativa caccia all’uomo) e prosegue inesorabile nell’accumulo di elementi destabilizzanti e faticosi da sostenere.

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