L'inutilità di chiamarsi Giorgio (Arduino Sacco, 1977)

Segnalo che il libro è stato nuovamente ristampato quest’anno da Arduino Sacco Editore, che l’ha oltretutto messo online gratuitamente insieme ad un nutrito dossier di ritagli di giornale relativo alla marcia degli scrittori contro la Mondadori.

Raggiungibile a questa pagina:

PDF scaricabile direttamente a questo link, per i meno smanettoni:

Il libro io l’ho letto, comprato nell’edizione originale del ‘77, della quale ho apprezzato molto l’originalità della scelta di stamparlo con inchiostro rosso.
Per quanto riguarda i contenuti, sinceramente li ho trovati un po’ banali e frettolosi.
Mi è piaciuto di più il successivo Sequestria.

Lascio però giudicare a voi, se avrete voglia di leggervi il pdf.
Il libro è breve, la lettura è veloce e scorrevole.

3 Mi Piace

Grazie veramente per la segnalazione e la contestualizzazione di quest’opera letteraria sacchiana! La leggerò molto volentieri.

Quindi questo sarebbe il suo secondo libro ? Giusto per curiosità, di che cosa parla?

Io ne ho un altro di cui non mi ricordo il titolo (lo sto cercando) e in cui ci sono delle pubblicità fittizie, che interrompono la narrazione!

Sinceramente la trama non la ricordo più :sweat_smile:

1 Mi Piace

lo metto o non metto0???'!

Mah, secondo me i pochi interessati possono leggerselo sul sito di Arduino!

Certo, archive è per i posteri…

1 Mi Piace

CACCHIO HO Sbagliato film§!!( thread )! :slight_smile:

Lo leggerò. Ho appena beccato dalla prefazione di Nora Aron un “anno” voce del verbo avere senza la acca! Per una “marcia su Roma” anzi su “Milano” dei giovani autori.non è male!

2 Mi Piace

Per dire “Basta con Moravia, ci siamo anche noi!” mi sembra che si esageri.
Il libercolo in questione (“L’inutilità di chiamarsi Giorgio”) si incentra su un rampollo di buona famiglia (i c.d. "borghesi"come venivano definiti all’epoca) per sciorinarci una serie di dialoghi colloquiali e quotidiani spesso smozzicati, nonchè deliranti considerazioni sull’amore e sull’incomunicabilità che non vanno al di là dei soliti luoghi comuni. Il tutto è annaffiato da quel sarcasmo da sessantottismo d’accatto che ebbe forse una qualche presa sui malcapitati che frequentavano gli scalcinati “collettivi” delle scuole professionali o degli istituti tecnici dei settanta.
Il Sacco poi tenta di innestarci un’irrisolta trama gialla (l’omicidio della nonna per motivi, credo ereditari), evidenziando una capacità narrativa pari a sottozero.
In definitiva la “marcia su Milano” se non riuscì al buon Sacco e alla sua allegra brigata a far pubblicare i loro capolavori, ebbe comunque l’effetto di far loro ottenere un invito a pranzo (il che non fu da poco).
P.S. Fece bene la Mondadori a non pubblicare i libri di Sacco? …Ai posteri…

2 Mi Piace