Stavolta stranamente dissento dal giudizio di @Renato, col quale generlamente mi trovo d’accordo. E questo fondamentalmente perché le musiche del maestro Giombini le trovo terrificanti (va bene sperimentare con la musica elettronica, ma poteva impegnarsi un po’ di più, certi brani sono imbarazzanti per la pochezza compositiva), spesso inadatte a commentare la scena che accompagnano e soprattutto ripetute allo spasimo, ben oltre i limiti dell’umana sopportazione.
Il film in sé è un pasticcio senza capo né coda, non riesco a definirlo un’opera sperimentale poiché nonostante gli sforzi che ho fatto non sono in grado di trovargli alcun senso. Viene da pensare che quelle trovate che stravolgono grammatica e linguaggio cinematografico, quei dialoghi assurdi e stralunati ripetuti al parossismo e distorti con l’eco, quelle riflessioni degli attori avulse dal contesto e dalla trama… Tutte quegli elementi che creano effetto straniante di spaesamento siano stati inseriti apposta per mascherare l’incapacità di portare avanti una trama lineare e comunicare dei concetti in modo coerente ed efficace.
Tra l’altro dai cartelli dei titoli di coda si evince che il film sarebbe stato tratto da un omonimo romanzo pubblicato dall’attrice Nora Aron per l’editore Cartia, del quale però non si trova alcuna traccia nell’intero web… Mah…
Per quanto riguarda la questione del festival a cui si accennava qualche post più sopra, il regista afferma in un cartello introduttivo che il film sarebbe stato mostrato al Festival delle Nazioni di Taormina… Cosa che sinceramente faccio fatica a credere, anche se non posso confutare con documenti alla mano. Ma la cosa allucinante è che parte poi un panegirico contro la violenza nel cinema e nei film e un assurdo arrampicamento sugli specchi che intende dimostrare come anche Rand Rover sia un film che vuole mandare un messaggio non violento alla massa degli spettatori… Quando invece poi ti guardi il film e ti accorgi che non c’entra veramente un cazzo, che questa tematica non è trattata nemmeno di striscio! (se non nel finale in cui un tizio - giustamente - sclera e fa un quarantotto perché per tutta la pellicola la moglie ed un gruppo di balordi gli hanno rotto i coglioni fino allo sfinimento senza alcuna motivazione concreta)
Ecco il delirio introduttivo completo
Indovina Arduì… Nun ce sei riuscito!!!
Mi spiace, mi rendo conto che sono sempre duro con Sacco, ma non riesco a dargli una chanche, mi sembra davvero soltanto un grande incompetente, cinematografaro cazzaro, cialtrone e opportunista. Mi piacerebbe davvero conoscerlo di persona e farci due chiacchiere per capire se ci è o ci fa. Vedo che negli ultimi 15 anni ha intrapreso anche una carriera da editore ma non riesco a non pensare che anche in questo caso sia un intellettuale improvvisato e farlocco; mi procurerò comunque qualche sua pubblicazione per valutare la qualità delle sue scelte editoriali. Ma tuttavia parto prevenuto, faccio fatica ad attribuire una statura intellettuale a uno che ha girato hardcore con gli animali e che cmq non è mai stato in grado di tenere in mano una macchina da presa qualsiasi cosa girasse, scusate lo sfogo ed il pregiudizio, purtroppo la penso così.
Infine riporto qui a futura memoria una info reperita su una pagina web francese dedicata a Enzo Giannelli:
In pratica Sacco e la misteriosa Nora Aron si esponevano pubblicamente contro le grandi multinazionali dell’editoria che estromettevano dall’ambito letterario gli autori emergenti che non avevano raccomandazioni o santi in paradiso.
A questo punto vi posto l’immagine di un libro pubblicato da Sacco nel '77, nel quale ha avuto l’ardire di mettere in copertina la lettera di risposta di un dirigente della Rizzoli (a cui il libro era stato proposto l’anno precedente) il quale gli spiegava, tra l’altro con parole delicate e cortesi, che non si poteva pubblicare un libro così perché era inconcludente, senza significato e scritto col culo.
Ecco invece la sinossi del libro riportata sul sito della casa editrice di Sacco (che ha avuto la cocciutaggine di ristamparlo decenni dopo):
A questo punto mi chiedo: ma non è che la marcia di protesta del '76 fosse in realtà solo il capriccio di un sedicente intellettuale presuntuoso, incapace di accettare il rifiuto di case editrici importanti poiché la sua prosa non era all’altezza delle proprie ambizioni?
Bella Arduino!