Lo Chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2016)

Un film di genere a mio avviso che si sente che è italiano senza cadere nel televisivo o essere un infausta copia dei film d’oltreoceano senza sale.
Il suo punto di forza? L’incisività regionale (un personaggio romano a tutto tondo con tutto il folklore che ciò comporta) unito ad una trama che è degna di un film sui supereroi. Non è facile unire questi due fronti…
Un’altra cosa bella… Ceccotti non è un eroe ma un antieroe… Bella idea.

Vedendolo mi è tornata in mente tutta la personalità originale dei film di genere anni 70. E cosa ancor più spiazzante ed encomiabile verso il regista è che non si erano visti chissà quanti film italiani di genere super-heroes in Italia. Grande salto di qualità 100% made in Italy.

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Perché lo chiamavano Jeeg Robot è il film più importante del 2016

Una lavorazione travagliata, un successo travolgente. Storia di un fenomeno che ha bucato anche il grande schermo

http://www.lastampa.it/2016/12/31/spettacoli/cinema/perch-lo-chiamavano-jeeg-robot-il-film-pi-importante-del-4EKjinohKAs4uBrvAnJ8yJ/pagina.html

Ma per girare un film del genere secondo voi occorre chiedere i diritti agli autori dell’anime Jeeg Robot?

Sì, certo.
Tra l’altro Go Nagai ha pure dichiarato di avere amato molto il film.

Che avranno pagato fior di quattrini, je pense…

Infatti mi chiedevo proprio questo, ovvero non penso che abbiano dato il benestare con pochi dindini.Però comunque leggendo anche l’articolo della Stampa postato da Alma non è che sia stato così facile realizzarlo e Mainetti poi se lo è quasi autoprodotto alla fine, anche se comunque nei credits c’è un finanziamento da parte del ministero dei beni culturali. Una scommessa vinta alla fine ma pur sempre una scommessa col rischio di rimanerci in mezzo.

L’ho recuperato l’altra sera e, dopo essermi letto tutti vostri pareri e giudizi, mi trovo molto prossimo a quanto afferma chi, come Araknames e Ziorzo, lo definisce un buon film, ma decisamente non un opera indimenticabile. E’ vero che l’inizio mi aveva mal predisposto, ma poi tutta la parte centrale mi ha fatto sgodazzare. Il finale è davvero una cacata, se ai due contendenti mettevano le sciarpe di Roma e Lazio facevano la figura di quel che erano: due ultras e non certo due supereroi. Ma, lo ribadisco anche io prima che si alzino i forconi, nel complesso mi sono divertito.
Ora, se hanno aspettato tutto sto’tempo per tirarlo fuori e produrlo, parte di quel tempo potevano pure impegnarcelo per dare una sgrezzata al tutto, magari con un taglia qua’ e affina la’, un dieci minuti in meno e qualche scena memorabile in più, anche i meno entusiasti avrebbero gridato al “capolavoro” (o quasi insomma).
Non è che ce l’abbia col romanesco, vabbè l’ambientazione è quella, e anche se tutto sto’ dialettale alla lunga rompe il cazzo, quello che più rompe il cazzo è che se almeno parlassero invece di mormorare o trascinare le parole, magari dico, anche lo spettatore meno avvezzo avrebbe fatto un po’ meno fatica a seguire parte dei dialoghi.
Santamaria, vabbè è Santamaria, alla fine meno parla meglio è, e quì hanno avuto la compiacenza di farlo parlare poco. Marinelli molto bene, sono d’accordo che il personaggio parte troppo forte e poi per forza di cose ristagna, ma per me è più colpa della scrittura che dell’interprete. Pastorelli, mi sembra di capire che ci è e non ci fa, quindi non saprei giudicare, di sicuro quello che deve fare lo fa bene.
Le scene cult le avete citate già e funzionano, penso che con una scrittura un po’ meno grezza potrebbero essere state pure di più, ma se il buongiorno si vede dal mattino, dajie Maine’ !

Sul bofonchiare invece del farsi capire sono anche d’accordo. Sull’ambientazione invece ti dico che poteva essere fallimentare ma invece è uno dei pezzi forti. Il rischio era di cadere in una situazione stereotipata o da commedia italiana anni 70 con uno risultato ridanciano e basta. Invece la storia ne assorbe un’identità italiana senza cadere nel banale ma regalando uno sviluppo degno di un film di genere orgogliosamente “regionale”. Come se ne facevano una volta. Quante speranze c’erano di creare un personaggio antieroe a Tor Bella Monaca senza cadere nel ridicolo? Tantissime. Invece, laddove vige il momento burino, arriva la storia “seria” che stabilizza tutto.
Marinelli ruba la scena. Il finale avrebbe potuto essere migliore. Ma è un bel film. Un film romanesco con un’anima Internazionale.

Purtroppo questo è uno dei gravi problemi che assillano il nostro cinema contemporaneo, ne parlammo anche in altri topic a riguardo.

In questo caso, però, ci sta tutto: vi sembrerebbe credibile il personaggio di Santamaria che si esprime come un Lord inglese?
Film gradevole, comunque, ma che francamente non mi è parso giustificare tutto l’entusiasmo che lo ha accolto. Diciamo che nel contesto del cinema italiano degli “ultimi” anni sicuramente emerge, ma in senso assoluto non mi è sembrato così notevole. Un interessante frullato di stili miscelati in modo personale, quello sì.

In questo caso non è tanto il romanesco, ma il bofonchiare, che a me in questo film non ha dato particolarmente fastidio peraltro… però il problema c’è, ed è diffuso.

Stasera passava su sky, l’ho beccato all’inizio e come immaginavo, visto che ne avevo sentito parlare bene, mi sono ritrovato alla fine quasi senza accorgermene. Un bel film, girato bene ed un bel bravo anche agli attori, calati bene nei rispettivi personaggi. Il romanesco m’è sempre piaciuto come dialetto e visto il film e l’ambientazione è il suo, però è vero che qualche battuta potrebbe essere pronunciata in modo più comprensibile, per quanto non è che uno perda il filo del discorso. Punti deboli? Come già scritto, il finale un pò tirato via. In definitiva, promosso.

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è su RaiPlay
a me non ha detto granchè, intrattiene ma non ha nulla di rilevante, a cominciare dagli attori che mi sono sembrati uno più loffio dell’altro (salvo la ragazza)

E’ possibile tu abbia ragione, Robby.

Rivisto dopo l’acquisto del DVD, confermo il giudizio positivo che ebbi alla prima visione ormai qualche anno fa.
Ma non ho potuto fare a meno di notare i difetti, difetti che secondo me sono imputabili soprattutto al basso budget: la regia non ha particolari guizzi, sembra sempre cercare di portare a casa il risultato col minimo sforzo; in molte scene si ha l’impressione che si sia scelto, tra varie opzioni, la più economica, la meno complicata, la meno ambiziosa (questa modestia verrà meno nel secondo film di Mainetti, Freaks Out, che ho adorato).

La sotto-trama delle bombe è, a mio avviso, sfruttata poco e male (anche qui immagino per problemi di budget) e in generale il film si affloscia dal momento in cui anche lo Zingaro acquista i poteri, sia a livello di trama che di messa in scena.
Qualche esempio: l’incidente d’auto in cui Enzo interviene per salvare la ragazzina è davvero poca cosa, poi lui che si allontana in scooter (!) per raggiungere il luogo della resa dei conti, la scazzottata tra i due superuomini fuori e dentro lo stadio, tutto sembra poveristico, raffazzonato.

Un’altra cosa che non mi è piaciuta è il personaggio di Alessia. Lei è una bella figliola, per carità, poi appena si muove le esce una tetta fuori, vivaddio, ma il personaggio mi sembra una forzatura eccessiva: dovrebbe rappresentare allo stesso tempo l’innocenza di una bambina che crede ai supereroi e l’elemento femminile oggetto di coinvolgimento sentimentale, e così abbiamo una donna adulta col cervello di una bambina. In più con un passato di abusi sessuali.
Troppa roba… (cit.)

Comunque il film mi è piaciuto molto di più di quanto queste critiche possano far pensare, e confesso che all’epoca mi ci ero approcciato pieno di pregiudizi ma dopo la visione ne ero rimasto quasi esaltato consigliandolo a mezzo mondo.

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