L'uccello dalle piume di cristallo (Dario Argento, 1970)

La Arrow però è una casa inglese (molto sopravvalutata, a mio avviso).
Non venitemi a dire che parlo così perché è una casa in qualche modo “concorrente” alla mia, però, perché altrilmenti non potrei più scrivere nulla su questo forum. Esprimo un parere che in qualche modo è un dato di fatto.
In ogni caso questo delirio è soprattutto colpa di Storaro, la Arrow l’ha coinvolto nel progetto e ha dovuto rispettare le sue scelte che sono quantomeno discutibili.
Personalmente considero il lavoro fatto sul master un autentico abominio.

Ho cercato in giro alcune informazioni su questo formato inventato da Storaro…francamente mi pare di capire che nessuno sia molto contento di questa innovazione. Gli screenshots comunque sono molto eloquenti.

Del film di Argento ho la versione BU, quella Medusa e la francese TF1. Che dire? La BU manda nel cesso le altre due (però la Medusa è obiettivamente molto molto buona), e forse prenderò anche il blu-ray. L’edizione Arrow è curiosa, sicuramente discutibile (chissà cosa passa nella mente del vecchio Storaro…), ma interessante, appunto per la scelta di “raffreddare” i colori. Certo tagliare i dettagli con la scusa del “formato preferito” dal direttore della fotografia…boh?!

Beh, fa sempre specie quando sono gli stessi autori-collaboratori di determinati film ad andarseli a sconciare a distanza di tempo, magari pensando di compiere chissà che operazione autoriale.

Sono operazioni scorrette che, secondo me, soffrono un po’ del delirio di onnipotenza degli autori (come ha fatto Celentano con Yuppi Du, diciamo).
L’ideale sarebbe presentare il film in doppia versione (storica e nuova) ma costerebbe un sacco e poche case se lo potrebbero permettere.

D’accordissimo! Ricordiamoci che Storaro all’epoca era agli inizi e con questo film ha cominciato a costruire la sua carriera. Le inquadrature de L’uccello dalle piume di cristallo sono MILLIMETRICHE e sono sicuramente ideate da Argento (e Storaro è stato bravo a realizzarle). Il fatto che adesso voglia imporre un suo formato video è solamente una questione commerciale (altrimenti non l’avrebbe ‘battezzato’). Poi basta leggere sul suo sito le giustificazioni farneticanti sull’Univision per capire che purtroppo la vecchiaia è brutta anche per i geni…

secondo me per delle chiarificazioni su questa ca@@ta di UNIVISIUM 2:1, o semplicemente per protesta, bisognerebbe rivolgersi (e in massa) direttamente a Lui vittorio@storarovittorio.com

In questo caso però era possibile: saranno partiti dalla versione originale per poi modificarne il formato ed elettronicamente la colorimetria: il doppio disco avrebbe accontentato tutti rendendo la versione nuova una interessante curiosità da confrontare con quella “storica”.

Sì, ma è una cosa che costa. Detta così sembra una cosa facile e veloce, in effetti, in pratica però non è una cosa così immediata. E ha pure dei costi non indifferenti.

E poi magari Storaro non avrebbe voluto.

Per informazioni su Storaro & Univision rimando all’apposito thread:

http://www.gentedirispetto.com/forum/showthread.php?24783-Storaro-e-l-Univisium&highlight=storaro

Visionato il “famigerato” br Arrow. Premessa: se uno non ha MAI visto il film di Argento, bè, se lo gusti prima nei dvd Medusa o BU, entrambi coi giusti colori e nel formato corretto. Se invece l’avete già STRAvisto in tutte le salse (a cominciare dalle vecchie vhs CHV e Mondadori, con quell’orrido master full), allora potete avvicinarvi a questa edizione nel modo giusto, e apprezzarlo quindi come “bizzarria”. Il difetto principale rimane appunto il formato 2:1, che TROPPE volte elimina dettagli in immagini che a suo tempo il regista aveva certo preparato con cura, mentre le tonalità cromatiche “raffreddate” non so se migliorano o peggiorano la pellicola in sè, ma certo la rendono più…“moderna” ecco. Insomma, auguriamoci che Storaro non perseveri in operazioni simili (e se fossi Argento, gli sputerei in faccia, sia chiaro), ma “L’uccello…” così, per cinefili bendisposti o “aperti”, almeno una volta andrebbe visto.

Quando incontrai Aldo Lado per la prima volta era il 2006 o il 2007 ed eravamo a Parigi. Dopo la prima intervista passammo un lungo pomeriggio assieme in un pub sotto casa sua e mi raccontò un sacco di cose sulla sua vita e la sua carriera.
Tra le varie cose ce ne fu una che mi colpì particolarmente ma dopo avermela raccontata mi disse “Questa però tienila per te, non la racconto mai perché preferisco che non diventi di pubblico dominio”. Io ovviamente rispettai il suo volere e non la raccontai a nessuno.
Adesso però lo stesso Aldo mi ha detto che non ha problemi a parlarne e quindi sono autorizzato a raccontarla (tra l’altro lui ne fa cenno anche nel recente - e bruttarello - libro/intervista su lui e Gastaldi pubblicato da Il Foglio Letterario).

Aldo e Dario si conobbero sul set di Probabilità Zero, che era prodotto da Salvatore Argento e scritto da Dario.
I due familiarizzarono e Dario disse ad Aldo che Bernardo Bertolucci aveva letto un romanzo giallo che l’aveva colpito così tanto che cercò di acquistarne i diritti. Purtroppo per lui, però, non riuscì ad ottenerli. Lo stesso Dario trovava quel romanzo molto interessante e allora Aldo se lo fece passare perché questa storia l’aveva incuriosito. Probabilmente si parla de “La Statua Che Urla”.
Comunque, Aldo lesse il libro e non lo trovò poi straordinario anche se riconobbe che conteneva un’idea dal meccanismo interessante, con l’assassino convinto che il testimone dell’omicidio l’avesse visto in viso. Scrisse così un primo soggetto - che peraltro conteneva anche l’elemento della galleria d’arte - e lo mostrò ad Argento che ne fu entusiasta. Quindi i due scrissero insieme la sceneggiatura e trovarono pure il titolo.
Lado quindi partì in Spagna per girare “Chiedi Perdono A Dio, Non A Me” (era l’aiuto del regista Musolino) e al suo ritorno in Italia venne a scoprire che Lombardo aveva deciso di produrre il film e che, addirittura, le riprese erano già iniziate. Così Aldo si precipitò sul set per chiedere spiegazioni ma non gli fu permesso di parlare con Dario. Lado era ovviamente furioso e minacciava di andare da Lombardo per raccontargli la situazione. Salvatore Argento, allora, lo pregò di tornare il giorno dopo. Così accadde e Lado fu liquidato con una somma di denaro (nemmeno straordinaria, racconta lui, ma sempre meglio di nulla) e l’obbligo di non avanzare più pretese sulla sceneggiatura del film e di non parlare del suo coinvolgimento nella sceneggiatura.

Questo è ovviamente il racconto di Aldo, non ho nessun problema a crederci. Sarebbe interessante sentire la versione di Argento, sicuramente non mancherà occasione.

Lo stesso Argento non è affatto d’accordo con questa manipolazione e mi ha detto che è una cosa che lo fa inorridire, la trova senza senso. E mi ha pure detto che non accetterebbe nemmeno una versione a doppio disco con le due versioni del formato. Il film è in cinemascope, punto e basta.

Grazie per questo aneddoto, un vero regalo pasquale. Fa anche piacere leggere che Argento è contrario a questo pasticcio di Storaro nonostante non abbia mai preso posizione pubblicamente in proposito.

Di questa storia di Storaro ne abbiamo parlato l’altra sera e lui è stato categorico. È una cosa che non accetta e che non capisce. Priceless il suo commento: “Ma come si fa, dai? Il film è così bello in scope…”

Bè, allora Argento non è del tutto rincretinito, eh…
P.S. E il br BU è il modo migliore per visionare il film.

Grazie Giorgio per aver condiviso sia il racconto di Lado sia la critica di Dario alla manipolazione del formato del suo film. Sono 2 belle chicche.

In uscita un mediabook (in edizione limitata) per Koch Media

per fortuna ho la blue underground…ad ogni modo si sa che master userà koch ? spero non quello arrow, ma uno in 2.35…

Ci sarà il master in scope.

ottimo !