Ana (Milena Smit) e Janis (Penélope Cruz) condividono la stessa stanza di ospedale dopo aver partorito un figlio inatteso per entrambe. La prima, poco più che adolescente, è di estrazione borghese e vive l’evento con disorientamento e timore per il futuro. La seconda, ben più risoluta e consapevole, affronta la maternità con schiettezza, cercando di convincere Arturo (Israel Elejalde), il padre, a riconoscere il figlio.
Pedro qui gira un po’ con il freno a mano tirato, pur basabdosi su eventi passati, presenti e futuri, non incrocia i piani temporali e va via liscio che più liscio non si può, un po’ scolastico verrebbe da dire. Viene fuori un film sicuramente gradevole con una intensissima Penelope Cruz (sempre bona), ma che in qualche modo stenta davvero un po’ ad emozionare. Alla fine forse la parte meglio riuscita è quella politica, con una parte conclusiva che quella sì emoziona e colpisce. Film al solito quasi completamente femminile, Arturo, unico uomo calato in questo universo “rosa”, avrebbe meritato una caratterizzazione un po’ più approfondita. Non un capolavoro del maestro di Calzada de Calatrava, ma nemmeno una martellata nei coglioni e poi c’è Rossy De Palma ad imperversare qua e la nella pellicola.