Midnight Express - Fuga Di Mezzanotte (A. Parker, 1978)

Sì, ma non nel futuro immediato.
In ogni caso sarà leggermente diversa nel montaggio perché le major hanno delle regole piuttosto rigide su certe cose.

Vediamo… (ma non credo).
Comunque il video non è più visibile adesso ma ci sto prendendo gusto a produrre contenuti esclusivi per il web per un periodo di tempo limitato e tra una settimana ne girerò un altro.

Carissimo anche se non l’ho vista, volevo farti i complimenti e ringraziarti per mostrare queste perle.

Yilmaz Güney a proposito del film (lui di carceri turche ne sapeva abbastanza…), in un’intervista contenuta nel volume uscito su di lui per l’editore Di Giacomo (pag 58):

[FONT=Arial]Cosa ne pensa di Fuga di mezzanotte?

Ho visto Fuga di mezzanotte soltanto due mesi fa, per cui le mie impressioni sono quasi a caldo. Fuga di mezzanotte è da un lato un film realistico, e dall’altro un film di finzione e razzista. il tema non è trattato da un punto di vista dialettico. C’è un completo disinteresse per l’“unità degli opposti”; tutto nel film è unidimensionale. Per esempio, stando a Fuga di mezzanotte, tutti i turchi i sono dei porci, tutti sono cattivi; quando invece, non solo in Turchia, ma in tutto il mondo c’è il buono e il cattivo. Nessuna nazione, nessun popolo è marcio fino al midollo. Tutto nel film è visto attraverso gli occhi di uno straniero. Nel periodo in cui Billy Hayes è stato nel carcere di Sagmacilar, ci sono stati almeno 20 rivolte, molto violente, dei prigionieri contro l’amministrazione del carcere. Nel film nessuno reagisce contro l’amministrazione, salvo tre stranieri. In ogni modo, nel film ci sono molti elementi veri. È vero che la tortura viene praticata molto, che i prigionieri vengono picchiati. Ci sono anche quelli che, in cambio di piccoli favori, saranno disposti a calunniarvi e a rendervi la vita dura. Ma ci sono anche uomini onesti.

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Perdonami ma quante banalità

e lo dice Yilmaz Güney che il suo film “Yol” è il film antiturco per antonomasia…

L’intervista a Bonacelli è di nuovo online

dovendo sottlizzare, più che dei turchi in sé del loro sistema carcerario e giudiziario. nulla di così implausibile trattandosi appunto di un carcere e non di una spa (questione di milieu biografico e non: non credo che in europa in australia o in america le condizioni di vita carceraria siano da villeggiatura - ma allora, a debiti distinguo fatti, il nostro detenuto in attesa di giudizio?), soprattutto se si pensa al personale resoconto autobiografico fattoci da ylmaz guney nello spietato e meno romanzato e spettacolare la rivolta, diretto da latitante dopo essere evaso dal carcere e scappato dalla turchia. il degrado del luogo e la brutalità dei secondini e la crudezza delle situazioni non vanno troppo lontano da quel che si vede in parker, che come spesso accade nell’inventare ha centrato e distillato la realtà.

ma se anche così non fosse, occorre guardare all’esigenza drammaturgica: calare il personaggio in un contesto meno sordido e violento e con secondini comprensivi e disponibili come quelli di un aria ferma, avrebbe depotenziato l’impatto drammatico e reso i personaggi diciamo così buoni e basso coefficiente empatico.

e a tal proposito:

di seguito l’idiota frase di lancio pubblicitaria usata in uno dei flani. l’ho visto per la prima volta a 12 anni (e già a 14 non ne contavo le dozzine di revisioni) e non me ne sentii affatto indegno, fu amorissimo a prima vista e mi sentii molto onorato di averlo visto allora

anche grazzini a quanto pare si unì ai pollice verso del momento, non avvertendo secondo me la grandezza dell’opera

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Non ebbe, però, il coraggio non dico di fare vedere, ma quanto meno ammettere che Hayes ebbe esperienze omosessuali in carcere.

Questa è una giustissima osservazione. D’altro canto, è pur sempre di narrativa che si parla, anche se ispirata da una vicenda realmente accaduta.

a parte che viene sodomizzato da honidou all’inizio, ci va molto vicino nella scena con l’olandese dopo che praticano yoga. in ogni caso non mi sembra così importante o funzionale nell’economia dell’insieme.

Nel romanzo Hayes ammette di avere avuto esperienze consenzienti. Non bisognava mica farlo diventare un porno soft gay bastava semplicemente farlo capire, non negarlo del tutto.

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evidentemente parker non l’ha ritenuto congeniale e funzionale nell’economia dell’opera. e dal mio punto di vista ha fatto bene a lasciarlo fuori. dal punto di vista narrativo è, ripeto, un di più innecessario, che nulla aggiunge o cambia al film.

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