ROMA - Presidente Matarrese, sono in molti a chiedere che il calcio si fermi
per più di una domenica e ricominci poi a porte chiuse.
“Esaltati e irresponsabili”.
Lei vorrebbe giocare subito?
“Noi siamo addolorati, ma lo spettacolo deve continuare. La Fiat non è che
per rilanciarsi ha dovuto fermare le macchine. Ecco, noi vogliamo copiare il
rilancio che ha avuto la Fiat”.
Ma loro non hanno avuto un morto.
“I morti del sistema calcistico purtroppo fanno parte di questo grandissimo
movimento che le forze dell’ordine ancora non riescono a controllare”.
Il modello inglese è il più citato quando si parla di sicurezza negli stadi.
“Ma quello è un altro mondo, lì quando ti mettono in galera buttano la
chiave. Da noi si prendono i criminali e il giorno dopo escono. Quindi il
poliziotto ha anche timore, dopo avere arrestato un delinquente, che quello
il giorno dopo esca e lo vada a prendere a casa”.
Ma negli stadi inglesi si vede solo calcio, la violenza è stata estirpata.
“E’ vero, ma lì ci sono gli steward. La polizia è fuori. Il nostro governo,
il parlamento, ci dica che potere possiamo dare a questi steward. Certo non
può essere gente che sta lì a strappare il biglietto”.
Da noi c’è il decreto Pisanu ma non viene fatto applicare.
“Perché costa. Mantenere una squadra di calcio costa. Non stiamo a guardare
quello che fa il presidente Moratti o Berlusconi. In realtà non si è trovato
ancora un equilibrio economico che consenta alle società di affrontare
ulteriori spese”.
Indichi allora lei una soluzione.
“Cominciamo a pensare a stadi nuovi. Anche il ministro Melandri ha detto che
i nostri sono fatiscenti. Si faccia un programma come in altri paesi,
vediamo di far gestire gli impianti alle società che si assumeranno le
responsabilità di quanto avviene all’interno. Allora sì che saranno
necessari gli steward, ma con poteri precisi. Lo steward che non ha potere
di fermare i delinquenti, certo non va lì a rischiare la pelle”.
La tragedia di Catania deve costringere comunque a una riflessione.
“E’ stato necessarissimo fermarsi. Ma adesso parlano in tanti, tutti
saputelli, si vive un momento di esaltazione. Tutti hanno la soluzione. Ma
facciamo attenzione, non tiriamo troppo la corda, perché il gioco del calcio
è talmente delicato che può fermarsi solo un attimo per le giuste
riflessioni. Se qualcuno pensa di dare una lezione, di dare un esempio
forte, allora si rischia di rompere il giocattolo. Questa è un’industria tra
le più importanti d’Italia che ha bisogno di continuare a operare. Chi dice
non giochiamo più, chiudiamo gli stadi, stiamo un anno fermi, ho
l’impressione che sia un po’ esaltato e anche un po’ irresponsabile”.
E allora secondo lei, il calcio quanto dovrebbe stare chiuso?
“Il calcio non si deve mai chiudere. E’ la regola principale: questa è
un’industria che paga i suoi prezzi. Si può pensare che un’industria chiuda
i suoi impianti e poi li riapra chissà quando?”.
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/sport/calcio/matarrese-calcio/deferimento/deferimento.html