Dal Blog di Orgoglio Gobbo
[i]Ultras, una parola difficile oggi da pronunciare, un termine che puzza di astio, qualcuno ne ha paura quasi come quando, invece di dire tumore, parla di “brutto male”.
Signori, io mi espongo al pubblico ludibrio: io sono un ULTRAS!
Ma prima di ricevere ogni tipo di offesa, voglio anche spiegare il significato di questo termine che oggi viene indicato come il male unico del sistema calcio.
L’Ultras va oltre, quindi vive la propria squadra e ama i propri colori più di tanta altra gente, indossa la sciarpa per andare a scuola oppure al lavoro, in ambienti lontani dallo stadio ma con atteggiamenti che servono a rimarcare l’attaccamento a quella magia che ci accompagna dalla nascita.
Un ragazzo che inizia ad andare allo stadio, può rimanere affascinato dalla curva e sentire il bisogno di farne parte, condividere con altri quella passione che ti arde dentro fino a bruciare, quel fuoco che ti fa battere il cuore, molto spesso, più di una donna.
Su quegli spalti nascono sentimenti forti di amicizia, la sofferenza vissuta insieme, così come la gioia, cementa rapporti destinati a durare per sempre.
Le lunghe trasferte con notti insonni sono foriere di racconti e confidenze, ci si confronta e si cresce dividendo tutto, dalla sigaretta al panino, ci si passa la stessa bottiglia di acqua, gli scherzi si racontano a distanza di anni e si ride senza fine ricordando questo o quell’episodio.
L’Ultras è quello che si sente orgoglioso di esserci anche a 1000 chilometri da casa e con 12 euro in saccoccia, quello che urla il nome della propria squadra nella speranza che una delle tante signorinelle in campo lo degni di un saluto, l’Ultras è quello che a 5 minuti dalla fine e sotto di 7 a 0 spera sempre in una rimonta che passi alla storia e si entusiasma per un calcio d’angolo…
L’Ultras è quello che, diciamolo senza nasconderci dietro mezze bugie, se ci scappa una scazzottata non ne fa un dramma.
Racconto questo episodio per farvi capire come si possa essere Ultras anche senza essere allo stadio: qualche anno fa, ero in ospedale al capezzale di mio padre che stava per diventare un angelo, le dita delle mani già blu a segnalare un cuore che non voleva saperne di funzionare bene e che di lì a poco avrebbe smesso per sempre di battere. Le ultime ore di vita, se di vita vogliamo parlare, una situazione di coma semivigile. Eppure, nella sofferenza, ha aperto gli occhi, mi ha stretto la mano in modo lieve ma che per lui significava scalare l’everest e mi ha chiesto :- Cosa abbiamo fatto con l’udinese?-. Poche ore dopo non c’era più: ora ditemi se quel comportamento non è stato da Ultras!
Io rifiuto l’equazione Ultras uguale delinquente! Ci sono delinquenti che entrano a far parte degli Ultras così come in qualunque altra categoria, ma i fatti di catania sono imputabili a criminali, delinquenti o come preferite chiamarli, non al mondo degli Ultras che si ritrovano sotto la stessa curva e rinnovano ogni settimana quei rituali che rendono il calcio uno spettacolo vero e non una piece teatrale.
Oggi corriamo il rischio di essere considerati gli unici responsabili dello sfacelo negli stadi, e l’incredibile è che i padroni del vapore, i potenti che con metodi mafiosi impongono orari assurdi in giorni ancora più assurdi, i veri colpevoli di questa situazione sono oggi gli stessi che propongono provvedimenti drastici per stroncare la violenza negli stadi.
E, cosa pazzesca, a proporre medicine per guarire, sono dottori che non hanno mai visitato il malato, persone che non hanno mai messo piede in una curva e che oggi si ergono a paladini della collettività…
Io sono un Ultras, una persona onesta dai valori importanti che mi sono stati insegnati da chi, più grande di me, ha speso parte del suo tempo per farmeli comprendere.
Io sono un Ultras che non vuole perdere le Amicizie coltivate in anni di stadio.
Io sono un Ultras che vuole vedere i colpevoli puniti senza pietà, senza comprensione, senza perdonismo.
Io sono un Ultras che insegna ai propri figli quanto di buono può esserci in curva e quanto di cattivo sotto casa.
La morte dell’Ispettore di P.S. Filippo Raciti deve servire per cambiare la testa della gente che si nasconde nella frangia più calda della tifoseria ed a far comprendere che chi sbaglia paga e duramente.
Quanta gente è cresciuta in curva, quanti ragazzi hanno trovato una seconda casa, quanta beneficenza è stata fatta da quei gruppi che oggi molti vorrebbero sciogliere…
Con che coraggio i politici parlano di Ultras colpevoli dopo che terroristi vari siedono in parlamento?
Come pensano di avere credibilità quando chi ha sparato ieri oggi ha potere decisionale?
E parliamo di terroristi che hanno ucciso servitori dello stato, non di mezze cartucce!
Ora colpitemi pure, ci sono abituato, io sono un ULTRAS.
Orgoglio Gobbo[/i]