[Novi Ligure] Omar Favaro

E che dal carcere scriveva graziose poesie da scapigliata per farci sapere che anima sensibile e sofferente era, non dimentichiamolo. E non dimentichiamo che aveva, nell’ordine, cercato di scaricare la colpa prima sui soliti delinquenti extracomunitari, poi proprio sul fidanzatino. La gente li giudichi pure redenti, se vuole; per me son rimasti gli psicopatici narcisisti di allora, rimetterli in libertà lo considero un pericolo per la società ma di fronte alla legge mi adeguo, come avevo già detto.

Soluzione definitiva:viste le GENTILI parole di lei nei confronti di Omar,chiudiamoli in una stanza,entrambi con un bisturi e un’accetta in mano.Riapriamola dopo un paio d’ore:concrete speranze che si siano fatti a pezzi a vicenda.Degna conclusione della storia,noo?!

Don Mazzi: “Erika andrà a insegnare in Madagascar”

La ragazza è libera a 10 anni dal massacro di Novi Ligure "Immagino già le polemiche ma quello è il suo destino"

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/434994/

Il futuro di Erika è dietro una cattedra». Don Mazzi non è impreparato. Ha l’esatta percezione di quello che le sue parole susciteranno. Non se ne cura. Il fondatore della comunità Exodus giura di aver assistito alla redenzione di Erika De Nardo, da feroce assassina a missionaria di cultura. Non cerca il paradosso il sacerdote che cura i tossicodipendenti, non vuole stupire con le parole. Il suo è un progetto definito, lineare, realizzabile. «Me lo ha confidato senza imbarazzi - afferma - lei si vede insegnante. È questo il mestiere che vorrebbe fare. In carcere si è laureata in Filosofia, vuole mettere il suo sapere a disposizione degli altri». La confidenza di una giovane omicida, diventata donna in comunità, per don Mazzi è già un progetto di vita. E gli brillano gli occhi mentre predispone lo scudo alle critiche, mentre si prepara a confutare le perplessità di chi non ha dimenticato. «Secondo me può fare l’insegnante: in questi anni di comunità le sono stato vicino, ho capito che quella può essere la sua vocazione».

Per don Mazzi è tutto tremendamente semplice, logico, consequenziale. I luoghi comuni sono fatti per essere sfidati. Come le rigidità di chi ha sempre ragione. «L’insegnante, certo, ma non in Italia. Qui sarebbe difficile accontentarla, persino proteggerla. Per questo voglio mandarla in Madagascar. Ad attenderla ci sono seicento bambini che hanno bisogno di cura, di alfabetizzazione, di essere seguiti. Hanno bisogno di una come Erika». Non vive sulla luna, don Mazzi. Intuisce che il suo progetto susciterà vespai. «Sì sì lo so cosa diranno. Ma come? Deve insegnare proprio una che ha ucciso la madre e il fratello? Siamo impazziti? Non può starsene buona in comunità. Non può stare zitta per sempre? Invece io vi dico che non sono impazzito. Io credo che quello sia il suo destino. Ne ho la percezione, analizzando la sua storia, il suo vissuto. Ne ho già parlato anche al magistrato».

Per don Mazzi Erika non è la spietata assassina che ha distrutto una famiglia. La Erika delle cronache dei giornali, degli aggettivi grondanti sangue e indignazione, non è mai esistita. «Quando ha ucciso non era lei - assicura don Mazzi - era alterata. Le sostanze hanno ucciso per lei». Non pronuncia il termine droga, ma non lascia spazio a interpretazioni. Non c’è sottovalutazione nelle sue parole, ma la profondità di chi ha compreso. «In questo momento è a casa sua, con il papà. Almeno questi giorni di festa, li ha voluti trascorrere in famiglia. Ma tornerà nella mia comunità, per fare volontariato. E tra 5 o 6 mesi sarà pronta per la sua missione». Quando parla del padre di Erika, gli occhi hanno uno scarto verso il cielo, sorride, si rimbocca le maniche della camicia. «È una persona straordinaria. Non ha mai avuto bisogno di perdonare sua figlia, semplicemente perché non si è mai posto il problema. Gli sono stato vicino, gli ho offerto il mio aiuto e lui si é confidato. Non deve perdonarla: è sua figlia». L’impressione che il prete suscita è di un uomo senza dubbi. Il percorso di redenzione compiuto da Erika in comunità, per don Mazzi, é giunto a compimento. «Erika mi ha detto che vorrebbe vedere suo padre felice, che quell’uomo non può perdere tutta la vita dietro a sua figlia. Erika vorrebbe che suo padre si rifacesse una famiglia. E anch’io ho un desiderio: quello di sposare, spero presto, questo uomo meraviglioso. Poco prima di rientrare a casa Erika mi ha sussurrato: ho detto a papà che non riesco a capire come possa essere successo. Io che non ho neppure il coraggio di uccidere una mosca ho sterminato la mia famiglia». Don Mazzi è sicuro che ce la farà, che Erika riuscirà a ritagliarsi un ruolo, uno spazio, una missione.

Su un punto, il sacerdote non ammette cedimenti. «Omar non lo deve più vedere. Non voglio assolutamente che si incontrino. Io non ce l’ho con lui, ma, chi, come me, ha a che fare con la tossicodipendenza, queste cose le sa bene. Chi ne è uscito non deve più frequentare le persone con le quali in passato condivideva questa condizione di alterazione. Non si frequentano di nuovo le persone con le quali si sono commessi reati». Ma non è Omar il pericolo per Erika. Le insidie hanno altre forme. «Ho lo stesso timore di suo padre: che possa ricascarci, che la droga ritorni nella sua vita. Non si deve distruggere di nuovo. Meglio l’Africa, meglio una cattedra in Madagascar».

un articolo davvero illuminante a più livelli… ovviamente io non contesto affatto don mazzi e la sua bravura nel recuperare persone del genere… fa il suo lavoro e io resto convinto che sia doveroso tentare di recuperare alla vita anche i delinquenti più incalliti, se pentiti e intenzionati davvero a cambiar strada… tuttavia ritengo che questi debbano prima aver scontato una pena adeguata al delitto di cui si sono macchiati… cosa che in questo caso non è accaduta e che a qualcuno potrebbe far pensare che il delitto paga: alla fine erika ha ucciso in maniera premeditata la madre e il fratellino, con 90 coltellate e cercando di addossare la colpa a fantomatici albanesi, facendosi 10 anni di comunità… a me francamente, nonostante la giovane età di erika all’epoca del delitto, sembra una pena un po’ troppo lieve

ad ogni modo il paradosso che esce fuori da questa vicenda è che qui da noi ad alcune persone viene concesso troppo e ad altre niente… e non si capisce in base a quale discriminante… il che per me rende questo paese uno di quelli in cui la parola “equità” è bandita dal vocabolario… del resto anche la recente manovra economica lo ha dimostrato… ovviamente il discorso potrebbe essere allargato al di fuori della cerchia di chi si è reso colpevole di delitti efferati ma meglio non andare OT…

In ogni caso la credibilità di Don Mazzi (habitué dei salotti televisivi più nefasti, da Barbara D’Urso all’Isola dei Famosi) è men che risibile.

È vero, la condanna è probabilmente troppo lieve ma se la magistratura ha deciso così c’è poco da fare. E se lei è qualificata per insegnare (dovrebbe aver studiato per quello) mi sembra che la decisione di questa sua trasferta malgascia abbia il suo perché. Non dimentichiamo che in Italia avrebbe sempre tutti addosso, stampa, opinione pubblica e quant’altro.
Io credo alla funzione rieducativa del carcere e spero che la ragazza che adesso è libera non abbia realmente più nulla a che fare con quella che si è macchiata del suo crimine.
Mi sembra sensato che le venga data una nuova possibilità lontano da qui (fermo restando che forse la pena è stata un po’ leggera ma chi sono io per giudicare?).

In ogni caso se vuole essere dimenticata e rifarsi una vita farebbe molto meglio a scrollarsi di dosso quel coglione epocale di Don Mazzi, prezzemolino televisivo e noto esibizionista mediatico.

Il Madagascar mi sembra abbastanza lontano. Plaudo all’iniziativa e mi associo al disgusto nei confronti di Don Mazzi, che quando i media si soffermavano sui delitti di Foligno bollava come “bestia” Luigi Chiatti ma quando gli fa comodo è pronto a invocare perdono cristiano e redenzione per gli autori di crimini efferati.

Quoto Tuchulcha…anche se forse la destinazione adatta per la signorina è ancora più a sud: Antartide!

Poi mi spiegherete cosa cazzo voglia dire …quando ha ucciso non era lei: c’era forse una gemella cattiva in giro, tipo la Ursula di Friends? Oppure ok, la droga… però quando arrestarono la ragazza avranno fatto un esame tossicologico, o no? Cosa s’era fatta, due canne? Non credo aumentino l’aggressività…

E comunque don mazzi è interista ed è sempre in tv, ergo mi sta sui cojones per almeno due motivi. Tre, contando che è un prete

E’ solo un modo di dire che ‘non era in sè’ ‘non era cosciente’, è già tanto che non ha tirato in ballo una presunta possessione demoniaca. Mai pesare al grammo le parole :wink:

ovviamente se cercava una giustificazione si sbagliava di grosso

Pure Albert Di Salvo al processo dichiarò che era come se i delitti li avesse commessi qualcun altro al posto suo. Fortunatamente l’ergastolo se lo beccò proprio lui.