Nude Odeon (Marino Girolami, 1978)

https://www.imdb.com/title/tt0177055/?ref_=nv_sr_srsg_0_tt_7_nm_1_q_nude%2520odeon

A discapito delle recensioni (perlopiù negative) che ho trovato sulla rete, devo dire che questo film mi ha fatto davvero divertire.

Da un tardo mondo movie ci si aspetta qualcosa di già visto e rivisto, la solita minestra riscaldata, ed inevitabilmente è così a livello delle tematiche. Ma a livello di struttura e di forma ci sono comunque degli elementi innovativi, uno sforzo per proporre qualcosa di diverso che possa stimolare l’interesse dello spettatore, intrattenerlo e sollazzarlo.

Innanzitutto non siamo più dalle parti del mondo movie che doveva far finta di essere un vero documentario. Qui è tutto ricostruito e lo si fa alla luce del sole, senza troppi sotterfugi o camuffamenti, se vuoi stare al gioco bene, altrimenti cavoli tuoi. In quest’ottica è esemplificativa la sequenza della festa a base di petting, in cui la padrona di casa è niente po’ po’ di meno che Marina Frajese.
La tematica del film è quella di come viene percepito e vissuto il sesso nelle sue varie manifestazioni (da quello praticato - con tutte le sue varianti etero, homo e trans - a quello fruito “passivamente” attraverso la pornografia) nelle varie società del giorno d’oggi.
E il film lo fa senza disincanto, in modo molto esplicito, mostrando molto più di quello che mi aspettavo. Quasi in ciascun episodio/siparietto non mancano nudi integrali femminili e talvolta anche maschili, gambe allargate con passere al vento, falli virili che fanno capolino qua e là talvolta pure in erezione, fino ad arrivare a sequenze di masturbazione definibili propriamente “pornografiche” secondo la tassonomia proposta dal duo Napoli/Grattarola (laddove l’aggettivo pornografico indica riprese nelle quali si mostra un partner che entra in contatto con i genitali dell’altro). Parendomi davvero estremamente spinto sono andato a verificare i dati ministeriali presenti su italiataglia, ed effettivamente ho riconosciuto alcune delle sequenze che la commissione ministeriale aveva imposto alla produzione di tagliare. E la versione che ho potuto visionare era un telecinema di un positivo con evidenti segni di usura, indice che quella pellicola ha circolato parecchio. Il che significa che la distribuzione aveva clandestinamente stampato delle copie diverse da quella ufficialmente depositata al ministero. Di seguito riporto per completezza l’elenco dei tagli prescritti dalla commissione di censura:

Come sottolineato dal documento ministeriale, il film in molti passaggi è estremamente volgare; il commento calca la mano direi in modo quasi compiaciuto, dispensando ripetutamente a destra e manca epiteti come “froci”, “mignotte” e via dicendo, fino ad arrivare a perifrasi ad effetto come “una scopata atomica”. Abbondano le solite battutine/frecciatine deplorevoli, che però talvolta commentano tematiche normalmente tabù come ad esempio il sesso anale, la masturbazione, l’utilizzo di vibratori… Insomma, un simile tenore linguistico devo ammettere che mi ha un po’ spiazzato.

Come spesso accade nei mondo movies del periodo, il contenuto così esplicito sia delle immagini sia dei testi che le accompagnano procede a braccetto con la sistematica derisione del diverso: il commento non solo snocciola con nonchalanche perle di maschilismo, omofobia e razzismo, ma in certi casi arriva a fare battutine di dubbio gusto anche su argomenti davvero delicati, come ad esempio lo sterminio dei vietcong tramite il napalm. Se qualche label decidesse di pubblicare una collana dedicata a film politicamente e moralmente scorretti e di dubbio gusto, questo titolo rientrerebbe di diritto tra le prime uscite.

Eppure, quando dicevo che mi sono divertito nella visione, non mi riferivo unicamente all’aura trash che involontariamente il trascorrere del tempo fa materializzare intorno a questo modo di guardare il mondo: il film nella sua farloccaggine è davvero ben costruito, ha ritmo, risulta simpatico quando vuole esserlo, è intrigante, intrattiene.
Una buona parte del merito di tutto ciò è dovuto senza dubbio alla scelta inedita (a mia memoria) di affidare il commento ad una coppia, un uomo ed una donna. Al posto del saccente monologo della voce narrante di turno assistiamo ad un gioco delle parti, un dialogo ritmato e fresco, nel quale la voce maschile fa la parte del navigato connaisseur e la sua contoparte femmile impersona l’ingenuità, lo stupore, l’osservatore acuto ma poco pratico di questo tipo di mondanità così pruriginosa.

Infine (e pure se lo cito per ultimo è un elemento fondamentale per la riuscita efficace della pellicola) il film si avvale di una OST da urlo, composta da magnifici brani da library music estremamente vari ma tutti bellissimi, molti dei quali catchy ed intriganti, altri estremamente evocativi e suggestivi. Autore di questo gioiellino di colonna sonora (che a quanto mi risulta non è mai stata pubblicata su nessun supporto) è Vasili Kojucharov, personaggio piuttosto attivo nella realizzazione di musica per il nostro cinema bis, che però purtroppo resta tutt’oggi poco conosciuto, offuscato dalle ombre dei mostri sacri Morricone, Bacalov e via dicendo.

Se il genere vi piace, e soprattutto se vi piacciono le derive un po’ caciarone che ha perso nei tardi anni '70, questo film è decisamente un must see.
Se invece preferite il “rigore” documentaristico alla Castiglioni o le derive shock alla Massi/Crisanti, ve lo sconsiglio.

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‘‘Tra le peggiori battute di un dialogo - davvero osceno! - curato (si fa per dire) da Enzo Gicca: “Se muore un bambino nero che importa? Ce ne sono tanti!”. Ho riascoltato diverse volte per vedere se avevo capito bene.’’.

Gordiano Lupi

“No comment”

Io

Qui non è questione di politicamente corretto, qui è una questione di buon senso; cosa di cui sono privi i realizzatori di questa immondizia. Stiamo parlando di bambini!

…una volta non ci si stava molto a pensare su ciò che si diceva, il film va contestualizzato alla sua epoca!

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In realtà era detto in modo ironico, e non seriosamente. Commentavano una scena di danza tribale in cui, al centro del villaggio, dei danzatori adulti che impugnavano dei coltellacci acuminati si lanciavano l’un l’altro dei bambini facendoli piroettare in aria e prendendoli al volo.
E a fare da spettatori tutto il villaggio, ivi compreso un nugulo di bambini male in arnese.

Non una frase sparata a caso, bisogna evitare di decontestualizzarla totalmente.

Resta cmq il fatto che è un umorismo politicamente scorretto e fuori luogo, soprattutto per il sentire comune attuale.

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Questo è vero, basta vedere come si ‘scherzava’ su Hitler e il nazismo in generale.

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Comunque e al di là di tutto il “politically correct” tanto sbandierato dalla nostra attuale sinistra radical chic è una mera ipocrisia. Pensate che a una Boldrini di turno freghi qualcosa se i bambini africani muoiono in qualche guerra? Magari in privato ci ride pure sopra!

Classici discorsi da autobus.

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Se per questo il razzismo c’è anche oggi. Tornando al film, la versione che gira è di 83’. Ce ne sono altre?

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Stessa versione che ho visto io!

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…feci del trash la mia ragion di vita…

in ogni caso @rodar mi meraviglia la tua scandalizzata levata di scudi, i commenti dei mondo-movies per loro natura sono sempre stati imbevuti di pessimo gusto e dubbio umorismo e hanno sempre fatto a gara a chi fosse il più cinico, buzzurro e qualunquista. posso capire l’insorgere di una persona di ultima generazione, impreparata e incapace di contestualizzarne lo zeitgeist di allora, ma tu dovresti essere navigatissimo…

Non è che solo perché uno ha una certa età ha fatto l’abitudine a tutto, dai. I mondo non mi sono mai piaciuti proprio per questo. Se pure uno come Paolo Cavara sentì, in tempi veramente non sospetti, di prenderne le distanze ci sarà pure una ragione. Che cos’è lo zeitgeist (scusa so’ ignorante)?

no certo, e a me in primis lasciavano interdetto anche allora. però il gioco è sempre stato questo. sono operazioni scandalistico-sensazionali che con faccia tosta (e per fare colpo e cassetta) non arretrano di fronte ad abiezione o trivialità alcuna. si prende o si lascia. se si prende, bisogna sforzarsi di farlo in un’ottica il più possibile trashy e tenendo conto del contesto epocale che li ha partoriti prima e coccolati e viziati poi (zeitgeist = spirito del tempo).

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nudeflanon (@Frank_n_Furter ma il titolo non andrebbe scritto tutto attaccato?)

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Ma dove diavolo li prendi tutti questi flani???

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dall’emeroteca cittadina che ha messo a disposizione i quotidiani prima che vengano digitalizzati e buttati (ovviamente abbiamo già concordato per allora per un mio ritiro di tutte le annate dal 1970 in poi)

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Bravo, al tuo posto farei lo stesso. Negli anni addietro frequentavo l’emeroteca della Sormani, dove, in un primo momento, i quotidiani rilegati era disponibili per la libera consultazione. Poi sono passati ai microfilm, di qualità limitata e contingentati, con i guardiani come mastini che ti rompevano i coglioni se richiedevi più di tot bobine. Ma ancor più dei quotidiani, uscirei di testa per le annate del Giornale dello spettacolo, dove trovavi il mondo. Ne possiedo giusto una, mi pare del 1984

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martedì provo a vedere se le hanno, dato che è congiunta a una mediateca che in termini di cinema, teatro musica e tv ha davvero il cosmo. purtroppo dal postcovid è aperta solo 4 ore a settimana. molti anni fa quasi tutti i giorni (a fine anni 90 ci feci anche volontariato) e dal 2014 in poi tre alla settimana. ora la tengono aperta solo il martedì giusto per proforma.

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