O.K. Mister (Paraviz Kimiavi, 1979)

FILM COMPLETO

Una delle stranezze cinematografiche più bizzarre che io abbia mai visto.
Un film grottesco e coloratissimo che critica in modo divertente e beffardo il colonialismo europeo, lo sfruttamento delle risorse degli stati più poveri e via dicendo.

Vi basterà vedere i primi 5 minuti e già capirete di che cosa sto parlando, e forse ve ne innamorerete come me.

Mettendo alla berlina e sbeffeggiando tutti i maggiori simboli della colonizzazione occidentale (l’immancabile coca cola, i personaggi e le canzoni Disney, i cliché dell’esploratore e dell’archeologo che vanno alla conquista di nuove terre) il film attacca in modo goliardico la presenza occidentale nei paesi del petrolio e delle risorse minerarie; il prezzo da pagare per un maggior potere d’acquisto (che permette alla gente del luogo di comprare un po’ di ciarpame in plastica e di riempirsi di rifiuti) è la perdita della propria identità culturale.

Divertentissimo l’esploratore che esce dai buchi coi quali ha perforato tutto il terreno intorno al villaggio e viene scambiato dagli abitanti per il diavolo, oppure Cenerentola che cerca attraverso il suo fascino di impartire lezioni di inglese agli autoctoni villici.

Il film è girato quasi interamente in inglese eccezion fatta per qualche parola in farsi pronunciata dalla gente del villaggio. Sottotitoli francesi.

La dimostrazione che anche in Iran è possibile parlare di tematiche serie in modo leggero e col sorriso sulle labbra.

Segnalo questo lungo ed interessante articolo, di cui ahimé riporto la parte conclusiva:

Pare sopravvivere una copia in 16mm, che è stata proiettata il 4 marzo 2011 alla Cinémathéque Française.

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In realtà le cose non stanno esattamente come riportato in quell’articolo: ufficialmente quasi nessun film pre-1978 e’ andato distrutto dalle autorità religiose, a meno che non si tratti di film particolarmente blasfemi o perduti per cause naturali (incendi, deterioramenti…)

E’ che tutti i film pre-1978 (anzi in realtà le misure furono cominciate a prendere nel 1979 tanto che è proprio in questo anno che moltissimi film iniziati furono costretti ad interrompere per sempre le riprese) di carattere non religioso prodotti in Iran son tutti sotto sequestro al ministero della cultura iraniana e, più precisamente, in un immenso cubo nero (guarda caso…) che scende in profondità di parecchi metri proprio all’esterno del museo del cinema di Teheran.

Di tanto in tanto qualche addetto o funzionario riesce a fare copie clandestine (me ne son state offerte qualcuna proprio dal simpatico ragazzo che lavorava al negozio di souvenir del museo) provenienti dalle più svariate fonti: vecchie registrazioni, copie clandestine tenute in segreto da vecchi collezionisti o amanti del cinema (che in Iran comunque ce ne son tanti, come conferma il bellissimo museo stesso che è veramente meraviglioso) o, più spesso, da registrazioni estere arrivate attraverso canali non ufficiali

C’è da dire che fino al 1978 (ma in realtà anche oltre) il cinema iraniano ha avuto strettissimi legami con la Francia: uno perchè il cinema a Teheran è nato proprio grazie agli insegnamenti di tecnici e registi francesi negli anni 20-30 (l’epoca dorata del Regno di Persia) e due perchè questo cinema fino agli anni 70 andava fortissimo in medio oriente - faceva diretta concorrenza alla produzione cinematografica tuca ed egiziana, ma con una qualità tecnica infinitamente migliore di queste - e partecipava a festival internazionali in mezzo mondo. Senza dimenticare che, come la Turchia e addirittura ancor prima della Turchia, aveva aperto le porte alle coproduzioni con l’estero: non è un caso che anche alcuni film italiani furono girati laggiù (un paio di Ciccio e Franco che sancirono l’immenso successo nel pubblico iraniano che dura tutt’oggi; alcuni spy e western anche internazionali, alcuni storici o avventurosi in costume… insomma si davano da vare) e fornito anche grossi attori locali per produzioni di genere europee… insomma, il cinema iraniano fino al 1978 andava molto forte, era molto ben distribuito in Medio Oriente e ottimamente recepito anche in Francia e nei festival internazionali…

I casini son successi dopo il 1978 quando i barbuti vecchiardi al potere hanno semplicemente ritenuto “non conforme ai dettami della rivoluzione islamica” tutto quello che è stato prodotto fino a quell’anno, indifferentemente, a parte pochissimi casi di film ritenuti “illuminati da Allah” precedenti alla fatidica rivoluzione.

Ma per amore e rispetto non solo del cinema locale ma anche dell’importanza storica che ha avuto per l’economia e il forte nazionalismo iraniano, fortunatamente (al contrario di Pol Pot o altri criminali autocrati) tutti questi film generalmente non sono andati distrutti ma semplicemente messi sotto chiave: di film veramente scomparsi non ce ne sono molto e son tutti confinati fino ai primissimi anni 50 per motivi puramente di smarrimento o deterioramento: già moltissimi film degli anni 30-40 sono teoricamente disponibili: siamo in una situazione anni luce migliore di cinematografi purtroppo disastrate come Turchia, Tailandia, Malesia… fin da subito l’industria cinematografica iraniana (come in India o in Pakistan, del resto) ha capito l’importanza di considerare il cinema come prodotto d’arte e non di mero consumo usa e getta e pochissimo è andato veramente perduto, veramente poco. E’ solo che, a parte quelli che sono arrivati in Europa tramite festival, co-produzioni o distribuzioni attraverso Turchia e Medioriente, dak 1978-1979 in poi, non possono più circolare e quindi teoricamente è impossibile recuperarli. A meno che non cambi la politica del regime integralista.

Una visita al museo del Cinema di Teheran è d’uopo… è uno dei più belli che abbia mai visto, in una villa in stile francese con parco molto bello, con dipendenti simpatici e competenti (soprattutto al bar dove ci son delle gnocchissime molto, molto libere per i canoni di laggiù :smiley: ) e si possono vedere tutte le contraddizioni di questa ridicola rivoluzione religiosa: centinaia e centinaia di poster originali di film iraniani action / spy / thriller / horror / drammi / gotici / avventurosi / d’amore in bella mostra ma di cui le pellicole non possono circolare per i motivi di cui sopra; migliaia e migliaia di foto originali scattate sui set o nella Teheran della “dolce vita” degli anni 60 e 70 con attrici che fumano e vanno a giro con le gonne ai ginocchi in compagnia di attori e amanti - ed anche qui di questi film rimangono migliaia di queste testimonianze ma i film in sè e per sè rimangono invece allucchettati in questo inquietante “cubo” nero - ma soprattutto poi vai a giro per i numerosi negozi di CD e DVD della lunghissima via commerciale in salita che dal museo scende giù in città (non ricordo come si chiama ma è lunga 5 km) e vedi tonnellate di VCD di Ciccio & Franco, Enzo G. Castellari (“L’ultimo squalo” che presi per Swat), western italiani, film francesi, action, horror, e persino i film di Rambo o Chuck Norris (c’era pure “Invasion U.S.A.”!) e ti chiedi: “ma forse ci stanno a prendere tutti per il culo…”

Ma di sicuro, al museo, i numerosissimi visitatori si fermano ore ed ore ad ammirare quei bei poster, quelle memorabilia del cinema che fu fino al 1978-1979 e ti guardano, sospirando: “quelli si che erano bei tempi…”

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Non conoscevo per niente il caso specifico del cinema iraniano…
C’è da sperare che nei prossimi decenni qualcosa nella situazione politico/religiosa cambi e che questo archivio segreto messo sotto chiave possa di nuovo essere consultabile e fruibile… Anche perché se non sono conservate in modo ottimale le pellicole deperiscono, già mi immagino tra 50 anni vengono finalmente riammesse alla visione pubblica e sono delle masse informi di acetato impataccate da prendere e portare al macero… Incrociamo le dita! :crossed_fingers:t3:

Grazie per le info!

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Lo spero anche io e, a dirla tutta, sono anche ottimista: sia per lo stato di conservazione (generalmente il cinema iraniano disponeva di mezzi tecnici e supporti molto migliori che dello scassatissimo cinema turco, in generale) ma anche per una diversa politica ed una apertura del regime nei confronti della propria produzione artistica.
Sembrerà strano, ma mi sento ottimista: ho visto a Teheran tantissimi giovani che con la politica del regime integralista veramente ci stanno sempre più stretti ed insofferenti: son convinto che sarà da loro che arriverà una apertura in tutti i sensi

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