Once Upon A Time In Hollywood (Quentin Tarantino, 2019)

Nessun problema, tranquillo! :smiley:
Capisco che non è così per tutti ma molti film per me richiedono più di una visione per “afferrarli bene”. Quando si tratta di un autore che stimo e ammiro lo faccio anche solo perché quasi mi sento di “doverglielo”, non so se mi spiego. Non posso dedicargli così poca attenzione andandoci una sola volta. Lo vado sempre a vedere il giorno che esce e quella è la prima volta in vita tua che lo vedi e lì sei preso dalla storia, dai personaggi e da quello che succede, no? Poi ci dormi sopra e il giorno dopo dici: “okay, adesso che conosco la storia riguardiamolo per vedere come l’ha girato. Fammi vedere come siamo arrivati a quella sequenza. Com’è che faceva quella canzone? Era per quello che la sequenza funzionava? Ah, no, è per quel carrello. Ecco perché…” A me interessa anche questo. E quelle cose nuove che noti (sempre che ci siano, eh) ti fanno vedere il film sotto un’altra luce e te lo riguardi fino a quando l’esperienza che hai avuto con quel film è completa. Non so se mi sono spiegato bene. È una cosa molto soggettiva. A molti, giustamente, basta una volta e ha già detto tutto quello che doveva dire, ad altri invece occorre un po’ di più perché magari ci vedono più cose perché sono più ricettivi. E poi anche perché, semplicemente, il film t’è piaciuto e ti piace riguardartelo andando al cinema al buio della sala col pubblico che ride alle battute. Sono d’accordo con zardoz: per me andare al cinema e guardare un film lì è ancora una bella emozione e lo sarà sempre.

Poi, certo, ci sono pure i film di merda che l’unica cosa che ti dicono è: “bravo coglione, hai buttato 7 euro nel cesso e hai tirato pure l’acqua!”. Succede anche questo, purtroppo…

Renato dice che trova gli scambi fra me e Tony “indigesti”. Premesso che gli voglio sempre un gran bene, gli rammento che bisogna imparare a masticare. E soprattutto… INGHIOTTIRE!! Facezie e battute a parte, sono tornato a vedere il film. Devo dire che in originale ci guadagna, specie per quanto riguarda la prova di Di Caprio. E a una seconda visione, ho avuto l’impressione che l’opera “scorresse” meglio. Registicamente e stilisticamente, poi, è davvero strepitoso, ineccepibile. Non ci sarà Jackson, ma c’è TANTO Tarantino. Ed è ciò che conta davvero…

A proposito, nelle ultime scene di Lancer, c’era uno dei cattivi che era identico a Jackson ed io ero talmente convinto che fosse lui che quando mia sorella mi ha chiesto se avessi visto quello che assomigliava a Jackson, le ho risposto, “ma era proprio Jackson, è stato un cameo”, e credevo davvero che fosse lui. Poi ho controllato su internet e mi sono reso conto che Jackson non c’entra nulla con questo film… Qualcuno sa qual è quell’attore?

A mio avviso (e sono un tarantiniano) per nulla entusiasmente, poco ispirato e discontinuo e nemmeno troppo iconico…
…lo rivedrò soltanto in home video, non lo ritengo per nulla tra i migliori…:smt018

Da tarantinofilo a tarantinofilo: riguardatelo. Dagli una seconda chance. E forse avrai voglia pure di una terza…

Un po’ di dati concreti: nei primi 5 giorni di programmazione, ha totalizzato 5,4 milioni di euro. Record per Tarantino in Italia. Il torace di Pitt avrà contribuito…

Bei costumi, bravi tutti gli attori, regia solidissima e un finale direi “sentimentale” a suo modo; non mi sono annoiato neanche un istante ma, se lo chiedete a me, non e’ un film memorabile.

Ciao!
C.

Rivisto in sala in italiano…

senza la pressione del capolavoro a tutti i costi, me lo sono davvero goduto. Il doppiaggio mi è piaciuto parecchio.

A me invece è parso una brutta caricatura e trovo che non gli assomiglia per niente. Sarebbe interessante chiedere ai fans del Lee cosa ne pensano della caratterizzazione che gli ha riservato il Taranta.

Non sono un fan di Bruce Lee ma penso che quella caratterizzazione basta per farli non voler più vedere un film di Tarantino…

Mi sono frantumato, non sbriciolato perchè comunque è sempre tutto confezionato in maniera ineccepibile, ma frantumato i coglioni per circa un’ora e mezza, poi nell’ultima ora diventa un film e ci si diverte. Purtroppo tutta la prima parte risulta un inutile lungo esercizio di stile, per larga parte praticamente un film muto, che sicuramente piacerà a qualcuno, e se scavo nella mia anima più edonistica e cinefila sicuramente un friccicorino me lo provoca con tutti sti richiami e citazioni e ammennicoli alle pareti, però…boh…tutto quel po’po’ di cast mi pare davvero buttato nel cesso. Margot Robbie usata più o meno come una bambola gonfiabile…Pacino…mah. Se lo rimonta e lo fa durare un’ora e mezza, forse… Di certo la prima cosa che ho pensato uscendo dal cinema è stata che sarebbe dovuto passare un po’ di tempo prima che mi venisse voglia di rivederlo.

Mi ha commosso, divertito e anche imbarazzato per il modo in cui, in Rick Dalton, sono raffigurate profonde debolezze umane, che posso tranquillamente ritrovare anche in me.
Se i primi 10-15 minuti mi sono parsi un po’ imballati, poi il film spicca il volo e diventa strepitoso.
Certo, facendo il veggente della domenica, posso ipotizzare che non entrerà prepotentemente nell’immaginario come altri film del regista, ma l’ho trovato ugualmente di grande forza.
In un certo senso, dopo Django Unchained e The Hateful Eight, è un altro film sul western. Non a caso - al di là della necessità di legarlo agli eventi Tate-Manson - è ambientato nel 1969, l’anno del Mucchio Selvaggio, del film che annienta il concetto di eroe western vincente o senza macchia. E qui c’è proprio un bollito eroe del western che affronta il crepuscolo nella vita reale.
Reale per modo dire, dato che il film mi è parso un grandissimo lavoro sul tema del doppio, a partire dall’ovvio rapporto tra Rick e la sua controfigura Cliff.

I doppi sono ovunque: Tate che mostra se stessa, nelle fotobuste di Matt Helm, alla cassiera senza essere inizialmente riconosciuta, e che poi si vede sullo schermo; Tate che ha sposato un uomo piccolo e intellettuale come il suo precedente boyfriend, con cui continua comunque a vedersi; Cliff che è il doppio di Rick, più forte e sicuro, ma in fondo senza una vera vita - in questo senso è splendida la sequenza che parte dalla villa di Rick, segue Cliff in auto fino alla sua modesta roulotte, non a caso dietro lo schermo di un Drive In; il western è fatto di doppi: quello americano, ormai televisivo, in cui Rick deve fare il cattivo nei pilot per continuare a lavorare, e quello italiano, per lui fasullo, in cui invece può fare il protagonista; e via dicendo, con molti altri esempi.
Ma il doppio è soprattutto la vita sognata, desiderata, sfuggita. Realmente commovente è il momento in cui Rick si immagina letteralmente dentro La grande fuga, un’occasione, nemmeno così concreta, che se fosse diventata reale gli avrebbe mutato la carriera.
Ma alla fine il sogno si avvera. E proprio in quella conclusione, così criticata per la sua somiglianza con quella di Bastardi senza gloria, c’è la giusta chiusura del percorso di Rick. Il suo obiettivo, fin da quando Polanski si è trasferito di fianco a lui, era proprio quello: vedere aprirsi per lui il cancello della villa del regista del momento. L’unico modo per farcela ancora, avendo poche cartucce come interprete, è farsi un’amicizia importante. Per cui, come quei ragazzini imbranati che sognano di salvare la ragazza dei loro sogni da un assalitore per poterla così conquistare, lui diventa un eroe sgominando il male che aveva invaso il quartiere in cui vivono la moglie di Polanski e il figlio che lei ha in grembo, e che ora possono dormire sonni tranquilli grazie a lui.
Proprio per questo, il finale è ben diverso da quello di Bastardi senza gloria, perchè lì c’era una vendetta impossibile quanto liberatoria, era il cinema che distruggeva quell’orrore che nella realtà invece non è così facile da spazzare via.
Ma qui non c’è nessuna catarsi, non c’è nessuna rivincita, c’è solo il piccolo sogno di un piccolo uomo che diventà realtà.
E lo diventa senza che poi lui sia davvero un eroe, anche perchè tutto il lavoro sporco lo fa il suo body double. Come al solito.

Visto alla fine pure io quasi fuori tempo massimo dal momento che lo stavano per togliere dal cinema

boh io mi sono divertitino, come sempre o quasi coi film di tarantino, però poco più davvero

macchine bellissime scelte con cura che direi maniacale (l’unica cosa che non mi ha convinto al 100% è la porsche di sharon tate che sembrerebbe un pò troppo nuova e gommosa per il periodo ma dubito che quentin mi possa cadere su quello), fotografia e colonna sonora pure, una marea di citazioni e autocitazioni che c’è da giurare continueranno a saltarne fuori di nuove pure dopo la eventuale tredicesima visione

cura dei particolari micidiale, dal mio esserne del tutto a digiuno potrei dire anche regia pazzesca, alcune sequenze ricostruite che immagino siano state di una complessità devastante

però a mio parere anche l’impressione di tarantino che per buona parte del film si specchia e si dice quanto cazzo sò forte aò, dimenticandosi di costruire una storia che sia qualcosa di più profondo del collante tra una scena girata fantasticamente e l’altra

dialoghi molto ma molto debolucci

mi sono divertitino e ho pure rovesciato i popcorn nel cinema dando la colpa alla vecchia che mi stava di fianco, però se devo dire che sia memorabile o tra i suoi migliori proprio no, per molti versi quoterei venticiello ma mi sembra troppo

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[b]Once upon a time in Hollywood[/b] torna nei cinema in USA venerdì con 4 nuove scene aggiunte!

visto direttamente in blu-ray, non mi schiero con i delusi perchè ormai Tarantino è questo e fa con quello che ha
anzi, rispetto agli ultimi due film (i due western), che per me sono stati il fondo da lui toccato come ispirazione, questo mi pare abbia ritrovato un po’ di freschezza nonostante tutto
invece mi ha fatto veramente incazzare il finale, perchè mi aspettavo la splatterata in casa Polanski :frowning:

secondo me ha toccato il fondo con Inglourious Basterds…

Dice il saggio tibetano: “Il fondo” di Tarantino è in realtà “la vetta” che quasi nessun regista mai raggiungerà.
P.S. Forti, i tibetani…

A me il finale è piaciuto. Un po’ perché mi ha sorpreso, un po’ perché è molto tenero, chiaramente una dimostrazione di affetto verso Sharon Tate.

Stanotte sono stati assegnati i Golden Globes.
C’era una volta a Hollywood ha vinto 3 premi nella categoria “musical or comedy”.
Film, sceneggiatura e Brad Pitt.
E’ proprio vero che non ci sono più le commedie di una volta.
Il tono non mi è sembrato tanto diverso dagli altri suoi film, eppure è la prima volta che un film di Tarantino viene inserito in questa categoria.
Forse c’è carenza di (buone) commedie anche a Hollywood?

L’hanno messo in quella categoria perchè non sapevano come piazzarlo, quelli del Golden Globe (solo 87 “giurati”, mica migliaia come l’Academy, e sono semplicemente giornalisti). Bene comunque così, se ha portato a casa un premio. E più che pensare ai globetti dorati, io spero che finalmente ai prossimi Oscar il signor Tarantino conquisti il tanto agognato (dai suoi ammiratori, e forse pure da lui medesimo…) premio come miglior regista. Cacchio, in vita sua Ang Lee ne ha presi due…

Sottoscrivo - quasi - alla lettera.

Discreto film, ma mi ha comunque deluso nonostante qualche bel momento come quando Pitt rompe il culo a Bruce Lee :smiley:

Pacino davvero sprecato.

Si percepisce un amore per il cinema e per quel periodo davvero grandi; la ricostruzione d’epoca è impeccabile, ma la storia per me è di interesse molto relativo per reggere 2 ore e 40 minuti. Senza contare che i dialoghi continuano ad essere deludenti, rispetto a quelli dei primi film di Tarantino.

Domanda che forse avrete già fatto: perché nella versione italiana non sono stati doppiati i dialoghi che si sentono alla radio o in tv? Che senso ha?