Estremamente accattivante, ma al contempo anche estremamente inquietante, questo mondo movie acquatico dell’esperto del filone Vailati.
Il film ha da subito un ottimo ritmo, presentandoci senza soluzione di continuità una marea di situazioni nelle quali gli uomini, immergendosi in mare, si espongono ad enormi pericoli. Già dopo pochissimi episodi capisci l’antifona: o va a finire male, o ci si salva per il rotto della cuffia.
Il commento tende ovviamente a drammatizzare molto le immagini ma sta di fatto che la maggior parte dei sub ripresi sembrano proprio andarsela a cercare, spingendosi sempre una falange oltre al limite di sicurezza che il buonsenso suggerirebbe.
Tra una sequenza al cardiopalma e l’altra, fanno capolino ogni tanto delle sequenze talmente frolloccone e caciarone, talmente fasulle e posticce, da strappare quasi l’applauso a scena aperta per il pelo sullo stomaco esibito da Vailati nel proporle.
Ed è un po’ un peccato, perché di fatto poi il film viene soprattutto ricordato per questa manciata di stronzate ed un po’ meno per i numerosi contenuti degni di nota che propone.
Sul podio del ridicolo si piazzano lo spogliarello con le murene, i morsi letali del serpente marino maniaco sessuale e la gamba del sommozzatore amputata dallo squalo.
Il film però termina con un bel climax ascendente di spettacolarità e tensione, con l’orgia di voracità degli squali che assediano i sub, le magnifiche e sensazionali riprese delle eruzioni sottomarine e le immersioni nei ghiacci del circolo polare.
Riguardo ai sub vulcanologi, non capivo che motivo ci fosse di andar così vicino alle colate laviche ribollenti, mi sembrava così maledettamente pericoloso, poi quando il tizio si metteva a sconocchiarle appena solidificate picchiandoci sopra con la picozza non potevo crederci, avevo una paura fottuta che succedesse la tragedia… E poi di fatto quando la lava fuoriesce esplodendo e gli ustiona/scioglie la mano (ennesimo esempio, nel corso del film, di tragedia annunciata che si concretizza) non ero così sicuro che si trattasse come negli altri casi di un effetto speciale o di una trovata narrativa… Sembrava così realistico! Ed era così naturale che una simile conseguenza arrivasse! Cosa ne pensa l’espertissimo @schramm ?
Vailati, a modo suo, ha imparato la lezione di Jacques Cousteau, sebbene nella maggior parte degli episodi i protagonisti siano le persone il cui lavoro viene documentato da questo lungometraggio, in certi casi la narrazione è autoreferenziale, ed al centro del racconto c’è proprio la troupe del film e l’immersione che sta svolgendo.
Visto in un master di ottima qualità grazie ad una registrazione piuttosto recente da Rete 4.