Rubber (Quentin Dupieux, 2010)

Folgorato da questo film dal basso budget ma caratterizzato da una voglia matta di fare del cinema. Si percepisce la stessa voglia di giocare col mezzo cinematografico che c’era in La casa di Raimi; con in più però una grande attenzione alla scrittura, che rivela la volontà di giocare con la creatività non solo sul set ma anche a livello di struttura del film. L’autore crea infatti un continuo intreccio tra diegetico ed extradiegetico, esplicitando sin dall’inizio una dimensione metacinematografica che però ti assorbe e ti diverte nel suo continuo gioco di rimandi tra quello che è il film che sta venendo realizzato per gli spettatori fittizi presenti nella fiction ed il film che tu stesso stai guardando.

L’idea di base è semplice, folle ma anche un po’ banale, e sarebbe bastata per un cortometraggio.
Un vecchio pneumatico abbandonato nel deserto prende vita ed inizia ad andarsene in giro da solo. A un certo punto si accorge che è divertente schiacciare le cose e i piccoli animali che incontre sul suo cammino. Quando si rende conto che non è però in grado di schiacciare cose dalle dimensioni troppo grandi, scopre con perfido piacere che è in grado di fare esplodere telepaticamente qualsiasi cosa. Ecco che lo vediamo far schizzare per aria brandelli di animaletti, di uccelli ed infine, ovviamente, far esplodere teste umane come cocomeri maturi.
Il film potrebbe finire qui, ma l’autore con un abile lavoro di scrittura continua ad inserire uno dopo l’altro elementi di interesse, tra continui giochini di rimandi metacinematografici ad assurde situazioni in cui si trova lo pneumatico, in un paradossale e dichiarato amore per il nonsense che l’elemento cardine su cui tutto il film si struttura.

In certi momenti mi sono ritrovato a pensare “adesso basta dai, va bene così, il limone l’hai spremuto fino in fondo”, ma poi arrivava sempre qualche elemento simpatico, buffo o deliziosamente delirante a mettere un nuovo tassello in campo e tenere vivo l’interesse nalla vicenda assurda di questo pneumatico.

Il regista, pur essendo poi cresciuto professionalmente ed artisticamente, non ha mai abbandonato questo gusto per l’inverosimile ed il paradosso, come testimonia anche Mandibules, il suo film forse più noto, che è stato messo in cartellone anche al Festival di Venezia.

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assieme a mandibules il dupieux più adorabile di sempre, laddove tutti gli altri mi sono sempre parsi bene o male un po’ forzati

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Correggetemi se sbaglio. In Italia, non è mai uscito, nemmeno in home video. Strano. Sarebbe un titolo perfetto per la Midnight… :smiling_face:

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Concordo col fatto che sarebbe stato adatto più che altro ad un cortometraggio, anche se il film è abbastanza breve e non annoia. Bravi gli attori.

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