Silence (Martin Scorsese, 2016)

Finalmente sta per uscire il difficile parto di Scorsese, visto che è da anni che se ne parla, tratto da un romanzo storico dello scrittore giapponese Shūsaku Endō.
Narra della persecuzione dei cristiani - i primi missionari gesuiti che arrivarono in Giappone con l’intento di convertire- durante l’era Tokugawa (prima metà del 1600).
Interprete, tra gli altri, Liam Neeson.

Ne parlai già nel topic sull’antesignano film di Masahiro Shinoda, Silence (Chinmoku), del 1971.
Ora, in tutti gli articoli che ho finora letto, tra cui interviste allo stesso Scorsese, si fa sempre riferimento al libro ma non viene mai citato il bel film del maestro nipponico…
Mah. Non oso credere che Scorsese non l’abbia visto…mi sembra impossibile. Sono curioso di vederlo per poi confrontarlo con quest’ultimo.

Qui un’intervista al regista http://www.bestmovie.it/news/martin-scorsese-presenta-silence-28-anni-per-scoprire-il-valore-del-silenzio/573921/

Normalmente non vado a vedere film “sui preti”, ma questo è ovviamente un appuntamento imperdibile. Poi c’è l’ambientazione storica appetibile, e la presenza di Liam Neeson, che dopo l’abbuffata di “pugni & pallottole” degli ultimi anni torna in un ruolo “normale”. E come sappiamo la tonaca gli dona: vedi “Mission” (altro film “pretesco” che ho visto e molto apprezzato: ma è un’eccezione…).
P.S. Approfitto per ringraziare Caltiki per l’incontro + cena di ieri sera: dopo 8 anni che non ci vedevamo (e ne sono successe di cose, nelle nostre vite: nella sua, specialmente), si è confermato un signore e un ospite amabile. Chapeau!

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Il film, da quello che leggo, viene salutato come un’opera immensa.
Con un po’ di vergogna, quel sentimento che si prova quando non si riesce a condividere una lode così unanime, ammetto di avere provato una certa distanza durante la visione di “Silence”. L’ho seguito, mi ha interessato, ma non toccato.

Un regista che realizza un film difficile e a lungo inseguito e desiderato, è un segnale di grande speranza per me.
Vedere poi questo film di domenica pomeriggio in un sala provinciale e affollata, mi ha reso nuovamente fiducioso sul fatto che esista ancora un pubblico per un cinema adulto.
Ma ho provato una certa delusione nei confronti di “Silence”.
Forse derivante da quella meschina difficoltà nell’accettare un’opera che non rispecchia l’idea che si aveva di essa.

Non ho sentito nè quel rigore nè quella trascendenza dei vari Bresson, Dreyer, Bergman tanto evocati dalla stampa.
Non ho percepito come ultima, estrema, inafferrabile nessuna delle immagini del film.
Mi è sembrato che Scorse avesse invece girato un grande film da studio, come uno di quei registi della Hollywood che fu e che lui avrebbe voluto essere.
Un film di grande organizzazione dello spazio visivo, ma in cui a dominare il racconto sono le parole e le spiegazioni - cadenzate da diverse voci narranti che pongono il verbo - prima dell’immagine, che non è il centro del racconto.

Ma poi ho pensato che forse Scorsese ha dato forma a quello che viene detto ad un certo punto nel film, cioè che i Giapponesi non concepiscono Dio come qualcosa di trascendente, astratto, ma che devono ricondurre il tutto a qualche elemento tangibile della vita.
E allora “Silence” mi sembra essere un film materico, fatto di pioggia, fango, sangue, acqua, tutti elementi ritratti nella loro religiosa bellezza, come nella loro terrena indifferenza.
Questo mi sembra l’aspetto più interessante di “Silence”, che comunque - facendo il profeta da baracconi - sono convinto resterà nella Storia del cinema molto meno di altri film del regista, nonostante da alcune voci venga salutato come il suo capolavoro assoluto.

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Visionato il bluray italiano, il film mi è sembrato poco convincente e, a parte il bel guizzo nell’ultima scena, ho sentito molto eccessiva la lunghezza.
Le cose non mi tornavano, così il giorno dopo ho provato a dargli un’altra chance, in lingua originale (con sub italiani, data l’assenza di quelli inglesi) e soprattutto ascoltando una vocina che mi diceva di togliere il colore… Così ho iniziato a rivederlo in bianco e nero in lingua originale e il film è diventato uno splendido jidai-geki: ha acquisito una solennità che la versione a colori non mi aveva dato, togliendo la patina plasticosa data dalla CGI (che così si integra meglio) e dagli interventi post-produzione sui colori… e risaltando il conflitto cattolico caro a Scorsese… me lo sono rivisto tutto senza battere ciglio! Ah, c’è anche Shinya Tsukamoto che recita.

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Rivisto ieri sera, fresco della visione di Chinmoku, due prodotti che vanno di paripasso, è palesemente un remake che nulla toglie al suo precursore.
Molto più ottimistico e di respiro (e fedele al romanzo da quanto leggo online) il finale.
Come avrete dedotto dai miei recenti post, mi sono appassionato alla storia e ho avuto modo di apprezzare a pieno questo innegabile capolavoro.

Mi è venuto anche in mente che durante il mio viaggio in Giappone al museo nazionale del Kyushu:

C’era una piccola sezione coi cosidetti reperti “cripto-cristiani” piccoli oggetti che raffiguravano immagini sacre cristiane cammuffate per essere venerate, sicuramente c’erano anche le tavolette Fumi-e quelle in bronzo create apposta per essere calpestate che vediamo nel film, nel film giapponese vengono mostrate e spiegate, nell’opera di Scorsese questo piccolo dettaglio viene un po’ tralasciato.

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è la stessa cosa che ho provato io, ma me lo aspettavo perchè il cinema di Scorsese mi fa regolarmente questo effetto da 20 anni più o meno, e oltretutto questo film non è certamente il mio genere
tuttavia mi sono bevuto le due ore e mezza senza annoiarmi più di tanto, nonostante la freddezza della produzione e una lentezza spesso ingiustificata

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