Six-String Samurai (Lace Mungia, 1998)

Mi mancava questo post-atomico post-moderno, da noi poco noto e celebrato, uscito in dvd in italiano per Mondo Home Entertainment.

Una bella sorpresa, credo si contenda la palma d’oro per il post-atomico più bizzarro ed originale con il thailandese Goodman Town, che recensii questa estate.

La trama è delirante, ma il bello del film è che per tutto il tempo la si prende maledettamente sul serio: negli anni ‘50 dopo un attacco atomico i russi hanno conquistato gli USA, l’unica sacca di resistenza consiste nella città di Lost Vegas, consacrata al rock’n’roll e capeggiata dal re indiscusso Elvis Presley. Quando Elvis muore si assiste a un pellegrinaggio di rockers che attraversano il deserto in condizioni estreme per raggiungere Lost Vegas ed esibirsi in un grande concerto che consacrerà il nuovo re della città.
Buddy è uno di questi rokkettari, ma anche un abilissimo samurai grazie alla spada che custodisce inserita nel manico della sua chitarra a 6 corde.
Una colonna sonora rockabilly stupenda che conferisce al film un ritmo indiavolato, una grande ricerca estetica e stilistica nelle inquadrature, nelle scenografie, nei costumi, nelle coreografie, nella fotografia. Una marea di personaggi sui generis e sopra le righe, tra improbabili band avversarie assetate di fama e gloria, famiglie di rednecks cannibali, un culto sotterrano di adoratori del dio dei mulini a vento, personaggi pseudoprimitivi che si muovono sulla base di istinti violenti e primordiali, un armata sbandata dell’esercito russo, e soprattutto… La morte in persona, accompagnata dalla sua band, che intende uccidere tutti i rockers che si avventurano verso Lost Vegas per far soccombere il rock’n’roll in favore dell’heavy metal! Totalmente delirante! Tantissima azione, nessun messaggio soggiacente, un film autoreferenziale che celebra la musica rock ed il genere postatomico, se lo si prende nel verso giusto è un’irreistibile ora e mezzo di divertimento fine se stesso!
Non ho ancora citato il bravissimo bambino che per tutta la pellicola accompagna il protagonista nelle sue peregrinazioni, ottima prova d’attore e presenza simpatica ed emotiva, mi richiama un po’ il ruolo che avevano i due bambini che accompagnavano Ken Shiro nella serie animata giapponese.

Non imperdibile ma sicuramente molto godibile, mi stupisce che di questo film non si parli per nulla!

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Non l’ho mai visto, ma ricordo benissimo il poster nel retro copertina di non so che numero della rivista Amarcord.

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