A me il film è piaciuto discretamente e ho trovato l’intervista a Ricciotti Albanese piuttosto irritante. Per carità, ha diritto alle sue opinioni, ma non ne condivido manco mezza. Demolisce il film su tutta la linea, non si salva niente: e il regista era un mero artigiano anziché un “autore”…e gli attori erano veniali e appena dignitosi, eccezion fatta per Adolfo Celi (che però si comportava in modo altezzoso sul set, non degnando nessuno di considerazione)…e Beba Loncar era fuori forma…e la sceneggiatura aveva cadute di stile…e il budget era ridotto…e i giorni di lavorazione erano troppo pochi…e la storia era adatta giusto per un film tv di poche pretese, eccetera.
Spezzo volentieri una lancia a favore di Vari e della sua opera, perché Terza Ipotesi è un lavoro gradevolissimo, ben fatto, apprezzabile e, almeno per quanto mi riguarda, coinvolgente. La presunta “indecisione” sul genere di riferimento è tutto fuorché un limite, anzi contribuisce a mantenere vivace la curiosità dello spettatore, che viene sorpreso diverse volte per il cambio di binario della storia. Vari gira in modo nient’affatto becero o anonimo, scegliendo inquadrature sghembe particolari e realizzando il bel piano sequenza già citato.
Gli attori sono più che dignitosi; Fortunato Arena come boss italo-americano magari non è il massimo (“don’t break my balls!”), ma per il resto, niente da eccepire, compreso il criticatissimo Lou Castel, che effettivamente ha quel non so che di scostante e compassato, ma che tutto sommato rende il suo personaggio diverso nel suo essere così distante e controllato. Celi (che gigioneggia vistosamente) è divino, e del resto, pure gli avessero dato come copione le Pagine Gialle, nessuno avrebbe notato la differenza. Altrettanto valido Massimo Serrato. Beba Loncar è molto bella, e soprattutto molto sensuale; altro che fuori forma…la forma è perfetta, e francamente, Ricciotti Albanese di belle donne ne deve capir poco.
La sceneggiatura non ha queste mostruosità di cui vergognarsi; certo, Vari non è Kubrick, e Terza Ipotesi non è (né credo abbia mai voluto essere) Orizzonti di Gloria, ma detto questo, si difende egregiamente, pur conservando una certa linearità, abbastanza tipica per i polizieschi, che si basano anche e soprattutto sulle atmosfere, i dettagli e i personaggi. Appena 18 giorni di lavorazione ed un budget risicatissimo non fanno altro che aumentare l’ammirazione dovuta a Vari, agli attori e alla troupe, visto che con tanto poco hanno fatto un film che anche a distanza di 40 anni si lascia vedere piacevolmente.
La verità è che Albanese nell’intervista ammette chiaramente di aver “rimosso” quel periodo storico di cinema, per motivi suoi evidentemente; ribatte continuamente che il cinema “di genere” era solo fumetto portato sul grande schermo, come a dire che chi lo andava a vedere era un sub-normale indegno dei vari Visconti e Antonioni…vabbè, oramai ci ho fatto il callo, uff!
Interessante l’aneddotica su Lou Castel, attore svedese naturalizzato italiano, un tizio sui generis che lavorò praticamente gratis, avendo devoluto il suo intero compenso alla Repubblica Democratica Cinese.