The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (Paul Greengrass, 2007)

Arrivano le risposte e arriva questo terzo ed ultimo (?) capitolo della saga dedicata al killer in cerca di identità.

Piaciuto mi è piaciuto assai e, come ha detto già qualcuno, questo potrebbe essere pure il migliore dei tre se la cosa fosse poi così rilevante.
Rilevante però è certamente il constatare come una serie abbia potuto ripetere il giusto successo ad ogni appuntamento.
Con rigorosa puntualità.
Gli stessi ingredienti, probabilmente pure la stessa Cucina, lo stesso immancabile e gradito risultato finale nel piatto.

E’ un film d’azione che non si vergogna di esserlo.
Ed è un film che quasi ti toglie il tempo di pensare mentre stai lì a nutrirti del suo montaggio vorticoso, della sua macchina da presa che va a picchiarti sul muso, dei primi piani sfrontati e ripetuti.

Ed è e resta uno spy, moderno certo, ma con tutto quello che ci si aspetterebbe da un buon film di spie.
C’è un attore protagonista che sembra esser nato per recitare quella parte; ci sono i luoghi cari al genere e le belle sequenze di una Tangeri che si riconferma essere una delle mete preferite da chi vive di intrighi, ci sono dei girati da vertigine per i quali si imbratteranno pagine di riviste cinefile, ci sono gli inseguimenti frenetici, la suspence sempre con le marce basse, il buon tiro della soundtrack, il ritmo incalzante fino alla fine.
E poi c’è quel finale da barman esperto…ingolli il tuo drink e sulle prime ci rimani per quel gusto aspro e un po’ amaro che ti vela il palato. Non te lo aspettavi. Giusto il tempo di accorgerti che ci sei rimasto male ed ecco che un nuovo sentire si fa largo sulla lingua. E stavolta è un sapore piacione, pure ruffiano, che spazza del tutto l’amaro di prima.

E te ne rimani lì, col ghigno che lentamente ti apre una guancia…e te ne torni a casa contento, rassicurato e soddisfatto.

Negli ultimi anni di prime visioni, questa è la seconda volta (la prima fu per M-I II) che ho pensato:“Ecco, questo è come avrei voluto vedere ora un Nuovo Bond”.
Puro divertissment targato Hollywood, costoso e commerciale sì, ma senza tutte quelle concessioni al “fracasso” tanto di moda in California, senza bellone che di fatale han solo l’inutilità, senza biondicci che se ne vanno al casinò in bretelloni, senza doppi “0” da mantenere in licenza.

Questo è un film che parrebbe poco pretendere ma che in realtà avrebbe molto da insegnare.

Asciutto, divertente, commerciale ma valido.