The day after - Il giorno dopo (Nicholas Meyer, 1983)

invece visto fuor da ogni pretesa estetica e per quello che era e voleva essere (un volo d’aquila impreciso sulle conseguenze di uno scenario simile, col corollario scientifico che si aveva a disposizione in quel periodo) fu una bella botta per molti. per quanto l’impatto/effetto orsonwellsiano che ebbe la trasmissione televisiva americana, con i centralini intasati da chiamate di spettatori terrorizzati che stesse accadendo realmente (chissà allora che accadde con special bullettin e threads) non si battè. da una certa dovettero mettere i disclaimer in sovraimpressione che si trattava di un film. va anche detto che inizialmente era destinato a essere una miniserie di 4 ore, della quale è sopravvissuta solo il rough cut (vedi post n.1) che ci andava molto meno per il sottile, per quanto non raggiungeva emotivamente il crollo psichico e l’angoscia del suo contraltare britannico, a tutt’oggi insuperato e forse insuperabile.

la cosa interessante della presenza di robards è che ebbe già a che fare anni prima con l’atomica e il dopobomba in a boy and his dog. ignoro se questo mirroring sia casuale o un injoke voluto a monte.

altra cosa interessante è notare che lo sceneggiatore è il medesimo di panico nello stadio. il che spiega il perché di molte scene di isteria collettiva riprese pare pare da quel film.