The man who saved the world aka Turkish Star Wars (Çetin Inanç, 1982)

Rivisto grazie all’edizione bluray DEFINITIVA di questo piccolo cult, realizzata usando l’unico positivo 35mm sopravvissuto, rimasterizzato in 2k, ed integrando le parti mancanti con le varie fonti finora circolanti (vhs, dvd, vcd, …). Hanno fatto davvero un gran lavoro, un vero e proprio atto d’amore verso questo film che raccoglie la quintessenza del cinema turco più popolare ed exploitation.

https://themanwhosavesthe.world
https://www.blu-ray.com/movies/The-Man-Who-Saves-the-World-Blu-ray/303070/#Overview


La prima visone l’avevo fatta circa 20 anni fa, in turco senza sottotitoli grazie a un vcd di qualità infima, devo dire che visto così il film fa tutt’altro effetto.

Innanzitutto bisogna dire che il titolo appioppato dai fan occidentali “Turkish star wars” è quanto mai fuorviante, perché se è vero che si scippano bellamente lunghe sequenze dal film di Lucas, in realtà poi la trama parla di tutt’altro (eccezion fatta per la scena del bar intergalattico clonata senza remore) e risulta più assimilabile ad un postatomico o al limite ad un Flash Gordon → La figura del “Wizard” è molto simile a quella di Ming, e poi oltretutto ci sono le musiche dei Queen che lo accompagnano spesso e volentieri quando entra in scena. Il tema che si è scelto invece per caratterizzare il personaggio di Arkin è quello di Indiana Jones (eh si, in questo film si è rubato a mani basse nel calderone del cinema action-fantasy hollywoodiano). Mi piacerebbe capire da dove provengono altre sequenze che si trovano inframezzate qua e là nel film, in particolare quella della regina che per punizione viene “rinsecchita” e trasformata in un ragno.

Incredibile anche la digressione sull’Islam salvatore dei destini del mondo, che quando vidi il film in lingua originale ovviamente non avevo capito.

Perché questa pellicola è assurta ad emblema del cinema “trash” turco a livello mondiale?
Diciamo che secondo me gli elementi che l’hanno elevata a tale status sono almeno tre:

  • In primis il protagonista è Cuneyt Arkin, il volto più caratteristico e riconosciuto del cinema exploitation turco, una vera star con una fisicità ed un’espressività tutte sue che restano impresse nella memoria dello spettatore
  • Poi la noncuranza e la libertà con la quale si rubano non solo gli spunti e le trame (ma mille sono i rip-off turchi di pellicole occidentali, da Rambo alla Pantera rosa), ma anche le immagini, le sequenze, i brani musicali. The man who saved the world è come una squisita torta realizzata impastando elementi per la metà rubati da torte altrui
  • L’altra metà degli ingredienti invece sono degli elementi deliranti impossibili da concepire in qualsiasi altra cinematografia (se non quella pakistana forse), come mostri improbabilissimi di peluche colorato, robot improbabilissimi di materiali gommosi non meglio definiti, mummie improbabilissime avvoltolate nella carta igienica, altri mostri improbabilissimi che indossano maschere di gomma improbabilissime, spade magiche dalla forma improbabilissima realizzate con compensato spruzzato con la vernice dorata, cervelli sacri improbabilissimi fatti probabilmente con petti di pollo, effetti speciali improbabilissimi di mutilazioni di arti e di teste con un livello di pacchiano che sinceramente va oltre l’umanamente concepibile, e via dicendo…

Mi piacerebbe fare un’indagine o uno studio (ma forse @bastardnasum nei suoi molti viaggi in turchia questa domanda alla gente l’ha già posta) per scoprire come recepivano i prodotti simili gli spettatori turchi dell’epoca. Riuscivano ad avere un effetto di sospensione della credulità talmente potente da appassionarsi e rimanere coinvolti dalla vicenda in modo accattivante oppure reagivano già come lo spettatore di oggi facendosi quattro risata davanti al pasticcio inverosimile che si svolgeva davanti ai loro occhi?
Perché in ogni caso questi film di exploitation estrema coesistevano coi modelli originali hollywoodiani, che venivano regolarmente importati e distribuiti nel paese, se non vado errato…

In ogni caso, questa pellicola può benissimo essere presa per simbolizzare, rappresentare, riassumere un certo modo di fare cinema che per una serie di congiunture astrali è stato possibile solo lì e solo in quell’epoca. Per questo motivo ha raggiunto una celebrità che a mio modo di vedere merita.

Per sentire qualche aneddoto curioso sul film o per farsi un’idea di quel sistema produttivo più in generale consiglio l’imprescindibile documentario Remix, Remake, Rip-Off

6 Mi Piace

Uh! Bellissima analisi del film su cui c’è poco da aggiungere :slight_smile:

E ringrazio anche io il buon Frank_N_Furter per avermi passato un rip del blu ray…

Beh, cosa aggiungere a quanto già detto?

Innanzitutto il film si vede molto bene - non avrebbero fatto il blu ray se non era in queste condizioni: “bene” per gli standard di conservazione di una pellicola turca, intendo, quindi come giustamente notato, le scene integrate son prese da diverse fonti…

Doveva essere un progetto della vecchia Aztek Film Production, quella che avrebbe dovuto rilevare le sorti della gloriosa Onar: già ai tempi quando andavo spesso a Istanbul me ne parlava il tipo che aveva recuperato il master integrale… non escludo che poi lo abbia rivenduto a qualche collezionista americano perchè cfi tirasse fuori questo bluetto.

In effetti il BR è un Blu Ray-r, tra l’altro limitato a 100 o 200 copie, non ricordo bene, perchè è abbastanza ovvio che una edizione ufficiale non uscirà mai: troppe le scene rubate da grossi kolossal americani, così come le colonne sonore riprese da tonnellate di blockbuster: mettersi in regola coi diritti d’autore per far uscire il film in una edizione ufficiale costerebbe una fortuna e probabilmente, a causa di tutti questi “prelievi allegri” non se ne verrà mai a capo di niente.

Se non ricordo male, la selezione delle colonne sonore per il film fu curata da Kunt Tulgar, attore, regista, stuntman, scenografo e soprattutto “selezionatoore di colonne sonore” per film… nel bellissimo documentario “Remake, remix, ripoff” mi pare che parli proprio e faccia vedere la sua collezione di vinili originali dai quali selezionava i temi musicali da inserire nei suoi film o nei film per altri registi

Il film, involontariamente forse, è diventato il simbolo del cinema turco in occidente ma l’ho ho sempre trovata una etichettatura un pò stringente… perchè?

Beh, il cinema turco ovviamente non è stato solo questo film o “Capitan America contro El Santo” o “L’esorcista turco”: su oltre 6000 film prodotti, è stato fatto di tutto… polizieschi, thriller, drammi sociali, bellissimi film d’avventura in costume (spesso tratti dai fumetti come le saghe di Karaoglan, Kara Murat, Tarkan…), film di supereroi mascheratii (Killing…), i film di Zagor (questi si che son veramente amati, ma veramente amati e conosciuti da tutti: quando Gallieno Ferri e Moreno Burattini vennero a Istanbul per nonricordocosa, persino la TV di stato dette un ampio servizio nel telegiornale di prima sera a dimostrazione di quanto questi due film forse per i turchi rappresentino veramente la loro essenza cinematografica)… ovviamente spaziando dal veramente bello allo squallidamente brutto, da film fatti con ottimi budget a film girati raccattando i soldi tra familiari e amici… eppure questo film è diventato il simbolo, in occidente, della cinematografia turca.

Certo, è conosciuto da tutti, non c’è un turco che non lo conosca, ma da qui a dire che è un cult per tutti da Istanbul al Kurdistan, ce ne passa di acqua sotto i ponti: spesso ridono e scuotono la testa ad indicare che “con tutti i bei film fatti, questo è proprio una scemenza”… di questo ne sono abbastanza consapevoli. Qualcuno sbandiera questo film, così come “3 dev adam / L’Uomo Ragno contro Capitan America e El Santo” come il smbolo della cinematografia turca: ma son più collezionisti che si rapportano con altri collezionisti ed amanti esteri che con l’audience locale stessa. E’ come dire ad un americano o un tedesco: “guardate che roba facevamo in Turchia, film così voi ve li sognavate”. Certo, da un punto di vista weird/trash (etichettature vergognose) lo si può anche fare ma è come dire che noi italiani si a a giro per il mondo sbandierando i film col Monnezza o “Il sesso della strega” piuttosto che “Milano Calibro 9” o “Se sei vivo spara” o “La donna del lago”…
Non è che a tutti i turchi faccia piacere venire etichettati come quelli che hanno fatto “The man who saved the world” quando in realtà esistono film molto più “seri” o “ben fatti” di cui il pubblico occidentale dovrebbe venire a conoscenza. Questa è un pò l’idea che mi son fatto passando mesi e mesi e mesi a giro un pò per Istanbul e la Turchia… però è vero che “The Man Who Saved the World” è comunque molto conosciuto e ricordato da tutti: non ci avrebbero sennò fatto un sequel qualche anno fa, “The son of the man who saved the world” con un Cuneyit Arkin in grandissima forma, se fosse stato un film dimenticato.

Diciamo che il cinema turco, per i turchi, è sempre stato un motivo di orgoglio, al di là dei meriti oggettivi di ogni singolo film: era la risposta autarchica ed in salsa turca alle produzioni americane ed europee, dimostrava che la Turchia poteva assolutamente dotarsi di una industria cinematografica prolifica, creativa e remunerativa con bassi costi, tantissime idee e un mercato di riferimento (quello mediorientale) sul quale poteva avere un potere di controllo molto forte, in concorrenza con i film egiziani o iraniani fino ai primi anni 90… questo ha sempre inorgoglito i cittadini turchi: al di là che un film fosse stato una cazzata o meno, era pur sempre un film turco, un film che portava alto l’orgoglio del paese intero: Cuneyit Arkin, ma anche Aytekin Akkaya, Kartal Tibet e tanti altri, erano i nuovi paladini sia del pubblico e della loro voglia di sognare e rimanere affascinati. E su questo i turchi son e saranno sempre grandissime persone: guardate quante fumetterie ci sono, quanti lettori di fumetti, quanto è popolare ancora il vecchio fumetto di avventura classico, da L’Uomo Mascherato a Tex a Zagor a Mister No a Capitan Miki o Il Grande Blek… se parli con un turco di vecchi attori, di vecchi film, di eroi di celluloide o di carta, essi si commuovono… perchè sono i loro eroi immortali, gli eroi di tutti contro le difficoltà e la durezza della vita quotidana… Cuneyit Arkin non è Cuneyit Arkin: è Kara Murat che combatte i cattivi, è l’eroe che salva il mondo, è il buon pirata dei mari che combatte contro i pirati cattivi, non è l’uomo, è il personaggio, il mondo che rappresenta e che ha rappresentato e continuerà a rappresentare per moltissimi turchi. Un mondo semplice, fatto di sogni semplici ma dal significato evasivo potente: i buoni, i cattivi, i drammi, le vittorie, le difficoltà ed i successi. Proprio come nella vita reale, perchè vivere in Turchia non è facile, non è mai stato facile e probabilmente mai lo sarà per tante persone.
Ma anche per chi ha la fortuna di vivere “facile”, questi eroi hanno sempre rappresentato il vero spirito turco: una nazione “autarchica” nel senso anche più buono della parola, dove cerca di fare tutto da se, dove ha avuto la forza di creare una industria dei sogni incredibilmente prolifica seppur sempre traballante e un pò raffazzonata ma che ha funzionato benissimo per 40 anni…
Certo, forse non è il film dei quali i turchi si sentono più orgogliosi come immagine di sè all’estero, sicuramente li mette anche un pò in imbarazzo (a ragione) ma L’Uomo Che Ha Salvato il Mondo è sempre li, a lottare per tutti i turchi ogni volta che questi ne avranno bisogno. Questo, i turchi lo sanno e lo sapranno sempre

Ed infine, una ultima nota personale: fù il primissimo film turco che comprai la mia prima volta a Istanbul, arrivato in motorino da Prato, e ricordo benissimo di averlo preso al Mephisto di Istiklal Caddesi a 5 lire (turche) e fù anche l’ultima email che mi mandò il povero Michele de Angelis prima di andarsene via per sempre, proponendomi di comprare il BR insieme per dividerci le spese…

2 Mi Piace