Rivisto grazie all’edizione bluray DEFINITIVA di questo piccolo cult, realizzata usando l’unico positivo 35mm sopravvissuto, rimasterizzato in 2k, ed integrando le parti mancanti con le varie fonti finora circolanti (vhs, dvd, vcd, …). Hanno fatto davvero un gran lavoro, un vero e proprio atto d’amore verso questo film che raccoglie la quintessenza del cinema turco più popolare ed exploitation.
https://themanwhosavesthe.world
https://www.blu-ray.com/movies/The-Man-Who-Saves-the-World-Blu-ray/303070/#Overview
La prima visone l’avevo fatta circa 20 anni fa, in turco senza sottotitoli grazie a un vcd di qualità infima, devo dire che visto così il film fa tutt’altro effetto.
Innanzitutto bisogna dire che il titolo appioppato dai fan occidentali “Turkish star wars” è quanto mai fuorviante, perché se è vero che si scippano bellamente lunghe sequenze dal film di Lucas, in realtà poi la trama parla di tutt’altro (eccezion fatta per la scena del bar intergalattico clonata senza remore) e risulta più assimilabile ad un postatomico o al limite ad un Flash Gordon → La figura del “Wizard” è molto simile a quella di Ming, e poi oltretutto ci sono le musiche dei Queen che lo accompagnano spesso e volentieri quando entra in scena. Il tema che si è scelto invece per caratterizzare il personaggio di Arkin è quello di Indiana Jones (eh si, in questo film si è rubato a mani basse nel calderone del cinema action-fantasy hollywoodiano). Mi piacerebbe capire da dove provengono altre sequenze che si trovano inframezzate qua e là nel film, in particolare quella della regina che per punizione viene “rinsecchita” e trasformata in un ragno.
Incredibile anche la digressione sull’Islam salvatore dei destini del mondo, che quando vidi il film in lingua originale ovviamente non avevo capito.
Perché questa pellicola è assurta ad emblema del cinema “trash” turco a livello mondiale?
Diciamo che secondo me gli elementi che l’hanno elevata a tale status sono almeno tre:
- In primis il protagonista è Cuneyt Arkin, il volto più caratteristico e riconosciuto del cinema exploitation turco, una vera star con una fisicità ed un’espressività tutte sue che restano impresse nella memoria dello spettatore
- Poi la noncuranza e la libertà con la quale si rubano non solo gli spunti e le trame (ma mille sono i rip-off turchi di pellicole occidentali, da Rambo alla Pantera rosa), ma anche le immagini, le sequenze, i brani musicali. The man who saved the world è come una squisita torta realizzata impastando elementi per la metà rubati da torte altrui
- L’altra metà degli ingredienti invece sono degli elementi deliranti impossibili da concepire in qualsiasi altra cinematografia (se non quella pakistana forse), come mostri improbabilissimi di peluche colorato, robot improbabilissimi di materiali gommosi non meglio definiti, mummie improbabilissime avvoltolate nella carta igienica, altri mostri improbabilissimi che indossano maschere di gomma improbabilissime, spade magiche dalla forma improbabilissima realizzate con compensato spruzzato con la vernice dorata, cervelli sacri improbabilissimi fatti probabilmente con petti di pollo, effetti speciali improbabilissimi di mutilazioni di arti e di teste con un livello di pacchiano che sinceramente va oltre l’umanamente concepibile, e via dicendo…
Mi piacerebbe fare un’indagine o uno studio (ma forse @bastardnasum nei suoi molti viaggi in turchia questa domanda alla gente l’ha già posta) per scoprire come recepivano i prodotti simili gli spettatori turchi dell’epoca. Riuscivano ad avere un effetto di sospensione della credulità talmente potente da appassionarsi e rimanere coinvolti dalla vicenda in modo accattivante oppure reagivano già come lo spettatore di oggi facendosi quattro risata davanti al pasticcio inverosimile che si svolgeva davanti ai loro occhi?
Perché in ogni caso questi film di exploitation estrema coesistevano coi modelli originali hollywoodiani, che venivano regolarmente importati e distribuiti nel paese, se non vado errato…
In ogni caso, questa pellicola può benissimo essere presa per simbolizzare, rappresentare, riassumere un certo modo di fare cinema che per una serie di congiunture astrali è stato possibile solo lì e solo in quell’epoca. Per questo motivo ha raggiunto una celebrità che a mio modo di vedere merita.
Per sentire qualche aneddoto curioso sul film o per farsi un’idea di quel sistema produttivo più in generale consiglio l’imprescindibile documentario Remix, Remake, Rip-Off