The Monkey (Osgood Perkins, 2025)

perkins da bravo furbacchione sceglie un racconto minore del re, diciamo pure una scartina ai limiti dell’insignificanza, girando scaltramente attorno alla sua perfettibilità e ricreando un’ossatura narrativa. ma i gonflage dei racconti di king, riusciti o meno, hanno raramente pagato al cinema e portato a salti in lungo memorabili e la manfrina della maledizione psicogenealogica non è sicuramente la migliore delle chiavi universali per far funzionare mistericamente la scimmia.

di funzionale e congeniale ci sono i siparietti splatterogeni, sempre generosi e creativi, sebbene qua e là rimasticaticci (si citano pure l’appartamento delle trappole creative di adrenaline e the collector ma anche alla lettera un passaggio del racconto il tagliaerbe - senza contare i wink wink su annie wilkes e jack torrance), ma non c’è una coesione narrativa che li inanella creando una qualche tensione vettoriale e al di là del divertissment della morte più atroce e al contempo bizzarra e fantasiosa un film vero e proprio attorno non c’è, anche se qua e là, specie nella parte iniziale, perkins sa cogliere per ambientazioni e caratterizzazioni e a larghe sciabolate lo spirito kinghiano. è comunque quell’atomo meglio di longlegs. vedibile, ma nulla di salutabile tra i migliori horror dell’anno. poi per me in linea di principio perkins è tutto fuorché figlio di tanto padre e sbaglia un film via l’altro. questo funziona, come giustamente dice jerry, se si è del tutto digiuni della saga di final destination, e almeno il primo qua dentro l’avemo masticato tutti.

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