Tokyo Cabbageman K (Akira Ogata, 1980)

Un vero e proprio esempio di cinema libero, in tutti i sensi: libero da qualsiasi logica commerciale, libero di sperimentare, libero di giocare, di cazzeggiare, di divertirsi, di immaginare, di creare.

Il film è soprattutto una palestra per farsi le ossa, la narrazione procede ad ondate, o meglio a compartimenti stagni. Delle situazioni quasi a sé stanti si alternano sullo schermo, intervallate dalle infinite e frenetiche corse a perdifiato dell’uomo cavolo.

Il film non è né bello né ben fatto, vuole solo essere un modo per cimentarsi nella settima arte sia sotto l’aspetto tecnico che sotto quello creativo.

Momenti priceless: l’esplosione della ragazza dell’uomo cavolo, il taglio delle dita, la demonessa punk che sembra Iruko the goblin, la gente travolta durante le sequenze di inseguimenti nelle zone affollate, eccetra eccetra

La maschera dell’uomo cavolo la trovo ben fatta, per essere un filmetto amatoriale totalmente no budget.

La visione mi ha fatto ripensare all’Avventura del ragazzo del palo elettrico, che pur essendo un film simile a livello produttivo è però molto più maturo, ha dietro tutta un’altra poetica ed una forte unità drammaturgica.

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