Tokyo Cabbageman K (Akira Ogata, 1980)

https://www.imdb.com/title/tt10388548/

K. (omaggio a Franz Kafka) è un perdigiorno che passa il tempo a dormire in mezzo a cumuli di riviste porno. Un giorno si sveglia e scopre di avere un cavolo gigante al posto della testa. Si sente inizialmente perso e corre senza meta per Shinjuku, ma poi finisce a cuccare in discoteca e diventa una specie di celebrità. La sua testa inizia a puzzare però e la yakuza si incazza…

oscuro UFO in 8mm, curioso perchè il cast tecnico-artistico è pieno di gente che poi ha fatto grande il cinema indipendente degli anni successivi (un certo Sogo Ishii è operatore di ripresa, il suo Shuffle ha molti punti in comune con questo), mentre ci sono diversi cameo di altri nomi importanti dell’underground nipponese (il regista pink Kazuhiro Sano, la poetessa del japanoise Mayuko Hino). L’uomo cavolo protagonista poi è diventato assistente alla regia e responsabile degli effetti speciali in Shin Godzilla

sono divertenti le scene delle interviste ai passanti (“scusi cosa ne pensa dei cavoli?”) tra studentelle, casalingue e casi umani (un salaryman socialmente disadattato tenta un approccio fisico con la giornalista in favore di camera), oppure l’imperturbabile flemma giapponese degli ignari spettatori in metropolitana mentre l’uomo cavolo viene assalito da una demonessa ninfomane sotto mentite spoglie di agente assicurativo

musiche di Sheena & The Rokkets e Vivaldi

invisibile fino a poco tempo fa, gira ora pure in una recentissima conversione in alta definizione. DCP originale visionabile qui

link anche ad un ottimo articolo in occasione di una retrospettiva in omaggio al seminale filone dei jishu eiga (film ultra indipendenti) di qualche anno fa

7 Mi Piace

Un vero e proprio esempio di cinema libero, in tutti i sensi: libero da qualsiasi logica commerciale, libero di sperimentare, libero di giocare, di cazzeggiare, di divertirsi, di immaginare, di creare.

Il film è soprattutto una palestra per farsi le ossa, la narrazione procede ad ondate, o meglio a compartimenti stagni. Delle situazioni quasi a sé stanti si alternano sullo schermo, intervallate dalle infinite e frenetiche corse a perdifiato dell’uomo cavolo.

Il film non è né bello né ben fatto, vuole solo essere un modo per cimentarsi nella settima arte sia sotto l’aspetto tecnico che sotto quello creativo.

Momenti priceless: l’esplosione della ragazza dell’uomo cavolo, il taglio delle dita, la demonessa punk che sembra Iruko the goblin, la gente travolta durante le sequenze di inseguimenti nelle zone affollate, eccetra eccetra

La maschera dell’uomo cavolo la trovo ben fatta, per essere un filmetto amatoriale totalmente no budget.

La visione mi ha fatto ripensare all’Avventura del ragazzo del palo elettrico, che pur essendo un film simile a livello produttivo è però molto più maturo, ha dietro tutta un’altra poetica ed una forte unità drammaturgica.

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