Grandissimo film,purtroppo uno degli ultimi bei film di Sordi
Dal libro omonimo di Vincenzo Cerami(già aiuto regista di Pasolini nei film con Totò e poi sceneggiatore per Benigni) la storia sceneggiata da Amidei e Monicelli vede una sublime interpretazione di Sordi nel ruolo della vita. Comico nel primo tempo e tragico nel finale. Bene anche Valli e Crocitti. Straordinaria la Winters
Lo storico confronto tra Monicelli e Moretti si parla anche di un borghese piccolo piccolo
Bel confronto tra Monicelli e Moretti. Peccato che nei primi minuti citando Totò al minuto 2:00 non sia stata poi approfondita anche la sua figura nel dibattito sulla commedia all’italiana( penso ad alcuni film di Monicelli Guardie e ladri, Risate di gioia per non parlare dei Soliti ignoti)
Giancarlo Chiaramello, fin dalle prime scene dei titoli di testa, ci fa assaporare con la sua musica, che quella domenica piena di pioggia, e brutto tempo una certa malinconia, seguita da quella baracca dove andranno padre e figlio prima di rientrare a Roma.
Completa il tutto il viso triste di Shelley Winters mentre sorseggia una tisana davanti ad un film in bianco e nero ed il giorno di festa, praticamente al rientro a casa con la cronaca registrata di un tempo di una partita di calcio é già, tristemente, finita.
Sì ma -per me, ovviamente- resta una situazione non meglio chiarita: lo porta nella capanna e lo imprigiona a mo’ di garrota ma poi? Si siede al tavolo (Sordi), tira fuori le penne e lavora sui suoi incartamenti (magna pure una polpetta); lo medica; gli dà un’altra botta di cric perché lo sorprende che sta divincolandosi (quindi non per tortura vendicativa); prende la moglie e la porta lì a farglielo vedere…
Forse va visto come un tentativo grottesco di vendetta, più idealizzata che concretamente compiuta. Tanto più che il giovane prende sì 2 mazzate in testa ma quando muore e lì che agonizza lasciato a sé stesso. Non c’è accanimento da parte di Sordi; più che altro appare rammaricato.
Non mi ricordo cosa succede nel libro perché l’ho letto parecchi anni fa. Andrò a controllare.
Secondo me, semplicemente vuole far soffrire il più possibile colui che ha ucciso suo figlio. Prolunga le sue sofferenze fisiche e psicologiche il più a lungo e, ad un certo punto, per il protagonista questa situazione diventa un qualcosa di normale
Da notare che i due hanno visioni diverse sul personaggio e sul film probabilmente anche perché uno notoriamente ateo l’altro notoriamente cattolico. In un libro lo sosteneva lo stesso regista sulla diversità di vedute sul film
Nell’intervista Monicelli in tre frasi o poco più ha, con la sua consueta lucidità, ritratto la miseria del cittadino italiano (e forse non solo italiano) comune. Non mi stupisco che lo sapesse fare altrettanto bene dirigendo una pellicola.