Un ragazzo come tanti (Gianni Minello, 1984)

Secondo film di Gianni Minello dopo Nel cerchio (1976). Imdb riporta come anno di produzione il 1983,
Mymovies il 1985. Io tengo per buono l’anno indicato nella scheda della rassegna sul cinema di Minello che
fu organizzata il 30 settembre del 2014, il 1984.
L’ho visto da un riversamento di vhs che tutto sommato si può vedere.
Tematiche sociali per il regista di origini veneziane, Nel cerchio trattava della prostituzione minorile, qui
i temi si allargano: droga, prostituzione, rapine. Il film infatti è la storia di Pino, un ragazzo che arriva a Roma dal Sud in cerca
di fortuna, ma da subito si incanala in una brutta via. Nel suo percorso di vita incontrerà però anche persone che lo vogliono aiutare.
La tematica omosessuale è forte (e infatti una delle poche recensioni in rete la si trova su Cinemagay.it) ma il film è girato con una certa delicatezza. Non male. Diciamo che come genere è molto simile ad Amore tossico e le influenze pasoliniane sono, come dire, scontate. Per cui se in genere non vi piace non guardatelo
Il film ebbe il premio P.P.Pasolini per la migliore interpretazione maschile al festival di Bellaria 1985, e andò in competizione a Taormina nel 1985.

Pino è interpretato da Stefano Mioni, che oggi fa lo stuntman per il cinema, qui la sua filmografia: Stefano Mioni Actor House.
Mioni è accreditato anche in Taxi killer di Stelvio Massi.

Mioni nel film:

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Ciao, sono molto interessato a ottenere questo film. Puoi aiutarmi? grazie,

La mia email è felixredondocasado@gmail.com

“Un Ragazzo Come Tanti” (1983)

Visto finalmente questo film di Minello, lo immaginavo più droga movie, in realtà la tematica della droga è marginale, anche se appare con efficacia in una sequenza incisiva.
Il film in diversi passaggi mi ha trasmesso una grande tristezza, ed è questa la sensazione che mi porto dietro al termine della visione.

Vorrei rivedere anche I ragazzi della periferia sud, che all’epoca non mi piacque molto perché avevo l’aspettativa di vedere una sorta di Amore Tossico. Minello invece, diversamente da Caligari o da Nico D’Alessandria, non coglie l’anima degli attori facendo in modo che svelino sé stessi davanti alla mdp, bensì costruisce i personaggi pian piano, accumulando dettagli uno sull’altro. In Un ragazzo come tanti all’inizio questa costruzione era evidente e mi dava un po’ di fastidio, poi pian piano sono entrato nella diegesi ed il personaggio di Pino mi ha catturato.

Visto in un riversamento della vecchia CVR, l’unica versione esistente. Devo dire che ormai non siamo più abituati agli standard qualitativi di una vhs degli anni '80, nelle scene buie non si capisce più niente, il sonoro disturbato, il video che sfarfalla, ma come facevamo a vederci tutti i film così? Chissà se mai qualcuno penserà a fare uscire i film di Minello in digitale…

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