Valerii vs Leone

Una persona che ha lavorato con Leone (uno stimato professionista molto noto) mi ha raccontato una storia molto simile…
Uno sceneggiatore che ha conosciuto molto bene sia Leone che Valerii, invece, mi ha confermato la versione del regista abruzzese.

Tutto questo è molto interessante perché davvero non so a chi credere. La rabbia di Valerii è assolutamente convincente ma le testimonianze che lo smentiscono arrivano da più parti e sembrano attendibilissime.
Mah…

Senza contare che nel celebre faccia a faccia con Di Leo sulle pagine di Nocturno di cazzate ne ha sparate un bel po’,e Fernando lo ha sbugiardato senza misericordia.
Quanto a Leone,confermo quanto detto da Grattarola a proposito di Bianco,rosso e Verdone:l’aneddoto sulla patonza della Vukotic riportato da Verdone nel libro fatti coatti ha dell’incredibile.

Ieri ho riascoltato i 10 minuti in cui Valerii si lascia andare e racconta la sua verità su Leone.
Davvero, è impressionante.
Gli dà dello “stronzo” e del “figlio di mignotta”, e lo fa urlando.
Con un giro di parole si dichiara contento della sua morte e racconta un aneddoto che, se vero, legittimerebbe certi dubbi sull’effettiva intelligenza di Leone.
E poi cerca di sputtanarlo in tutti i modi raccontando i suoi demeriti e le cose che la gente non sa su Leone.
Impressionante, a dir poco, l’astio con cui commenta la celebre sequenza dell’orinatoio pubblico, lasciandosi andare alla promessa che lui un giorno troverà il negativo del film e taglierà via l’intera sequenza.
Allucinante davvero.
Alla fine poi chiede di parlare d’altro perché rischia di sentirsi male e in effetti il tono della sua voce lo fa presagire…

Tra le varie cose raccontate da Valerii contro Leone c’è che Franco Giraldi ha girato almeno la metà di Per Un Pugno Di Dollari nonostante tutti continuino ad attribuire il film a Leone, che Leone non è mai stato in Almeria per i sopralluoghi prima di Per Qualche Dollaro In Più ma ci è arrivato solo per girare il film, che alcune celebri inquadrature che tutti considerano invenzioni di Leone sono in realtà idee di Massimo Dallamano…

Molto intenso quando, guardando le sequenze finali dell’attacco del “mucchio selvaggio” girate da Leone e non approvate da Valerii, quest’ultimo dice sospirando: “Povero film mio…”.

Valerii si rivela un’autentica testa di cazzo quando conciona su Leone.E’ arrivato a dire che C’era una volta in America è un bel film solo per merito dei collaboratori,che Sergio non sapeva girare e altre puttanate.E il fatto che in tanti l’abbiano sbugiardato(Di Leo è uno,per fare un esempio)la dice lunga su quanto sia patologico l’astio nutrito nei confronti del defunto.Arrivare a congratularsi della morte di qualcuno la dice lunga sul carattere di quest’uomo,e credo che Di Leo avesse ragione a insinuare che la sua vita Tonino l’avesse vissuta proprio male.Del resto,Fernando ha ribattuto punto per punto alle menzogne di Valerii sui western di Leone,ed era pronto a tirar fuori i copioni originali per dimostrarlo.

Valerii, l’ho documentato in un articolo su “Per un pugno di dollari” pubblicato sull’ultimo numero di “Cine70”, ha cambiato più volte versione, nel corso degli anni (Leone vivente e morto), sulla lavorazione dell’archetipo western spaghetti. Ho qualche remora, sic stantibus rebus, a prendere per oro colato quello che ha detto a Federico nel commento audio de “Il mio nome è nessuno”.

Una precisazione…
Io non ho nulla a che fare con il commentary a “Il Mio Nome È Nessuno”!
Ho semplicemente comprato il dvd quando è uscito! :slight_smile:
Non ha nulla a che fare con i commentary da me moderati.
Il commentary è stato registrato nel 2003 e Valerii l’ha fatto praticamente da solo.
Durante i primi 5 minuti se la cava anche bene, solo soletto, a commentare le immagini restando sempre sul film, senza divagare.
Dopo un po’, però, iniziano i silenzi e allora si sente una voce femminile che cerca di incalzarlo. La donna traduce in italiano le frasi che le vengono suggerite dal lì presente Christophe Gans (regista de “Il Patto Dei Lupi” e dell’imminente “Silent Hill”). Purtroppo tutto è un po’ maldestro nel senso che l’interprete non è molto brava (spesso non riesce a tradurre parole elementari che le vengono dette, in francese, da Gans che a volte deve ricorrere all’inglese per farsi capire…) e Valerii ha tendenza a delle lunghe pause di silenzio.
Però non appena gli viene nominato Leone perde il controllo e la bile prende il sopravvento. Tra l’altro maltratta pure il povero Gans che gli dice una cosa tipo “Da qualche parte ho letto che Leone è andato in giro a dire che lui ha girato tutto il film…”.

Più che un commento audio, dunque, un vero e proprio soliloquio…

Premetto che non sono ancora in possesso dell’ultimo numero di Cine 70, con la locupletata documentazione su Per un pugno di dollari (a causa dei tafferugli in p.ta Venezia di sabato, dannazione :mad: ).
Mi ha colpito invece molto l’intervista a Valerii pubblicata come extra nella nuova, bella edizione del suddetto film ad opera della Ripley. Beh, in questo extra Valerii fa di tutto per mettere in cattiva luce e sminuire Sergio Leone:

  1. Dice che non era affatto convinto sulla scelta di Clint Eastwood, ripiego dopo che aveva scartato Cameron Mitchell e che la scelta gli fu imposta, tanto che all’aeroporto a prenderlo dovettero mandare Mario Caiano, lui non ci volle neppure andare
    2)come musicista avrebbe voluto Lavagnino, lui e altri invece gli consigliarono Morricone, che aveva composto 4 temi per Le pistole non discutono…Infine lo “obbligarono” a scegliere Morricone, e vennero usati i due temi scartati da Caiano.
    3)Un grosso lavoro di ricostruzione delle scene delle sparatorie venne fatto da Franco Giraldi, che utilizzò materiali di scarto, in quanto mancava il girato
    E diverse altre cose…
    Ora, ripeto che non ho ancora letto quanto si scrive su Cine 70, per cui non saprei dire quanta dose di verità o di menzogna vi sia in codeste parole.

Anche se fossero vere,non mi pare che bastino a sminuire la fama di Leone.Di grandi registi costretti a scelte obbligate ce ne sono stati tanti,e alla fine tiravano fuori bei film lo stesso.Ad es. Peckinpah non amava granchè alcune colonne sonore utilizzate nelle sue pellicole,ma alla fine trovo che il risultato fosse tutt’altro che disprezzabile.Questo non vuol dire che Peckinpah fosse un incompetente,se Valerii ha tirato in ballo 'ste cose pensando di fare chissà quale dispetto a Leone vuol dire che è ancora più scoppiato di quanto pensassi.Ad ogni modo,Leone non cedeva facilmente sulla scelta degli attori;quando gli commissionarono C’era una volta il west fece di tutto per avere Bronson protagonista,finchè lo ottenne.

Valerii fra le righe cercava di compiere ciò, sottolineando come-sugli aspetti validi e/o importanti del film-Leone non “c’azzeccasse” da solo, ma fosse sempre consigliato da altri. Ovviamente senza riuscirci (almeno con il sottoscritto). Credo che la bravura di Leone sia inscalfibile…anche se ha avuto le sue pecche, indubbiamente

Sull’ultimo “Cine70”, come avrai modo di leggere, ricostruisco, in base a fonti ufficiali e cartacee, la genesi della sceneggiatura di “Per un pugno di dollari” e le vicissitudini che accompagnarono la scelta del cast artistico e tecnico.
Le rivelazioni di Valerii contenute nel commento audio che citi, mi ricordano tanto, per usare un’eufemistica perifrasi, il gioco del “+1” di zavattiniana memoria.

I fatti parlano da soli,direi.Valerii in tutta la sua carriera capolavori non ne ha sfornati mai,solo qualche pellicola più riuscita di altre.Leone ci ha lasciato in eredità un film immenso come C’era una volta in America,e western come Il Buono,il Brutto e il Cattivo almeno nel loro genere pietre miliari lo sono.Se poi vuole salire sul piedistallo e vantare un’ispirazione artistica superiore rispetto a quella di Sergio si accomodi,tanto non gli bada nessuno.E poi,quale credibilità può avere l’opinione avversa di un uomo roso dal rancore a livelli che insisto col definire patologici?

Oggi, se le cose vanno per il verso giusto, entrerò in possesso di Cine 70.
Concordo con te, Tuchulcha. Trovo corretta la definizione che di Valerii viene fatta sul dvd francese dei Giorni dell’ira: un onesto artigiano.
Credo sia la definizione giusta: i suoi sono film piacevoli, abbiamo parlato di Una ragione… sottolineandone i meriti; anche gli altri suoi western si guardano con piacere, ma siamo a distanze siderali dai capolavori epici di Sergio Leone. I suoi film li definisco epici, immortali come le opere di Omero e di Virgilio. Io sono un estimatore anche dei suoi peplum, tra l’altro (a partire dal mezzo fiasco al botteghino Il colosso di Rodi, sino a Gli ultimi giorni di Pompei).
I suoi western mi coinvolgono, mi danno immense emozioni…quando sono di fronte agli immensi spazi, alle lunghe soggettive sui personaggi con le splendide note di Morricone, beh, mi vengono i brividi.
Credo che sia questa la differenza fondamentale che distingue un maestro da un artigiano: il saper trasmettere emozioni, il “lasciarti un segno”.
Questo, con i film di Leone, avviene.
Per il gusto di uccidere, i giorni dell’ira, Una ragione… sono buoni prodotti…nulla più. Sarà anche che il netturbino Gemma ne I giorni… oppure Craig Hill e Sancho non sono né un Eastwood né un Volonté… (Il prezzo del potere lo vedrò a breve, è l’unico western che manca all’appello).

Ho letto l’articolo. Credo che basti a mettere la parola fine a tutte le discussioni, illazioni e dicerie varie.
Tra l’altro molti dei fatti raccontati nell’articolo già li avevo sentiti in alcune interviste a caratteristi/attori.

Che sono puntualmente citati (vedi Mimmo Palmara).

Lavoro davvero imprescindibile, come tutto il nuovo numero di Cine70 (che si va configurando sempre più come strumento insostituibile di studio e di riferimento), svolto in quattro dense pagine di cui, notare bene, una di sole note, che rende evidente il taglio storiografico e serio di quanto hai scritto (un appassionato della ricerca storica come me va in brodo di giuggiole).
Mi fermo qui con gli elogi, che non sono certo necessari essendo il tuo/vostro lavoro noto a tutti noi, e aggiungo solo un piccolo aneddoto che Valerii racconta nell’extra da me citato (che credo sia stato registrato - come da scritta elettronica sovraimpressa-nel 2003):
il produttore Colombo rischiò grosso alla dogana dell’aeroporto: nella sua ventiquattrore aveva infatti la bellezza di 30 milioni di dollari (così tanto?non è che Valerii si ricorda male?) che doveva consegnare a Comas Gil in Spagna, per liquidarlo definitivamente. In quel periodo, come lui stesso afferma, era vietato esportare dall’Italia valuta pregiata.

30 milioni di dollari negli anni 60/70??? :confused:
Mi sa che è una valeriiata!

Stasera riverifico ma mi pare proprio abbia parlato di quella cifra. Francamente anche a me sembra una cazzata mostruosa (spero che Minni, qui, sia d’accordo con me) :smiley:

Non ho letto l’argomento su Cine '70, ma a proposito di Valerii e della sua “correttezza” ricordo quando fui in stretto contatto con lui per un Gradara festival. Lo invitai, ci parlammo amabilmente per tel.6-7 volte per definire pellicole da proiettare ecc., poi al momento finale mi chiese come gettone 3 milioni di lire. Ci rimasi di merda e non lo chiamai più, cazzo, ma dimmelo subito.
Sottolineo che nei 3 anni che ho lavorato per il festival ho parlato con Castellari, Lenzi, Sollima (che mi pure invitao a casa sua ed è stato gentilissimo), Franco Nero, Margheriti (ci manchi), Polselli, Alessandroni, Deodato, Stelvio Massi (che volle farsi chiamare al cell.in ospedale per farsi raccontare le reazioni dei fans durante i suoi film, un grande!!!) ecc.e NESSUNO di quelli che hanno partecipato o che erano interessati, ma non potevano venire, mi ha mai chiesto una lire oltre la benzina e l’Hotel per 2 persone.
Quando dici la classe…