Versioni italiane di film esteri: Lingua originale o doppiaggio?

Non è indifferente perché mi chiedo perché doppiare in italiano uno che parla italiano. Forse perché nei rari casi che hai citato i doppiati all’inizio avevano problemi con l’italiano…?
Detto questo faccio subito la mia seconda domanda. Che c’entra il tuo esempio con il doppiaggio inteso come mediazione tra lingue diverse?

Facevo lezioni di inglese con un doppiatore a Roma anni fa e spesso parlavo di film e mi ha raccontato che vede solamente il piccolo pezzo del film in cui lui faceva il doppiaggio e basta.

Mi sono sorpreso un po. Pensavo che per entrare in ‘carattere’ sarebbe utile almeno vedere ‘tutto’ il film prima di fare il lavoro?

Per me il doppiaggio negli anni d’oro era essenziale al successo mondiale del cinema italiana - ma allo stesso tempo anche un po la rovina. In quel epoca la gente non chiedeva molto e aveva una vasta scelta di film - ma poi, quando i film erano dimeno, e la qualità molto più alta, allora il doppiaggio non e resistito. Parlando del doppiaggio inglese di film italiani - secondo me e vandalismo e non molto altro. Il momento che aprono bocca sei fuori dal film. Invece, il doppiaggio italiano e sicuramente migliore - perche i registi/produttori parlavano la lingua e capivano cos’era un lavoro fatto bene. Ma non parlando inglese… i doppiatori inglesi facevano festa con il copione e inventavano quello che gli capitava in quel momento - e ovvio, e lo vedo (sento!) quando faccio i sottotitoli. Mai vado al doppiaggio inglese per ‘aiuto’ perche e quasi sempre cosi…

Molte attrici note italiane vennero doppiate ad inizio carriera.

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Totò doppiato da Carlo Croccolo non so se adatto a quello che volevi intendere, se ho capito, visto che è stato sempre fatto un lavoro magistrale, molti meno addetti o diciamo più distratti non si accorgono neanche della differenza.

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" […] Se si scrive un romanzo questo perde l’essenziale del suo interesse nella traduzione […] Un film circola nel mondo intero. Esso perde il quindici per cento della sua forza quando è sottotitolato, il dieci per cento soltanto se è ben doppiato, mentre l’immagine rimane intatta anche se è proiettata male. E’ il suo lavoro che viene mostrato, lei è al sicuro e si fa capire nello stesso modo in tutto il mondo […] "

Alfred Hitchcock (1)

Sergio Leone fu uno di quei, forse pochi, registi assolutamente favorevoli alla pratica del doppiaggio cinematografico. In sintesi, il discorso era il seguente: trattandosi di un’opera di fantasia, al giusto personaggio deve necessariamente corrispondere la giusta voce, che spesso non coincide con quella dell’attore.

Io non sono del tutto contrario alla pratica del doppiaggio. Apprezzo grandemente versioni italiane di film come Full Metal Jacket e soprattutto Barry Lyndon (approvate dallo stesso regista); a quella italiana originale de La mala ordina preferisco la versione in inglese (in particolar modo, trovo che la scena in cui Femi Benussi recita il suo importante e drammatico monologo rivelatore, completamente nuda di fronte alla MdP, venga valorizzata dal doppiaggio in inglese e dia meritato risalto alla prova di un’attrice che a me non è mai piaciuta molto).

La pratica del doppiaggio, però, negli anni d’oro del cinema in Italia, ha comportato anche alcune risapute anomalie:

  1. attori (e personaggi) tutti con la stessa voce, si pensi a Stallone/Pacino/De Niro/Hoffman/Milian/etc.;

  2. personaggi spersonalizzati, come accade nel film di Salce La voglia matta, nel quale al personaggio di Francesca (Catherine Spaak) venne abbinata d’ufficio la voce di Maria Pia Di Meo, sicuramente una grandissima doppiatrice, con un piglio praticamente perfetto ma la cui voce da donna adulta impedisce di trasmettere fino in fondo allo spettatore l’abissale differenza d’età tra Antonio (il quarantenne Tognazzi) e la ribelle e sognatrice quindicenne Francesca;

  3. i testi, che a volte, non vengono solo adattati ma proprio completamente rielaborati; cito giusto l’esempio de The Shootist/Il pistolero (Don Siegel, 1976);

  4. la perdita di quote del lavoro dell’attore.

Ma come dice Hitchcock, a causa della loro estrema sinteticità, i sottotitoli possono rivelarsi addirittura più dannosi rispetto a un doppiaggio inadeguato. Per di più, c’è da dire che se nel caso di alcune delle principali lingue indo-europee (inglese, francese, spagnolo, tedesco) per noialtri sostenitori delle versioni originali i film possono essere seguiti in lingua originale con o senza l’ausilio dei sottotitoli, diverso discorso riguarda i film recitati in una qualsiasi delle varianti slave e/o in cinese, in giapponese o in arabo… Non sapremo mai quanto venga perduto e in casi come questi, probabilmente, una versione doppiata è preferibile a quella originale sottotitolata.

Insomma: si tratta di un argomento complesso che fa sempre discutere.

NOTE:
(1) Tratto da François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Il Saggiatore - Milano 2009; cap. XV, pag. 269.

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Sostanzialmente concordo con questo tuo ottimo intervento tranne che per la parte che ti ho evidenziato.
Come detto altrove, io preferisco un film con un buon doppiaggio rispetto ad uno sottotitolato. Questo perché quando avvio una visione io voglio immergermi senza lags mentali nella storia, cosa che almeno per me in inglese o con i subs non avviene (la percezione non scorre fluidissima).
Tuttavia per i film provenienti da paesi lontani dalla nostra cultura preferisco la lingua originale perché il modo stesso di pronunciare le battute è qualcosa che connota fortemente il film.
In passato ho subbato qualcosa e questo mi ha fatto ovviamente entrare di più nella componente comunicativa. Anche solo le espressioni di stupore degli asiatici con il doppiaggio ci sembrano ridicole perché lontane da noi. In italiano trovi ci sia una forte dissonanza tra il verbale ed il non verbale.
Indubbiamente però il problema della qualità dei sottotitoli esiste per cui a volte si “leggono” alcuni obbrobri. In linea di massima però preferisco nel caso degli asiatici il film in V.O.

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Non ho mai apprezzato il doppiaggio per un solo motivo - il doppiaggio, anche fatto bene, non e la voce originale del attore. Il doppiaggio rimuove completamente la recitazione originale e lo sostituisce con la voce di un straniero completamente rimosso del film.

“ma e un ottimo doppiatore”

Può anche essere - ma non cambia il fatto che non e il attore originale.

E poi, la cosa che mi meraviglia più di tutto, e come accettate le stessi attori per varie personaggi. Quanti film ho visto con la voce di Ferruccio Amendola? Enrico Maria Salerno? (per esempio) Questi due saltano fuori immediatamente - e quando sento Amendola - vedo subito in mente Tomas Milian… e uguale per Salerno. Penso al attore subito - non la persona che stanno doppiando. Per tantissimi anni pensavo che erano sempre doppiatori diversi - ma poi, piano, piano, ho imparato che e completamente al contrario. Anzi, questa ‘squadra’ di doppiatori non era neanche cosi grande?

Se sei inglese, americano, australiano, etc - il doppiaggio di film di Leone (che e un buon esempio del macello che crea) - gli attori inglese (Bronson, Fonda, etc) OKAY! ma poi senti il doppiaggio di tutti le altre attori in torno e subito senti quelli stessi voci terribili tipici del doppiaggio - e lo sai subito che sono doppiati - e ti butta fuori del film. Per questo motivo, anche se uno considera i film un capolavoro - e sempre rovinato da tutto il resto del doppiaggio. Ma questo succede con tantissimi film italiani che sono veramente rovinati.

Sottotitoli? Okay - ma devono essere fatti bene - e se parliamo di cinema italiano, ho visto tanti che sono un schifo totale - e spesso. Meno adesso, ma prima erano davvero creato da “un amico” di qualcuno che pensa che lo sa fare per due lire. E non parliamo di ‘dubtitles’ - che sono una trascrizione del doppiaggio inglese (spesso completamente diverso) e buttati sul disco con la speranza che nessun li vede, oppure non si accorge che non riflettono quello che i attori stano dicendo.

Almeno sottotitoli ti portano più vicino alle intenzione del regista.

Ricordate che questi registi non sapevano parlare inglese - o lo parlavano poco. Come possono poi ‘autorizzare’ il doppiaggio se non sano neanche cosa funziona?

E poi leggi le interviste con i doppiatori (quelli inglese, spesso attori teatrali e senza lavoro come attore) che parlavano con un disprezzo del cinema italiano, che era ‘trash’ per loro la maggior parte del tempo.

italia l’avuto meglio - ma non cambia il fatto che il doppiaggio toglie una gran parte del film - per me, personalmente.

Gian Maria Volontè aveva l’idea giusto - ma purtroppo non lo hanno ascoltato. Oppure i doppiatori erano cosi inseriti nel mondo del cinema che era impossibile levarli al quel punto?

Dal fine anni 80 al cira 1993 era un fanatico di film da Hong Kong, andavo alle videoteche, i cinema a Chinatown, etc - e non avrei mai avuto quel interesse se i film erano doppiati in inglese. Non gli avrei guardati per più di un minuto. Adesso penso al cinema italiano - e come, ancora, la gente cerca quel doppiaggio inglese per primo. Mi viene da piangere per che perdono cosi tanto - film che voi considerati ‘serie lavori’ adesso sono più da ridere - non hanno quel livello di serietà che si trova nella lingua (del regista) originale. Quello e la triste realtà.

Per che non possiamo lasciare i attori essere “attori” in tutti gli aspetti della recitazione - e non solo una faccia?

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Sì, io - quando è possibile - vedo proprio tutti i film esteri in lingua originale con sottotitoli, anche quelli orientali. La questione è tremendamente complessa proprio perché ha ragione Hitchcock: qualcosina si perde, pur con percentuali diverse, sia con il doppiaggio che con i sottotitoli e arrivati ad un certo punto, mi sono messo il problema di cosa convenga fare a seconda dei casi, in special modo quando si è alle prese con lingue sconosciute.

Una sorta di “Virtù di Prudenza” applicata al cinema, ecco…

Su questo siamo un po’ tutti d’accordo, credo. Purtroppo, non è possibile conciliare le due cose: bisognerebbe girare più versioni di uno stesso film (ma un tempo si faceva anche questo)…

Sai bene che, all’epoca, nel cinema italiano non esisteva la presa diretta e per di più, i set erano paragonabili a una Babele linguistica: con un cast composto da italiani, francesi, inglesi, spagnoli, americani… non tutti erano in grado di recitare in un buon inglese; il doppiaggio serviva anche a rimediare a questo problema.

Ma come accennato in alto, tieni a mente che per Sergio Leone si trattava di una scelta ben precisa e non di un ripiego.

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Dal l’altro lato, sono anche d’accordo che, senza questa sistema di doppiaggio, sicuramente questi film non avrebbero (mai) avuto il successo che hanno avuto. Funzionava in quelli anni… senza dubbio.

E una strana peculiarità del cinema :slight_smile:

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A me questo non ha mai dato per niente fastidio. Sarà che fin da bambino sono stato abituato a questo sistema, ma il fatto che Robert De Niro, Sylvester Stallone e Tomas Milian avessero la stessa voce non mi ha mai impedito nemmeno per un istante di sprofondare nella diegesi.

Inoltre, come già sottolineato da @Ugondo_Vianazzi , spesso nel cinema italiano dell’epoca che ci piace di più non esisteva sul set un’unica lingua parlata, ciascuno recitava nella sua, talvolta c’era chi recitava dicendo proprio cose a caso senza senso, sapendo che poi sarebbe stato doppiato. Il doppiaggio era cmq previsto a priori, l’audio di presa diretta non era concepito per essere usato nell’edizione definitiva.
tra gli attori c’era chi, come Volonté, recitava col 110% delle sue abilità attoriali e non avrebbe avuto senso farlo doppiare da un altro (e lui stesso ci teneva a doppiarsi, e a farlo nel modo migliore) e chi invece recitava solo col suo muso ed il suo corpo, e del doppiaggio se ne fregava.

E inoltre i nostri doppiatori erano davvero i più bravi del mondo, secondo me.

Per cui, pur preferendo la versione in lingua originale sottotitolata, per film precedenti agli anni '90 non mi scandalizza per nulla guardare la versione doppiata in italiano.
Il discorso cambia per i film più recenti, spesso doppiati con un budget infimo da gente incapace di recitare…

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E una questione di abitudine - al contrasto di tutta italia, ho cresciuto vedendo il doppiaggio sparire (in gran parte) verso l’inizio degli anni 80 in Inghilterra, e poi non e mai stato accettato più. L’idea di vedere un film doppiato era inesistente - ma, ovviamente, non c’era la necessità. Invece, in italia, era completamente normale ed e sempre continuato.

E anche molto curioso che l’italia, per diversi periodi c’era la presa diretta - certamente durante gli anni 40’. Adesso sto lavorando su Cortocircuito di Gentilomo - e senza dubbio e audio diretta.

Una domanda un po off-topic, ma Gino Cervi era doppiato, oppure e sua voce che sento?

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Mah sarà che a me l’inglese come lingua parlata sta veramente sulle palle (soprattutto nelle serie tv moderne, con quelle orribili voci nasali tipiche dell’americano)… un pò meglio per l’inglese albionico… ma se devo vedermi un film di cui esiste il doppiaggio italiano, vado per quello anche perchè mi fa fatica mettermi a tradurre mentre mi godo un film per rilassarmi.
Poi ovvio, con lingue più cacofoniche come il thailandese, il giapponese (lingua che veramente non digerisco neanche con una bottiglia di Unicum) ma anche lo spagnolo (più che altro perchè il parco di voci è sempre limitato a 4-5 persone)… se c’è una versione in italiano ne guadagno di fruibilità e di godimento.

Però, sinceramente, vedermi film in lingua originale da paesi dell’Europa dell’Est (Russia in primis) non mi disgarba perchè son lingue che “ad orecchio” mi piacciono.

Dipende dall’approccio che uno ha con le lingue… io parto dall’idea che se un film esiste in italiano mi guardo quello (del fatto che non sento un attore parlare con la sua vera voce, per me rimane un fatto del tutto marginale se non superfluo) e se devo ripiegare ad una visione in lingua originale, tengo l’audio il più basso possibile se mi devo sorbire un’ora e mezza in urdu o in mongolo o in american english

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