Al Bar Rosie’s di New Orlenas è una serata qualunque per Will, un barman amichevole che trascorre la serata assieme ai suoi soliti clienti e qualche turista in cerca di un po’ di alcol.
A un certo punto una rissa stravolge l’ovattata atmosfera del locale, un gruppo di ragazzini in preda al panico scappa dimenticando un cellulare, Will lo porta a casa con l’intenzione di renderlo ai legittimi proprietari, tutto nella norma finché strani messaggi e inquietanti telefonate cominciano ad arrivare a quel misterioso telefonino giallo…
Scopro postumo che il film è tratto dal libro Il Nero Visibile di Nathan Ballingrud.
Come trama, il tizio che trova un telefono e inizia a ricevere telefonate misteriose non è che sia l’apice dell’attrattiva, lo ammetto, tipico film che si farebbe partire per conciliare il sonno o passare il tempo sui rulli, when suddenly…
Ci si immerge subito nella calda atmosfera del bar di New Orleans e si entra alla svelta in empatia coi personaggi, il cast è buono e i dialoghi reggono bene, così come la tensione, diciamocelo, è uno di quei film che si amano o si odiano, nel mio caso ha funzionato.
Un po’ Carpenteriano un po’ Fuori Orario di Scorsese con un retrogusto Lovecraftiano.
Si rimane un po’ spiazzati sul finale, ma se si torna indietro sul film, non in maniera cristallina lo si apprezza e vien voglia di approfondire, non è semplicemente un epilogo aperto o troncato, il film offre tanti spunti e tanti cripto-significati, rivederlo non sarebbe una cattiva idea, ci sono tanti fugaci dettagli e riferimenti che magari nello svolgimento si ignorano o si prendono troppo alla leggera.
Per chi lo ha visto e volesse approfondire, di quanto ho letto in rete consiglio su tutti l’ottimo articolo dell’antropologa Eleonora D’Agostino su Metropolitan Magazine: