A desert (Joshua Erkman, 2024)

un’opera prima strana forte che urla stravaganza e mescola con forte personalità derive davvero inaspettate: si prende gli ampi spazi e silenzi e tempi del wenders di lisbon story e nel corso del tempo, che di colpo pare fare un autoscontro di quelli da brutto colpo di frusta col reboot di kalifornia (con un co-protagonista che sembra il gemello minore di dafoe sbalzato fuori da cuore selvaggio), poi sterza tornando a prendere respiro wendersiano in minaccioso e limaccioso odor di detection lynchana, finché non perde del tutto il controllo in un sottofinale e gran finale che a tutto delirio incorpora in un sol colpo echi e umori di a serbian film, 2001 (giuro che non sto scherzando), starry eyes e cigarette burns. notevole, nella peggiore delle ipotesi affascinante. un signorino da attenzionare senza meno.

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