Brain damage - La maledizione di Elmer (Frank Henenlotter, 1988)

Rivedere questa pellicola a distanza di tanti anni è stata davvero un’emozione.
Per quel che mi riguarda entra a pieno titolo nella top ten dei migliori film degli anni '80.

Un film che è perfetto nonostante il low budget, anzi, forse proprio grazie a questo; riesce ad incarnare e trasmettere con disarmante efficacia lo squallore, la disperazione, l’isolamento relazionale. Incredibile come questo piccolo film riesca a svettare su decine di altri lavori sulla tossicodipendenza a tematica dichiaratamente sociale, fregandosene deliberatamente di un qualsiasi approccio sociologico ma riuscendo a trasmettere in metafora tutto ciò che è veramente la droga, la dipendenza, lo status del tossico.

L’iniziale fascinazione e sensazione di onnipotenza, lo sballo delle prime pere e l’incoscienza, la dipendenza fisica e psicologica che incede impetuosa e poi il rendersi conto di essere schiavo della sostanza; la consapevolezza di fare del male a sé ed agli altri e l’incapacità di arrestare l’assunzione ed uscire dal circolo, le crisi d’astinenza; il diventare chiusi in sé stessi, il perdere la dimensione relazionale, negli sprazzi di lucidità il tormentarsi per il dolore che si provoca ai propri cari, che inevitabilmente si trascinano nel baratro insieme a sé stessi. Il fare del male, il nuocere, l’uccidere per averne ancora. L’overdose.

Una vita sciatta e misera, nel degrado, priva di bellezza, costellata di piscio, vomito e sangue.

L’autore trasmette tutto ciò con una fotografia notturna satura di neon, di luce blu che rende l’aria pesante ed irrespirabile, con musiche che distorcono ed assillano.
Il sangue regna sovrano ed impesta lo schermo, impiastricciando l’anima del protagonista e pure quella dello spettatore.

Eppure non manca l’humor, il sarcasmo di questo piccolo bastardo di un dealer rugoso che non la pianta di rimbabirti e di irretirti con la sua suadente parlantina.

Gli effetti speciali sono artigianali ma non grezzi, poveri ma efficaci, colgono nel segno.
Non parlo solo della creatura (opera di Gabe Bartalos) ma anche degli effetti ottci, del make up, di tutto quanto.

Le scene psichedeliche sono efficaci e ti calano in degli autentici mini-trip visivi dal grande fascino.

E la New York che fa da sfondo è così autentica e desolante nel suo squallore… Brain Damage è una delle poche pellicole che sono riuscite a cogliere in modo così vivido questa parte così cupa e triste dell’anima di questa città.

Un film doloroso e al contempo affascinante, non saprei come altro descriverlo.
La scena in cui Elmer succhia il cervello della fidanzata di Brian mentre costui è totalmente fatto, mediante un bacio mortale straziante ed interminabile, mi ha lasciato scosso, rintronato. Per tutto il film speri che questa scena non arrivi mai ed invece arriva puntuale ed ineluttabile, nel vuoto, nell’indifferenza e nella freddezza relazionale della metropolitana nel cuore della notte.

Davvero uno dei migliori film che abbia visto in vita mia.
Quando la gente scopre che sei appassionato di cinema e ti chiede qual è il tuo film preferito non puoi citargli questo purtroppo, generalmente devi ripiegare su autori e pellicole che possano far accendere delle spie, delle sinapsi nella testa del tuo interlocutore. Ma forse d’ora in poi me ne fregherò e lo dirò anche all’uomo della strada che uno dei film più belli che ci siano in circolazione è Brain Damage. :sunglasses:

L’avevo sempre visto nella vhs della Hobby&Work in 4:3, ora mi sono concesso una visione nel magnifico master del dvd francese e devo dire che acquista ancora più potenza visiva. Mentre scrivo queste righe scopro che è in pre-order il bluray italiano che uscirà per Sinister Film il 26 Ottobre 2022… Acquisto obbligato!

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Una vita che ne sento parlare, ma il film non sono mai riuscito a vederlo. Il fatto che esca addirittura in br, da noi, mi lascia esterrefatto… :heart_eyes::heart_eyes::heart_eyes:

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Sulla metro compaiono Duane e la cesta con Belial, omaggio a Basket Case.

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Si, e resosi conto di chi ha davanti Duane capisce che è meglio girare a largo e si sposta altrove :stuck_out_tongue_closed_eyes:

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Nel commento audio il regista dice che quando l’attore Kevin Van Hentenryck si era presentato per fare il cameo nella metropolitana hanno stentato a riconoscerlo, perché nel giro di 5 o 6 anni aveva perso quasi tutti i capelli, ed hanno dovuto appiccicargli in testa un parrucchino per girare la scena :scream:

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Allora, guardando delle sue foto recenti, si può dire che indossa delle gran belle parrucche!

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O forse è andato da Cesare Ragazzi!

Ciao!

Io apprezzo questi film a bassissimo costo anche perche’ - forse per necessità- riportano una New York autentica, non patinata; coscientemente o meno, sono una testimonianza di una sfaccettatura della città che non compare nei film piu’ patinati e ricchi.

Ciao!
C.

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