C'è ancora domani (Paola Cortellesi, 2023)

Non potevi esprimerti meglio, CUG. A dire il vero, già una quindicina di anni fa dicevo ad amici e conoscenti, in modo se vogliamo terra terra “Pieraccioni continua a fare film per rimediare figa”. La Cortellesi invece, da quella volta, è diventata troppo magra. Dovrebbe frequentare di più , benedetta donna, le osterie romane. Un consiglio non da cinefilo, ma da amico… :grinning::hugs::tropical_drink:

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Forse il segreto dell’enorme successo enorme di questo film è che pur essendo in qualche modo politico, non ha un colore, è trasversale (destra, sinistra, laici, praticanti, ecc. a parte i monarchici :laughing:), non ha subito crociate da qualche fazione.
Poi è ben fatto, alleggerisce certi momenti, è intelligente, insomma ovviamente ha tante qualità dalla sua.

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Ora ha superato, seppur di poco, oltre che il numero di spettatori anche gli incassi di OPPENHEIMER. Ma se continua così può arrivare ad insidiare anche BARBIE. Se c’è una cosa che m’ha un po’ irritato è stata la scena del pranzo quando il fidanzato della figlia della Cortellesi si mette in ginocchio aprendo la scatoletta con l’anello chiedendogli di sposarlo. All’epoca non si usava, assolutamente. A parte il fatto che nella quasi totalità dei casi era la donna di insistere ad essere sposata, ma un matrimonio si pianificava. Non è che si dovesse aspettare che lui si decidesse. Questo me l’hanno detto in tanti compresi mio padre (83) e mia madre (81). Fidatevi.

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Sono sinceramente contento che alla fine sia arrivato il conforto sul mio giudizio positivo che avevo richiesto nel il mio post di apertura. Non mi aspettavo quando l’ho visto che potesse diventare un vero e proprio fenomeno però lasciatemi dire che, se lo è diventato Barbie, abbiamo finalmente un caso di giustizia cinematografica.

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nell’immediato dopoguerra erano tutti molto magri, ci sta dai

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Lei è smilza nella vita, da tempo :wink:. Facili boutade su magrezza a parte, la cosa che mi ha positivamente colpito è aver scelto, per il cast di contorno, tutta gente con facce e fisici giusti. Impresa “filologicamente corretta”, non certo scontata, nel nostro cinema. Insomma, dico volentieri, ben compiaciuto, un sonoro e deciso "Brava Paola!! "… :ok_hand::ok_hand::ok_hand:

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Allora. Il film ha raggiunto e superato il traguardo dei 30 milioni di incasso. Molto bene. Complimenti. Rallegriamoci. Ma non illudiamoci. Una passera non fa primavera, come insegna l’esimio esperto in materia, il dott. Siffredi Rocco. Eh già, signori miei. In quanto, fra il 1o e il 18 di gennaio 2024, escono in sala le nuove robe (definirli film, non ce la faccio) di Alessandro Siani, Fabio De Luigi e Pieraccioni. Davvero insistenti, certi individui. A volte ritornano, dite? Macché. Questi, non se ne sono mai andati. Erano solo nascosti… :grimacing::confused::face_vomiting:
P.S. Quindi, fate buona scorta di bicarbonato. Non vi servirà solo per smaltire gli eccessi gastronomici delle festività. Ma anche per superare l’impatto dei suddetti prodotti, sul vostro stomaco. Proprio a inizio anno… :wink:

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E pensare che De Luigi la sua dimensione l’aveva trovata, e pure bene, come pure Tortora; messi in un film invece fanno più danni della grandine

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Come accadde nel 2005 quando uscirono Il Divo e Gomorra. Era ovvio a quel punto il pubblico che cosa avrebbe voluto vedere, invece dall’autunno successivo cominciarono a scaricare nelle sale ancora film su insulsi adolescenti che poi non andava a vedere nessuno.

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Era il 2008…:wink:

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Purtroppo mi devo ricredere, il grande successo di questo film non ha fatto riavvicinare il pubblico italiano al proprio cinema. Ovviamente né la regista/interprete, né il film stesso ha colpe. La colpa ce l’ha il pubblico che, posso dirlo?, un po’ s’è fissato con questo film. Purtroppo ha portato in sala gente, soprattutto donne, che non andava al cinema da anni, ma che non s’è chiesta se c’era anche altro. CENTO DOMENICHE, ad esempio, che parla di un problema attualissimo, non è neanche arrivato ai due milioni. L’ ‘attesissimo’ ADAGIO sta faticando moltissimo e anche Ficarra e Picone si stanno confrontando con un flop che non credo si aspettassero (e su questo c’è anche da riflettere sulla centralità del Natale al cinema che mi pare non esistere più. Soprattutto dopo il Covid). Peccato, perché qualcosa di interessante si produce ancora (certamente più di una volta). Il problema, ripeto, non è un film, ma un pubblico che che s’è completamente disamorato della sala.

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Io, manco fossi Cassandra, dicevo infatti “una passera non…”. Al Natale cinematografico 2023, per essere chiari, manca un “Avatar”, coi suoi lauti incassi. E se si guarda alle uscite dei prossimi mesi, sia nazionali che estere, non c’è da essere molto ottimisti o entusiasti. Vedremo se il grande pubblico premierà “a sorpresa” qualche titolo, o se rimarrà a casa, comodamente… :confused::unamused:

Ahoh ma che siete l’anicagis? I Rutelli e Veltroni di gdr

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Veramente mi rifaccio ai numeri nudi e crudi. Non ho capito il riferimento a Veltroni e Rutelli, invece.

Lascia stare. È lo stile di CUG. Prendere o lasciare. E capire, come la vita insegna, non è sempre indispensabile. Anzi…:grin:
P.S. Numeri chiari, netti, inconfutabili. Il film della Cortellesi è “un caso”, nell’ambito stagionale. Un caso irripetibile… :wink:

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Concordo con Zardoz sull’attenzione filologica di caratteri e personaggi, nonchè sull’altrettanto azzeccata ricostruzione della Roma povera e popolare dell’immediato dopoguerra (le donne scarmigliate, la scarsa abitudine all’igiene personale, gli scantinati usati come abitazioni, le rare automobili - non a caso la scenografia è di Paola Comencini).
Non concordo assolutamente con la scelta di piazzare a casaccio nella colonna sonora autori contemporanei come Dalla o Concato, per non dire del brano hip hop degli Outcast (Bombs Over Baghdad) che accompagna il piano sequenza iniziale della Cortellesi. Un preteso effetto straniante si traduce all’atto pratico in un disgustoso trash alla “Il primo cavaliere”, il tutto corroborato da una conoscenza musicale a dir poco approssimativa della simpatica e brava “scopa umana” Cortellesi. Se il film è ambientato nei primi giorni di giugno del 1946 (anno delle prime elezioni libere a suffragio universale) mi dite cosa c’entra “Aprite le finestre” (qui eseguito da Fiorella Bini) portato al successo da Franca Raimondi al Festival di Sanremo di ben due lustri più tardi? Il brano “Perdoniamoci” di Achille Togliani è addirittura del 1960!!! (roba da fare invidia al Pannacciò quando assemblava “alla cazzo di cane” nel suo “kapolavoro” “Stesso mare stessa spiaggia” canzoni degli anni 60, non ascrivibili a una stagione particolare ma prese semplicemente a prestito dalla “Ariston”.
Da incredulità e sbigottimento la “genialata” di trattare la violenza domestica in maniera leggera e figurata (il balletto tra la Cortellesi e il Mastandrea sulle note di un ricostruito “Mille bolle blu” è da far letteralmente cadere le braccia). Peccato perchè le premesse scenografiche e iconografiche per trattare in maniera disturbante (ancorchè se si vuole non necessariamente esplicita) un tema così attuale c’erano tutte.

Sulle scelte musicali “disinvolte” si può in effetti discutere : alcune mi sono piaciute, altre meno, altre no (mettere canzoni TROPPO recenti, e soprattutto davvero fuori luogo, è decisamente infelice…). Invece sono rimasto piacevolmente stupito dal modo in cui la Cortellesi ha trattato i momenti di violenza domestica: anziché indugiare, più o meno morbosamente, su di essi, il fatto di trasformarli in musical, quasi in balletto, l’ho trovato intelligente e piacevolmente spiazzante. Sinceramente, si tratta di un film che è andato al di là delle mie speranze e previsioni, quindi non mi va di fargli le pulci. Quando invece solitamente, coi film italiani, sono ben lieto di fare il rompipalle. Lo sapete fin troppo bene… :sunglasses::smirk:
P.S. Dopo oltre due mesi di programmazione, l’opera in esame sta addirittura a 33,5 milioni di euro d’incasso. E non ha ancora finito… :cocktail::cocktail::cocktail:

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Il film l’ho tutto sommato apprezzato non dico di no. Come gusto personale rimango ancorato a una concezione artaudiana della violenza.

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Capirai, allora. Parli con quello giusto. Potrei farmi tatuare su un avambraccio “Fulci forever”… :blush::wink:
P.S. Viceversa, col film della Cortellesi, non ho davvero “sentito il bisogno” di vedere la violenza bruta e BRUTTA. Ripensandoci, sarebbe stata fuori posto, rispetto al tono generale dell’opera.

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Se per questo anche i due Sapore di mare che, in teoria, si dovrebbero svolgere rispettivamente nel 64 e nel 65 acchiappano disinvoltamente da tutto il decennio soprattutto dal catalogo CGD. Per non parlare degli svarioni nelle battute e nei costumi. Comunque, si, concordo che una ricerca filologica non avrebbe guastato.

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