Ciao Andrea. Ti ringrazio per le tue belle parole che mi rincuorano…Al contrario di questo TAL signor Renato (nome e cognome veri sono evidentemente un mero optional) che continua la sua opera iniziata il famoso 15 luglio 2018. Ti invio con il copincolla delle notizie che, appunto l 15 luglio sono state genialmente tolte da Decadenza Wikipedia dopo anni ed anni nei quali non hanno evidentemente dato fastidio a nessuno. Ma dal 15 luglio è iniziata un’opera meravigliosa di caccia all’ “untore”. Eccolo. Da qui potrai evincere il motivo per il quale Decadenza è un capitolo chiuso:
"Curiosità
Ciao Andrea. Ti ringrazio per le tue belle parole che mi rincuorano…Al contrario di questo TAL signor Renato (nome e cognome veri sono evidentemente un mero optional) che continua la sua opera iniziata il famoso 15 luglio 2018. Ti invio con il copincolla delle notizie che, appunto l 15 luglio sono state genialmente tolte da Decadenza Wikipedia dopo anni ed anni nei quali non hanno evidentemente dato fastidio a nessuno. Ma dal 15 luglio è iniziata un’opera meravigliosa di caccia all’ “untore”. Eccolo. Da qui potrai evincere il motivo per il quale Decadenza è un capitolo chiuso:
"Curiosità
- La sceneggiatura del film viene scritta da [[Antonio Maria Magro]] tra i 15 e 17 anni e subito realizzata.
- La distribuzione del film è stata curata dalla [[Claudia Film]] di [[Guido Capello]]. Una casa di Indipendenti Regionali. La giovanissima età del regista e la concorrenza dei grandi marchi spingono [[Guido Capello]] a cedere il prodotto ad [[Alberto Grimaldi]] della [[PEA]] (Produzioni Europee Associate). Grimaldi, spinto proprio dall’età del regista, visiona il film a [[Roma]] nei suoi stabilimenti e accetta. Purtroppo, prima di arrivare ad una contrattualizzazione, la PEA deve andare incontro a grosse grane: il film di [[Pasolini]] (scomparso anni prima) “[[Salò o le 120 giornate di Sodoma]]” viene bloccato dalla Procura della Repubblica di Milano per oscenità e viene aperto un procedimento penale contro lo stesso Grimaldi. “[[Casanova]]” di [[Fellini]] non dà in Italia i risultati sperati dalla PEA e, per di più “[[Novecento]]” di [[Bertolucci]] ha forti problemi di distribuzione negli [[Stati Uniti]] per via della famosa “mezz’ora di bandiere rosse”, come fu definita da molti detrattori americani. Ovvio quindi che si veda costretto a recedere dall’intenzione di buttare sul mercato il film di un giovanissimo.
- Magro resta molto colpito da questo evento. Per di più il film originale durava oltre 3 ore e mezzo. Costretto dalla produzione a tagliare un’ora e quaranta minuti per poter uscire nelle sale, dichiara di non riconoscere più come suo il film. Da quel momento e per altre motivazioni che non ha mai voluto rivelare, si dissocia dalla distribuzione e dichiara che “[[Decadenza]]” è stata un’opera giovanile e giovanilistica; buona solo per farsi le ossa. Non dispone a tutt’oggi di nessuna copia. E non lo nominerà più.
- Direttore della Fotografia del film è [[Guido De Maria]], considerato uno dei più autorevoli pubblicitari e disegnatori italiani, papà del personaggio di [[Nick Carter]] e di “SuperGulp, i fumetti in tv”. Vincitore nel ’78 del [[Premio Regia Televisiva]]. Magro lo considera il suo unico Maestro di cinematografia insieme al montatore Giovanni Parenti da cui impara “l’arte del montaggio”.
- Di “[[Decadenza]]” , girato in [[Technicolor]]-[[Techniscope]], Magro fa perdere le tracce. Probabilmente il negativo si trova in qualche polveroso magazzino della vecchia Technicolor a Roma.
- Solo alla Cineteca Comunale di Rimini si possono trovare in VHS 50 minuti di scene estive tratte dall’opera e montate ad uso e consumo di una lontana manifestazione sui film girati in Riviera. Ma si tratta solo di un mix documentaristico.
== Collegamenti esterni ==
Ecco, caro Andrea, uno dei punti contenuti per anni in wikipedia alla voce Decadenza che, ripeto:genialmente, qualche personaggio ha cancellato. (lo stesso giorno della cancellazione il signor “renato” ha aperto questo forum…Non vado oltre… )
Ma il genio che ha cancellato quelle preziose notizie non si è limitato solo a quello. Ha addirittura tagliato e rimontato a suo piacimento la trama (sempre contenuta nella voce “Decadenza” di Wikipedia). Una cosa del genere è follia pura, come potrai ben comprendere. Anche perchè ha finito con la frase “non resta quindi che la Morte”. Mentre la PRECEDENTE trama finiva con tutt’altre parole. Eccoti, sempre col copincolla, la trama che PER ANNI (fino al 15 luglio) non ha disturbato nessuno:
“Antonio Novelli, giovane attore, decide, alcuni giorni prima di uno spettacolo teatrale, di recarsi nella propria casa di [[Riccione]] per riposare. Nel breve tragitto in taxi è colpito da alcune banali frasi dell’autista sulla vecchiaia. Alla stazione scende dall’auto un anziano signore che ha il suo stesso nome, attore come lui: è se stesso in un ipotetico futuro nella medesima situazione sia fisica che spirituale. Il contatto con la stazione di [[Riccione]] lo riporta ai tempi di una trascorsa giovinezza, alle splendide giornate passate con Alessandra, probabile primo amore, fatto di baci, carezze e sogni di quell’età che egli porterà con sé probabilmente fino alla morte. L’ambiente raccolto della piccola villa, dove stabilisce un singolare quartier generale delle sue sensazioni, lo costringerà all’incontro con la maturità (immaginata e personificata) e la realtà fatta ancora di incognite, ma già piena di una vita vissuta intensamente; il che non lo esenterà dal chiedersi se in futuro non rimpiangerà gli anni trascorsi, se avrà o meno sprecato il tempo passato. Dopo le prorompenti e spensierate vacanze marine, egli contempla con la vivacità dei tempi del liceo, un’altra fetta di vita che fugge. Il desiderio di gloria (rappresentato da una immaginaria incoronazione nella [[Piazza Maggiore]] di [[Bologna]] filmata da se stesso) lo costringerà alla solitudine, nonostante i sogni rimasti irrealizzati e il desiderio di un disperato contatto umano. Sogno e realtà si confondono ed appare una giovane donna dai capelli rossi che gioca con un bimbo (se stesso?) a risvegliare inconsapevolmente un probabile complesso edipico di moglie, amante e madre.
Intanto il tentativo di dialogo tra il vecchio e il giovane nella villa sotto la tempesta rimane vano: anzi, in un immaginario processo in riva al mare, sotto violentissime sferzate di vento, il giovane giudicherà e condannerà impietosamente se stesso anziano per non aver saputo “vivere” compiutamente. Maria Helèna, la donna della maturità, lo distoglie momentaneamente con la rievocazione del primo incontro e dell’amore a prima vista. Ma anche questo rimane nel ricordo, spezzato solamente dagli interventi sconvenienti di un “assurdo e squinternato” direttore di un’orchestra stonata che vuole quasi rappresentare quel quid che, a nostra inconsapevolezza, disturba e quasi conduce verso binari folli e prefigurati l’esistenza. Il tutto per distogliere dal cammino evolutivo. Gli avvenimenti incalzano e l’incubo in cui intravvede una parte di verità in uno squallido luogo dove un ubriaco poeta lo porta a considerare i dolori che, non solo pesano su di lui, ma sull’intera condizione umana lo trascinano ad intravvedere la propria fine. Dopo avere compreso, in una immaginaria visita al paese natale alla nonna morta, l’impossibilità di stabilire con questa qualsiasi dialogo (dunque è ancora nel mondo dei viventi), ed avere assistito al parto simbolico del primo amore Alessandra (in un’alba di fuoco su scogli contro cui si infrangono rabbiose le onde), al Nostro non rimarrà dunque che la morte. Una morte simbolica, naturalmente, su una barca guidata da uno strano signore dallo sguardo freddo ed impassibile che fin dai primi fotogrammi e per tutto il corso del film, vedrà lui solo, di tanto in tanto. Il giovane attore tenta di fuggire al carico dei ricordi e alla paura del futuro. Nella sua affannosa e irrefrenabile fuga, sulla spiaggia, troverà un piccolo carillon. Questo oggetto piccolo e semplice lo blocca. Forse gli fa capire quanto la vita possa ancora offrirgli e quanto dalla stessa lui possa ancora afferrare con delicata leggerezza. La stessa leggerezza con il quale la piccola gondola suona e gira su se stessa lambita dalle onde. La speranza, sotto forma di un duplice arcobaleno concentrico che compare in quel preciso istante, traspare nel cielo e nei colori, seppur velati, dell’autunno che gli fa da cornice. La giovinezza (intesa come ritrovato coraggio di vivere) in fondo ha avuto la meglio.”
Eh già! La giovinezza, quindi la VITA, ha avuto la meglio!
Ora capisci cosa intendo, caro Andrea? E capisci come mai il creatore di questo forum continua ad intervenire asserendo che l’ironia non è affatto fuori luogo…Cita poi un dizionario di molti anni fa. Era evidente che a 15/17 anni io fossi un “tal”. Io ho girato altre 3 pellicole dopo il primo filmettino giovanile (che comunque è costato più di 600 milioni di lire…Non era uno scherzo, in quegli anni!)
Uni cuique suum! Tu sei una persona colta e gentile dai modi cortesi e decisamente volto alla verità e al recupero di cose interessanti. Qualcun altro vive di rancori, dispettucci e ironie da comari di sperduti paesini montani.
Grazie comunque, Andrea, del tuo interessamento e delle tue belle parole.
Colgo l’occasione, dato che la persona citata nella Voci di Wikipedia non lo può fare per convenzione, per un appello: dal momento che chiunque può entrare su Wikipedia e dare “contributi” mi piacerebbe che qualche anima pia (che vive la vita nella sua meravigliosa pienezza, senza raggiri né rancori sopiti) potesse riaggiustare la voce Decadenza come era prima del 15 luglio. Sarebbe giusto e corretto.
P.S. Mi chiedo come mai non ha tolto anche queste critiche uscite dopo il film che metto in calce e che si trovano (non so ancora per quanto) tuttora su wikipedia. Sottolineo che Dario Zanelli era il critico preferito da Fellini ed è stato a lungo Presidente del Sindacato Critici Cinematografici Italiani.
==Critica==
- [[Dario Zanelli]], su “[[Il Resto del Carlino]]” di [[Bologna]], scrive: “Le ebbrezze e i turbamenti dell’età del malessere, il senso della provvisorietà di ogni esperienza umana e il timore dell’ombra che sempre insegue la luce trovano forma nelle scene più indovinate. Dall’opera di Magro si trae soprattutto il ricordo di un’emblematica stagione (“più lunga ed intensa di mille vite”) che rapidamente si allontana: se ne ricava il sapore di quell’acuta malinconia con cui gli adolescenti sentono il finire dell’estate, come intuendo che con essa già comincia a morire anche qualcosa in loro.”
- [[Adele Gallotti]], sul “[[Roma]]”, quotidiano di [[Napoli]], scrive: “Un film che procura sensazioni forti come la colonna sonora”
- [[Daniele Rubboli]], su “[[Il Popolo]]” di [[Roma]], scrive: “Questo film inserisce il suo giovanissimo autore tra i cineasti di serie A…Un film, splendido nella fotografia e brillante nel racconto, di una vita che Magro ha raccontato con intelligenza e delicatezza, attento soprattutto ad evidenziare questo ripensamento finale dell’individuo flagellato dai ricordi cui solo la morte potrà sottrarlo…E’ bello incontrarsi sugli schermi di “Decadenza” con Antonio Maria Magro perché si ha la dimostrazione pratica di tante cose. In primo luogo che si può lavorare bene nel cinema senza avere alle spalle i colossi della produzione.”
- [[Miriam Urbani]], su “[[L’avvenire]]” di [[Milano]], scrive: “Il bilancio di una vita in una Riccione inedita…Raf Vallone ha definito la partecipazione a “Decadenza” una delle esperienze cinematografiche più significative di tutta la sua carriera.”
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P.S.2 Ribadisco che Decadenza era un tentativo filmico di un ragazzino, non un capolavoro. Sia chiaro.
Molti saluti e ancora molti ringraziamenti per avermi ospitato. Tante cose belle a tutti. Soprattutto a chi della Vita ricorre ancora a fatica il Senso.
Senza rancore,
Antonio Maria Magro