Dolceroma (Fabio Resinaro, 2019)

Per essere un film italiano quantomeno è una boccata d’ossigeno rispetto alla media delle nostre produzioni tutte uguali e omologate. Siamo tra Manetti Bros e Tarantino, ma non si tratta di una pellicola derivativa tout court, diciamo che il GPS la collocherebbe all’incirca da quelle parti. A me è piaciuta molto. Coraggiosa e ambiziosa, talvolta strafa, gli effetti speciali non sono all’altezza (il budget non sarà stato certo quello di un film di Spielberg), però sfida e provoca lo spettatore e a me ha fatto simpatia. Barbareschi in formissima, antipatico e altezzoso come la merda nella vita reale, ma rimane un signor attore a mio parere (qui produce pure). La Gerini è eccellente, quando può dedicarsi a queste caratterizzazioni non da protagonista - ovviamente sbilanciate sul versante erotico e seduttivo - è senza pari. Qui ha una scena che da sola vale tutto il film. Dialoghi discreti, idem regia e fotografia anche se, ripeto, talvolta si esagera un po’.

La genesi è letteraria, si tratta del romanzo “Dormiremo Da Vecchi” di Pino Corrias (giornalista, scrittore, sceneggiatore e produttore televisivo). In rete ho letto critiche non proprio entusiastiche (basta leggere su Youtube i commenti al video del trailer che ho postato…), si vede che io sono di bocca buona e mi basta non dover ingerire il solito Brizzi e/o Muccino della situazione. L’ambientazione “romana” non si sente per niente, tolto il titolo, se il film fosse stato incentrato su Milano, Torino o Parigi, non sarebbe cambiato granché. Attualmente disponibile on demand su Sky.

Cosa c’è da criticare? Avercene di pellicole così, avercene di produttori che scommettono forte su gente che sa fare cinema e non le cavolatine pensate per il passaggio televisivo.

perlopiù c’è un’antipatia insormontabile a prescindere verso Barbareschi (con annesse elucubrazioni politiche), e l’imputazione di essere un film troppo tarantiniano… che poi non lo è affatto così tanto. Tolto un riferimento effettivamente abbastanza esplicito (che spoilero sotto), c’è semplicemente l’essere un cinema alternativo e un po’ “sparato”, cioè il solito calderone al quale assegneresti anche le pellicole di Tarantino, ma poi non è che ci sia tutto questo chiama e rispondi. Io ci vedo più i Manetti Bros che Tarantino per dire. E in ultima analisi, non vedo derivazioni pedisseque e sterili ma semmai un comune sentire a livello di cifra stilistica, tutto qua. Ad averne appunto di film italiani così.

(la scena alla Tarantino è quella delle katane, ovviamente)

Me ne avevano parlato bene e dopo averlo visto confermo che si tratta di un film molto interessante. Cupo, senza uno spiraglio di “luce” che sia uno, ma coinvolgente fino alla fine. Mi ha catturato da subito con alcuni spunti visivi divertenti come il viaggio da Milano a Roma in lapse-time. A riguardo mi è piaciuta anche la scena di sesso con effetto “presentazione” delle varie posizioni. Mi hanno ricordato Guy Ritchie.

La trama regge bene ed è impreziosita dal twist finale anche se a mio avviso gli elementi distintivi del film sono due: la rappresentazione esasperata dell’ambiente cinematografaro romano (anche se mi sembra più una fotografia ferma agli anni '80) e Barbareschi, mattatore assoluto.
Non ho mai amato quest’ultimo, in particolare per i suoi “dietro le quinte” più o meno noti, ma devo dire che sono rimasto entusiasta di questa rappresentazione del laido produttore senza scrupoli. Fantastico.

Beh, a dire il vero c’è anche un terzo elemento distintivo… la scena della Gerini :smiley:

Non l’ho visto, ma noto sùbito il rimando nella titolazione (ed alla scena della Gerini) allo “sweet movie” di Makavejev, laddove Carole Laure si contorceva nel cioccolato con un grandioso nudo integrale