Dylan Dog

L’ho letto ora, a me ha fatto discretamente schifo. Storia noiosa e disegni vomitevoli di un Piccatto ormai allo sbando più totale.

Io non mi sono affatto annoiato. I disegni di Piccatto mi piacciono ancora, anche se non ho capito questa sua innovazione grafica; come dicevo prima la storia è gore e decisamente horror, altra cosa dalle minchiate esistenzialiste che oramai DD ci rifila ogni mese. Ovviamente de gustibus.

I disegni del #301 mi hanno lasciato davvero basito (in negativo, purtroppo). Storia con un’atmosfera un po’ particolare e alla fin fine anche abbastanza “gradevole”, ma nel complesso numero tutt’altro che memorabile…

Aspettarsi un numero memorabile è utopia, ormai. Ma almeno, come dici tu, la storia è gradevole e non annoia. Rassegnamoci o leggiamo altro.

A me ha davvero triturato le palle, non mi ha preso neanche per un secondo.
Forse però la colpa è soprattutto dei repellenti disegni di Piccatto… Ma che gli è preso?
Più che innovazione parlerei di involuzione grafica. Ha un tratto svogliatissimo, ultra-approssimativo. L’impressione è che faccia controvoglia le sue tavole, se continua così si potrà quasi tentare un confronto con i disegni di Dick Drago…

A me è parso il contrario, ossia che abbia cercato di “complicarlo” e di adottare nuove soluzioni stilistiche. Non mi convince, in effetti. Però continua a piacermi.

Più che complicare il suo stile direi che l’ha sporcato.

Piccatto sono anni che ormai è indifendibile. Lo si capiva già da Golconda!.

Il 300 è una cagatona niente male, il 301 siamo li. Forse è il caso di rendersi conto che Dylan è ormai un fumetto per ragazzini. Poteva andare bene forse negli anni 80, ma adesso francamente no. Spero chiuda al più presto così da sgravarmi dall’impaccio di comprarlo ogni cazzo di mese.

Beh…effettivamente caro Drugo non hai tutti i torti , io lo iniziai a comperare dal primo numero nel 1986 ( iniziavo a quei tempi il liceo ! ) ed essendo appassionato di horror , mi piacque subito…poi però verso il numero 100 o giu’ di li’ , mi accorsi che le storie non mi dicevan piu’ nulla , cosi’ , decisi di sospender la raccolta e di comperare solo quei numeri che m’ispiravan come soggetto o disegni ed oggi , reduce dalla lettura del 300 , beh…tenendo presente che sto’ facendo la " Grande ristampa " perchè i vecchi numeri sono andati perduti in cantina , mi rendo conto che , la differenza si vede…per cui , magari non chiuderà come " Mark " " Mister No " o " Nick Raider " ( altro personaggio che poi ha iniziato a copiare romanzi e film !!! ) , tanto per fare qualche nome…però , il " periodo d’oro " oramai è passato e non certamente per colpa dei lettori…ma , del prodotto !!! :confused:

DD funzionava quando andavano di moda i film splatter al cinema (Demoni, La Chiesa, La Casa e le boiate del Fragrasso o gli ultimi exploit di Fulci) e relative operazioni di sfruttamento intensivo (le varie riviste tipo Splatter, Fangooria ecc.). Quando la gente s’era rotta le palle di budelle e frattaglie, DD s’e’ riconvertito in fumettone social-politico-perbenista-moralista-ambientalista giusto per tirare avanti.

A me Sclavi m’e’ sempre rimasto sulle palle, non tanto per le storie che scriveva (alcune erano buone tutto sommato), ma per COME le scriveva, come se fosse stato obbligo inserire i suoi messaggi terzomondisti-filocomunisti-filoperbenisti in ogni vignetta. Da li’ DD ha dovuto -per non perdere lettori- riciclare il solito cliche’ instaurato da Sclavi over and over and over. Insomma, DD e’ diventato una specie di versione fumettistica dei film del Fidani: riciclare sempre e tutto (con rare eccezioni).

Lancio una provocazione: DD è sempre stato un riciclaggio. Le tanto osannate storie di una volta erano scopiazzature di film e romanzi horror famosi, nobilitate dalla presenza di illustratori e sceneggiatori di gran mestiere. Paradossalmente, le storie che mi piacevano di meno erano proprio quelle di Sclavi, che si atteggiava ad “autore” e ti rifilava pipponi esistenzialisti allucinanti; quando si conteneva e si sforzava di scrivere horror puro le cose andavano meglio. Uno sceneggiatore in gamba era Chiaverotti, anche se aveva il brutto vizio di sputtanare tanti script validi con finali atroci. E aggiungo che non ho mai amato storie come Johnny Freak; che era bella, a scanso di equivoci ma c’entrava un cazzo con l’horror e già la vedevo come un’avvisaglia della futura tendenza degenere a concepire DD come “altro” dal genere d’appartenenza. Totale disistima nei confronti di un altro albo adorato dai fans, Il lungo addio; era una love story, io volevo mostri e fantasmi! Poi per carità, sceneggiature horror che ho amato tantissimo ce ne sono: vedi Il fantasma di Anna Never, Attraverso lo specchio, Vivono fra noi, Canale 666, La zona del crepuscolo… ma va ammesso che la verde età influiva molto, non so se leggendolo per la prima volta a 40 anni mi avrebbe fatto lo stesso effetto, ero sicuramente meno smaliziato. L’unica cosa che non nego è che si trattava di un fumetto dotato di un certo carisma, le attuali saghe bonelliane che si concludono dopo pochi numeri mancano di mordente e dopo averle lette le hai già dimenticate. Insomma, un fumetto che ha meritatamente fatto epoca ma i suoi limiti li ha sempre avuti, anche se per amore gli abbiamo perdonato tante cose finchè possedeva una grinta adeguata. Augh, ho detto.

Sono d’accordo con te.
Sul fatto che poi tutti adorino storie come Johnny Freak o Il Lungo addio potrei fare un paragone che a me sembra calzante.
È come quando una band di rock più o meno duro viene ricordata solo per una ballad di successo che diventa automaticamente il pezzo di punta anche se era solo un episodio isolato nella sua discografia.
Poi però il gruppo fiuta un po’ l’affare e inizia a fare un sacco di ballad.

Analogia azzeccatissima. E concordo anche con Tulucca, non è detto che certe storie, rilette oggi, mi farebbero la stessa impressione. Io comunque rimango appassionato di DD, e ogni volta che passo dall’Italia ne compro qualche numero, preferibilmente quelli vecchi.

Datonsi che ho un sacco di ore di permesso arretrate da sfruttare, complice la pausa lunga a pranzo da mia madre, ho avuto modo ri rileggere parecchi numeri del nostro (tutti rigorosamente catalogati e imbustati). Alcune sono storie iperclassiche, altre sono “tarli” giovanili:

GENTE CHE SCOMPARE
IL BOSCO DEGLI ASSASSINI
IL MARCHIO ROSSO
LA CASA STREGATA
HORROR PARADISE
IL RITORNO DEL MOSTRO
ATTRAVERSO LO SPECCHIO
DOPO MEZZANOTTE
OSSESSIONE
LA REGINA DELLE TENEBRE
LA SCOGLIERA DEGLI SPETTRI
IL LUNGO ADDIO
OLTRE LA MORTE
GLI UCCISORI
GRAND GUIGNOL
IL SIGNORE DEL SILENZIO
LA ZONA DEL CREPUSCOLO
IL MISTERO DEL TAMIGI
IL BUIO
IL CERVELLO DI KILLEX

…e altre ancora

Ebbene, dopo questa full immersion mi sono definitivamente rassegnato…le storie, i disegnatori (ma quanto disegnava bene Piccatto!) lo stesso protagonista (pronuncia più volte “stronzo” roba che adesso…), ecc. sono distanti anni luce dal fumetto che acquistiamo oggi in edicola. Prima d’ora cercavo di minimizzare la cosa, ma d’innazi alla massiccia rilettura degli “anni d’oro” non posso che recarmi in edicola in preda allo sconforto.

Oltretutto albi come Attraverso lo specchio m’avevano spaventato sul serio, horror genuino.

L’ultimo numero (il 302, “Il Delitto Perfetto”) è un po’ meglio del solito.
Sempre buoni i disegni di Bruno Brindisi.

Nel prossimo numero ritorna il grande Giampiero Casertano.

A me Brindisi non piace affatto…questione di gusti, lo preferivo su Splatter.

A me i disegni di Brindisi piacciono perché sono molto dettagliati e poi sono estremamente puliti e curati.
Li trovo realistici e piacevoli.
Comunque anch’io lo preferivo sul mai abbastanza compianto SPLATTER.

Per un periodo Brindisi ebbe un inquietante clone alla Bonelli: Luigi Siniscalchi. Lo copiava in maniera imbarazzante ma poi dopo un po’ di tempo si creò uno stile molto più personale.

Che fine ha fatto, Siniscalchi? Lavora ancora presso Bonelli?