Nell’ottica di confermare la mia ignoranza cinematografica, volevo sapere cosa ne pensate in generale delle recensioni di Enrico Ghezzi.
Il mio contatto con questo personaggio è oramai limitato alla sua rubrica di Rolling Stone, che persevero nel tentare di comprendere, con scarsissimo successo.
io non ci capisco un cazzo, secondo me parla a caso. se fosse bravo riuscirebbe a dire quello che pensa facendosi capire.
poi per il suo lavoro da blob a fuoriorario nulla da dire, è comunque un dritto.
io lo incontrai una volta e mi ricordò andy wharol quando viene rappresentato nei film (the doors, basquiat…) cioè come un tipo leso ma geniale.
su rolling stones mi godo di più la rubrica cinematografica “dall’alto di un cazzo” di gherarducci della gialappa’s
A me piace Ghezzi, non tanto per quello che scrive ma per il personaggio che interpreta. Mi diverte e lo ascolto e leggo sempre volentieri non prendendolo però come punto di riferimento.
Come la maggior parte degli intellettuali non si preoccupa di raggiungere le grandi masse quando esprime le proprie opinioni e, per non essere frainteso, aggiungo subito che anch’io capisco pochissimo dei suoi monologhi.
Trattandosi di un personaggio pubblico ed avendolo conosciuto di persona, credo si possa dire che la sua mente, molto probabilmente geniale, non riesce però a controllare il suo corpo nel senso che appunto spesso effettua dei movimenti ingiustificati: a questo proposito mi è sembrato un personaggio dotato di una buona dose di auto-ironia e non a caso prepara le presentazioni di Fuori Orario volutamente fuori sincrono.
Conservo un buon ricordo della sua persona che mi è parsa gentile, garbata e simpatica oltrechè non tirarsela per nulla.
Mai preso sul serio. Forse neanche lui si prende troppo sul serio, ma è un’ipotesi e nulla di più. Cinematograficamente condivido il suo amore per Cronenberg (ok, magari lui esagera con le pippe mentali sui film del regista canadese).
L’ho conosciuto a venezia nel 2004, mentre facevamo la fila per vedere “ESTRATTO DAGLI ARCHIVI SEGRETI DI UNA CAPITALE EUROPEA” di Riccardo Freda. Dopo aver commentato sul fatto che nessuno dei due aveva mai visto il film, gli ho ricordato di averlo incontrato a Roma in occasione del concerto degli Oneida. A quel punto mi è sembrato naturale parlare di musica e di kraut rock in particolare. Mi è sembrato subito molto ferrato in materia, ma alla mia domanda se conosceva i Faust mi ha risposto con un inaspettato: questi mi mancano…come si scrive?..quanto alle recensioni, mi ha sempre affascinato la sua analisi sul cinema nipponico e in particolare sul suo “amico” Shynia Tsukamoto. E poi senza di lui non avremmo mai visto alcuni film “invisibili” della Nouvelle vague, che riproponeva spesso negli anni 90. Non un genio, ma un uomo di rispetto. Senza dubbio.
Le sue recensioni in tv a margine dei film che passa Fuori Orario le ho sempre trovate interessanti, pur capendo forse solo il 10% di quanto dice…
Ricordo che lo incrociai a Venezia nel 2000 (al Festival, ovviamente) ed ebbi l’impressione di un uomo timido e piuttosto trasandato nell’aspetto esteriore…
In ogni modo solo per quello che grazie a lui e a pochi altri è passato in tv su raitre gli devo sempiterna gratitudine.
Incontrato svariate volte in giro per Roma pur non avendo avuto mai il piacere di poterci parlare… amo i suoi deliri notturni prima di Fuori Orario (che, imho, fanno parte del suo personaggio) anche se a volte sono un po’ astrusi (del resto la stanchezza per l’orario a cui vengono trasmessi non aiuta certo a comprenderli meglio) e molte volte mi hanno fatto incavolare per la loro lunghezza che mi costringeva a rimettere in pausa il videoregistratore dato che, immancabilmente, i commenti duravano sempre di più dei 5 minuti su cui sono tarati tutti i videoregistratori :-p
Confermo però la sua passione per la musica, infatti almeno un paio di volte l’ho incontrato proprio ad alcuni concerti… uno me lo ricordo benissimo: era quello degli Hot Tuna di Jorma Kaukonen e Jack Casady al ‘vecchio’ Palladium di Roma. Per questo motivo mi sembra strano che una persona della sua età non conoscesse i Faust
Cmq credo che tutti noi amanti del cinema gli dobbiamo essere davvero molto grati, a prescindere dai sui discorsi a volte astrusi, per averci fatto (ri)scoprire, grazie a Fuori Orario, molti maestri dimenticati del cinema mondiale e una svariata caterva di film muti. Impagabile poi il progetto di mandare in onda (più o meno) tutta la filmografia di Ozu :rolleyes:
Forse l’unica sua ‘fissa’ che non condivido riguarda Sokurov: imho ha mandato in onda i suopi film davvero troppe volte!
In effetti non credo che Pat volesse mettere in dubbio i meriti di Ghezzi nella programmazione di Fuori orario; voleva semplicemente sapere cosa pensassimo delle sue recensioni. Mi pare siam tutti d’accordo nel rilevare che sono incomprensibili.
io ho avuto il piacere di leggere alcuni suoi libri, ma raramente recensioni. e poi, naturalmente, essendo un insonne cronico da sempre… beh, diciamo che per me la notte comincia sempre con un tuffo in fondo all’acqua. con una immersione che riserva ed ha riservato sempre squisite sorprese.
in effetti i ragionamenti che arrovellano Ghezzi durante le sue “presentazioni” sono abbastanza ostici… e non è un caso che spesso Ghezzi mi faccia pensare a Bene… con cui, infatti, ha anche collaborato.
però posso dire una cosa.
ogni volta che ho registrato nottate fuoriorariesche ho sempre registrato anche i blob di apertura -spesso geniali- e le relative “presentazioni”.
mi è capitato, quindi, di ascoltare e riascoltare molte volte le sue parole… credo che ci sia del metodo… nella sua follia.
le sue parole non sono (quasi) mai lanciate a caso… le sue sono scatole cinesi. un’immagine ne apre un’altra, e questa un’altra ancora…
è facile perdersi.
poi certamente capisco che la sua “astrusità” possa piacere, o meno.
io cmq adoro fuoriOrario, parentesi ghezziane comprese.
e spesso mi è stato perfino utilissimo… quando, per esempio, preparavo uno dei due corsi di storia e critica del cinema, con Cronenberg tra i registi da approfondire… beh, le riflessioni di Ghezzi sono state un ottimo spunto per organizzare il viaggio che mi interessava fare.
ma questo è solo un esempio tra tantissimi.
Visto che alcuni di voi lo hanno incontrato, mi chiedevo se è in grado di intendere e volere e quindi FA l’intellettualoide pazzo, oppure lo E’ davvero…
In grado di intendere e di volere lo è (avendolo sentito discorrere al torino festival sono di quest’avviso) ma ovviamente non vuol dire (legalmente lo era pure Ted Bundy). Comunque molto trasandato, l’eccentricità è sicuramente una delle sue qualità.
Assolutamente in grado di intendere e volere e molto controllato nelle sue reazioni: nell’occasione in cui l’ho incontrato alcuni suoi amici con i quali aveva appuntamento, oltre che rendersi irreperibili sui cellulari, l’hanno chiamato addirittura dopo tre ore dall’orario convenuto per dargli buca.
Io mi sarei incavolato come una bestia mentre lui non ha fatto una piega.
Sono rimasto allibito quando mi ha detto di non conoscerli. Parlando brevemente del Kraut Citava i Can e i Neu! ma non i Faust. Allorachè io gli ho ricordato se li conoscesse. E rispose sorprendentemente: Questi mi mancano…ed io: sono essenziali almeno quanto gli altri 2.
Riguardo i libri e i saggi, consiglio a tutti il suo Castoro su Stanley Kubrick, molto interessante, in cui, essendo scritta, la sua critica non è poi così criptica come sembra. E’ un semiologo ante litteram.
premesso che una volta mi bevevo tutte le presentazioni ghezzi a fuori orario e che ora le salto a piè pari, rimane cmq un grandissimo sia per il suo pensiero, sia per quello che ha fatto per la tv di stato
non so se hai presente la scena di “the Doors” in cui Jim Morrison viene presentato ad Andy Wharol, gli regala un telefono e lui stralunato duro gli dice che lo userà per parlare con Dio (più o meno…). Ecco, io ho assistito ad una scena simile in un contesto abbastanza simile e lui mi ha ricordato totalmente Wharol, stesso tono di voce, stesso atteggiamento con testa nel suo mondo.
Ghezzi con maschera veneziana stava leggendo un testo (di cui non si sentiva assolutamente nulla se non un mugugnare lontano) mentre scorrevano le immagini di “Empire” di Wharol, inquadratura fissa all’Empire State Building. In realtà stava presentando il cortometraggio che sarebbe venuto dopo, Grandmother di Lynch. Una mia amica presentò Ghezzi ad un mio amico proprio davanti a me dicendogli “Enrico Enrico ti presento Paolo Pecci, a lui piace Eizenstejn!” e Ghezzi: “molto piacere” e se ne andò con mio sommo sbigottimento. (e raccapriccio)