Comincio dalla domenica perché i film visti erano, per me, meno interessanti:
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Walking Woman: j-horror con creatura/oggetto malefico, azione violenta e temi sociali come la descrizione di un ambiente di lavoro tossico; ottimo inizio nella foresta, sfx di gran qualità e originalità, nonostante il budget piuttosto limitato, e vari colpi di scena ben gestiti dal regista e dagli attori
→ secondo me, un regista da seguire e un film da recuperare, se si riesce -
Beaten to Death: piaciuto parecchio agli altri festivalieri, l’ho trovato un survival movie ben fotografato, ma di una prevedibilità incredibile, anche piuttosto lento dato che certe scene sembrano non finire mai e non così violento come la campagna marketing voleva spacciarlo
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When you wish upon a Star: gran delusione, dato che l’altro film del regista proiettato durante il week-end mi é piaciuto molto; Katsumi Sasaki, presente durante il festival, ha spiegato che inizialmente aveva previsto una rappresentazione teatrale con molti attori esordienti, ma, essendo naufragato il progetto, aveva deciso di scrivere un film corale, dove farli recitare tutti
→ il risultato é un film confuso che pare un Snatch senza i soldi, senza il talento registico e soprattutto la capacità di scrittura di Guy Ritchie, con come principale punto di forza l’onnipresente musica punk-rock giapponese e un pappone molto stiloso
Invece sabato, ho potuto visionare:
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Mukuro Trilogy: pur non essendo un amante del cinema splatter, questo film é una vera goduria per gli occhi; le tre storie che compongono il film (tre cortometraggi assemblati per risparmiare sul costo di un lungo) sono abbastanza immorali, ruotano intorno ad un nucleo famigliare e si svolgono principalmente all’interno delle quattro mura; musica e fotografia contrastano enormemente con la violenza delle azioni commesse; menzione speciale per gli aspetti pseudo reliogioso-settari del secondo episodio e la spietata coppia vendicativa, formata da madre e figlia, del terzo episodio
→ consigliatissimo ! -
Vermilion: Daisuke (anni 2020) Mon Amour, più ci penso più il film mi piace! Meno sorprendente che The dog and the catfish, questa volta i colori non sono più grigiastri ma sgargianti, i personaggi sono (un po’) più convenzionali (la coppia per convenienza, il padre che comanda perché ricco e potente, la domestica che soddisfa il marito represso e l’amante pittrice che si intrattiene con la moglie); qualche elemento thriller sul finale e due scene di pratiche sessuali da antologia. Natsumi Tadano magnifica in un personaggio piuttosto sfaccettato per un porno soft.
→ ancora più consigliatissimo !!!
E per sabato non é escluso che qualcun’altro aggiunga le sue recensioni