IL CONCETTO UNIVOCO DI VERSIONE INTEGRALE

Trovo che “versione integrale” sia un termine convenzionale comodo per casi filologici semplici, ma il modo migliore per evitare fraintendimenti è, a mio parere, definire le singole copie nella maniera più accurata possibile.

Ad esempio, nel caso di Roma violenta potremmo parlare, nella tradizione italiana del film, di copia pre-censura (la copia presentata alle commissioni), copia censura (quella approvata in censura, col taglio citata) ed edizione cinematografica (probabilmente corrispondente a quest’ultima).
In questo caso, le edizioni vhs presentano il film nella sua copia pre-censura, il master Mediaset nella sua copia censura / cinematografica, ovvero il pre-censura tagliato.

Si potrebbe decidere, convenzionalmente, di definire la copia pre-censura “versione integrale”, ma basterebbe un’edizione estera con varianti di edizione per rimettere tutto in discussione, così come tagli preventivi da parte della distribuzione o edizioni video tratte da negativo che includano materiali mai montati altrove.
Per questo motivo, in linea di massima tendo ad evitare la definizione di “versione integrale” se non in rapporto a una singola versione/edizione (ad esempio: Roma violenta su Mediaset è presentato in una versione integrale dell’edizione cinematografica).

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