I'm Thinking of Ending Things - Sto Pensando di Finirla Qui (C. Kaufman, 2020)

Jake e Jessie stano da poco insieme, in quella prima fase del conoscere i genitori di lui, come a consolidare la relazione, uno step obbligato nell’evoluzione della coppia, da qui inizia a porsi molte domande, troppe, un esagerazione…

“Sto pensando di finirla qui” ditevelo anche voi se per caso iniziate il film…

Ok netflix si è comprata Jesse Plemons, e dop aver appena visto Game Night e il fatto che a un certo punto parlano di giochi da tavolo, si comincia involontariamente a volerlo materializzare sottoforma di sequel ideale, poi invece no, non c’è niente da ridere, lei si fa tante di quelle domande e di quei viaggi che… niente la prima parte ammetto che è piacevole, ci si mette comodi sul divano e si ascolta la conversazione nell’auto, poi il tutto deraglia quando arrivano a casa dei genitori, deraglia che neanche il disastro di Balvano!
I genitori sono interpretati dall’ottima Toni Colette che sembra quasi tornare sui passi di Hereditiary, il padre è David Thewlis uno dice naturalmente, vuoi che non si trasformi in licantropo?

Va bene, è il cinema che a me non piace, se tornassi indietro non lo riguarderei, utilizzerei le due interminabili 2 ore per dormire o fare altro, ulteriore fastidioso il fatto che sia presentato in un odioso 4:3 con due odiose bande nere ai lati, ste ricerche di dettagli inutili per distinguere ciò che perde in partenza.

Si mi ha fatto venire il nervoso, l’ho guardato a scatola chiusa dopo aver visto un bell’ 8 sull IMDB, poi oggi che è su netflix da nenache un giorno è già a 7.4, sarà una downward spiral come i mugshot dei fumatori di crack.

Ho assolto il mio obbligo morale nei confronti di @SWAT

Al di là del suo commento, non avevo letto nulla sul film se non le lodi sparpagliate per cui per me poteva essere qualsiasi cosa. Solo alla fine ho capito che voleva essere un film “d’autore”.

Apro una parentesi. Non sono mai stato un fan di questo genere di cinema (non mi farei mai l’abbonamento a MUBI) ma ne apprezzo diversi esempi. Da giovane andavo spesso in un cinema d’essai. La cosa fondamentale però è che non mi devo sentire essere preso per il culo cosa che in questo caso è successo.
Per esempio la scelta del formato 4:3 ed aggiungo quella dei titoli scritti con carattere microscopico sembra la pipì del cane che marca il territorio cioè il regista che ti mette quei dettagli con i quali vuole far vedere quanto sia ficamente personale la sua opera.

Pronti, via: voce della protagonista fuori schermo che inizia a gettarsi in uno sproloquio gratuito. Segue mezz’ora di insopportabile verbosità dei due “gamenighter” nella quale iniziano ad essere disseminate le prime gocce di acido lisergico. Il tutto con lo scadenziamento del tergicristalli per favorire il trip.

Cambio di registro con l’arrivo nel casale: dai monologhi da teatro off si passa ad uno scenario inquietante simil-horror. Dura poco perchè poi si ritorna alla verbosità con la componente lisergica un po’ più accentuata. Finale esplicativo (?) e tutti a casa.

Non aggiungo altro per evitare di rovinare la visione di chi vorrà sottoporsi a questa prova. Secondo me qui Kaufman ha provato a fare il Kubrick rendendo in modo visionario un libro che non sarà sicuramente facile ma dubito che sia così incasinato. Non mi sembra però sia riuscito nell’intento. Chiaramente questa è la mia considerazione perchè in rete ho visto cinefili che si sono dedicati a pratiche solipsistiche mentre commentavano questo film. Mancava che sottolineassero l’occhio della madre… A me invece la visione di questo film ha fatto rivivere la tremenda sensazione di noia che provai quando a dodici anni per sbaglio andai a vedere Solaris di Tarkovskij pensando che fosse un normale film di fantascienza (chiedo umilmente scusa al maestro russo per l’inopportuno paragone)

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come si dice, “Nome omen”. E mai titolo fu più azzeccato (per me). Ogni 5 minuti (a dir tanto) ho pensato esattamente al titolo del film; il dito fremeva sul pulsante “stop” ma poi il cinefilo s’illude e crede a quelle cose lisergiche del tipo “per giudicare devi vederlo tutto” o “ormai lo hai iniziato e devi arrivare in fondo”…

In soldoni, è

Riepilogo

come se avessero messo su pellicola alcuni forum tipo “Fobiasociale” mischiato al “forum degli incel” in un lisergico “wishful thinking”

A chi ci ha visto Lynch, suggerirei di ripassare qualche film di Davide (che nonostante il nome resta pur sempre il Golia di riferimento): lì c’è forma si, ma supportata da contenuto. In questo Kaufman ho trovato solo forma -anche di maniera, se vogliamo- (mal) supportata da risibili dialoghi 2020 d.c. (misoginia, femminismo e omofobia tirate lì, giusto per spot progressista. una comica).
Attori, sempre per me, così così; niente di che (e forse supportati da un doppiaggio vagamente ebete, soprattutto il ragazzo che pare fisso sotto metadone). Thewlis fa quel che può, certo non può scatenarsi come in “naked”.
Tra l’altro, non conoscendo la trama, pensavo che il film parlasse di tutt’altro :-/

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A me invece è piaciuto molto. Kaufman ha preso un romanzo mediocre - che rispetto al film la butta più sul thriller/horror e sul twist finale che qua non c’è nemmeno perchè si capisce fin da subito dove vuole andare a parare - e lo ha plasmato mettendoci dentro (come fa sempre) tutto il suo male di vivere e la solita dose di solitudine cosmica. Diciamo che cinema come questo nove volte su dieci è fuffa da hipster, ma poi capita un film di Kaufman e io mi aspetto di leggere da un giorno all’altro la notizia del suo suicidio.

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