La grande bellezza - Paolo Sorrentino, 2013

A me La Grande Bellezza non è piaciuto (sperando per questo di non essere invidioso, ebete o anti-italiano). Mi è perfettamente chiaro che il proposito di Sorrentino era con ogni probabilità realizzare “flaubertianamente” un film sul niente, ritrarre la fuffa della mondanità romana, l’inconsistenza dei suoi personaggi, la vacuità delle loro vite, l’imperturbabilità dei loro (dis)valori, l’ironia della loro involontaria ridicolezza; in questo senso Sorrentino pare proprio aver raggiunto il suo obbiettivo…e però il film è noioso, a tratti irritante, a causa di quella estenuante, sfiancante, snervante, ossessiva ripetizione di feste, gente che balla, cartoline romane e personaggi macchietta. I continui e reiterati virtuosismi della macchina da presa stancano, perché sono un esercizio di stile fine a se stesso. I primi 10 minuti sono (purtroppo) paradigmatici, una fluidità di movimento continuo, la MdP non sta mai ferma, viene il mal di mare, mentre la musica incessante ti bombarda.

Mi ha messo tristezza quella parata di volti noti del cinema italiano (Verdone, Isabella Ferrari, Lillo, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Giorgio Pasotti, addirittura Fanny Ardant) che fa a gara per “esserci”; idealmente la perfetta incarnazione proprio di quel circo mondano di nullità e fancazzismo che Sorrentino intende ritrarre (e forse stigmatizzare…dico forse), quelli a cui importa farsi vedere più che esistere realmente. Personaggi inutili, pretestuosi e minimali vengono impilati uno sull’altro, proprio come dice Federico, e di certo non poteva mancare la giraffa per meritarsi l’agognato paragone con Fellini.

Detesto la Ferilli, ma le va dato atto che in un film così entropico quei 10 minuti complessivi in cui lei è sullo schermo danno un minimo di sostanza alle scene. Verdone sta sprofondando sempre di più nella parodia di se stesso, la povera Serena Grandi è trattata come un freak del circo (a proposito, naturalmente non poteva mancare la nana…).
Due i momenti che mi sono piaciuti: quando Servillo demolisce la borghesotta piena di vanagloria e impegno civile, e quando racconta nostalgicamente alla Ferilli la sua “prima volta”; ecco, in queste brevi parentesi arriva qualcosa, c’è della polpa, oltre alla sfibrante forma che in questo film è drammaticamente tutto.

Ho ricevuto una badrep per il mio post su La Grande Bellezza (ovviamente non firmata). Cercherò di prender sonno comunque la notte, anche se sarà dura, però…così, a titolo di cronaca, e di buona memoria per un corretto utilizzo del forum (visto che, al riguardo, qualche sano cazziatone a suo tempo, da pivellino, me lo sono preso):