La rivolta - Duvar (Yilmaz Güney, 1983)

dopo il bellissimo yol, guney carnifica il sogno di william hayes e gira il suo autobiografico lascito testamentario, implementato dall’aneddotica di suoi ex compagni di istituto carcerario. un midnight express iper-realista dal punto di vista della turchia, reticente a ogni ossequio spettacolare e perciò ancora più crudo dolente e impressionante. e come sempre in guney, poetico nonostante la violazione e la degradazione di ogni diritto umano e del milieu carcerario, non così lontana da quella narrata da parker che fece a suo tempo storcere le nari a parecchi.
esce da noi tre anni dopo la sua realizzazione e i suoi giri per festival. in vhs lo si reperiva dandogli spietatamente la caccia per ogni possibile videonoleggio per la DB video

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Ho la DB Video, il film non lo vedo da tempo ma ricordo che mi piacque molto.

Se non sbaglio fu girato con una troupe turca ma in Francia, poiché Guney dopo essere sacppato dal carcere si rifugiò a Parigi in esilio.

Sicuramente @bastardnasum saprà dirci di più.

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beh, che dire… è l’ultimo suo film come regista, dopo che nel 1982 Güney era riuscito a fuggire dal carcere in Turchia e riprare in Francia dove, comunque sarebbe morto di malattia nel giro di un paio di anni non perdendo l’occasione però per girare un ultimo film (“Duvar”, appunto: il suo ritorno alla regia “vera” dopo tanti anni di film girati da altri registi su procura nei lunghissimi periodi di detenzione) e di vincere la Palma d’Oro col bellissimo “Yol”

Detto questo il film è l’ennesimo grido di accusa del regista verso il regime politico di quegli anni definito da lui stesso “un carcere aperto con 50 milioni di detenuti”.
C’è da ricordare che nel 1980 ci fu il colpo di stato militare che durò fino al 1983, una delle pagine più oscure della storia del paese. Anche se in realtà il regime non fù particolarmente crudele in termini di vittime (i morti in realtà erano tutti causati dagli scontri diretti tra gli esponenti dei partiti di sinistra e quelli di destra) fu particolarmente repressivo nell’ordinare arresti arbitrari, preventivi o puramente basati su motivazioni di natura ideologica. Paese strano la Turchia dove pur di preservare le istituzioni democratiche create da Ataturk, a volte è stato necessario ricorrere allo strumento della dittatura per evitare che il paese scivolasse nell’orbita comunista o, al contrario in pericolose tendenze nazionalfasciste o di radicalismo religioso.

Fatto sta… “Duvar” (Il muro) è pienamente ambientato nel clima politico di quegli anni difficili. Le condizioni dei giovani carcerati, umiliati, picchiati, deprivati della loro dignità e della loro felicità altro non è che l’accusa del regista verso la dittatura che vorrebbe plasmare - anche a suon di botte e violenze - una nuova generazione senza idee, senza ideali, senza personalità che possa essere docile, servile e piegata ed assuefatta alla violenza del potere.

Per certi versi ricorda il precedente “Yol / La strada” (diretto su commissione dall’amico Şerif Gören mentre Yılmaz Güney stava scontando l’ennesimo anno di carcere prima della sua rocambolesca fuga): anche qui è la storia di un gruppo di carcerati che anelano soltanto a godere di un attimo di libertà. Se in “Duvar” la libertà rappresenta solamente un minimo di condizioni umane in più, meno violenza, meno angherie e meno bastonate da parte di tutti e tutto (magari nel nuovo carcere in cui vengono trasferiti), in “Yol” la libertà è di poter godere di quei pochi giorni di licenza concessi per poter riabbracciare amici, parenti, fidanzate prima di tornare nuovamente tra le mura del carcere. E’ inutile dire che in entrambi i film, questa speranza sarà destinata a finire male per tutti.

Film commovente - benchè io preferisca Yol proprio perchè girato in loco ma giustamente molto importante per capire una pagina di storia che nessuno ha dimenticato. Se ancora oggi l’appartenenza e gli schieramenti politici in Turchia sono sempre così accesi e “vivaci” come in quegli anni, se è vero che la Turchia sta attraversando una nuova e profonda crisi economica come in quegli anni, se è vero che oltre al difficile ruolo di mediatore tra Russia ed Occidente, il paese deve affrontare anche la nuova svolta conservatrice-religiosa di Erdogan. Tutti mi dicevano che ci sono le stesse premesse per ritornare a quegli anni bui tra il 1980 e il 1984 però fortunatamente, anche durante le ultime elezioni amministrative ho visto un paese che forse ha capito la lezione e, piaccia o no, ha imparato qualcosa da quell’esperienza.

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io non ho mai avuto ben chiara la faccenda inerente le accuse di omicidio. guney tutto poteva essere tranne che un omicida. forse la cosa più incredibile di tutte è di essersi ritrovato a coabitare con cetin inanc, col quale sbocciò poi una grande amicizia.

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le accuse di omicidio parrebbero essere vere… uccise un giudice che lo condannò (una delle tante condanne) in precedenza.
D’altra parte, conoscendo un pò il carattere dei turchi, non è una cosa poi così infrequente. Leggo nella sua biografia che ha cercato di far fuori anche la propria moglie investendola con la macchina. Insomma, diciamo che forse ogni tanto gli si chiudeva la vena, ecco…

Personalmente - c’era anche il mio fratello - si conobbe un turista simpaticone turco a Kuala Lumpur che ci disse candidamente che aveva ucciso un poliziotto e si era beccato 12 anni di carcere. E negli anni scorsi a Istanbul ne ho visti almeno 2 sicuri. E dove lavoravo all’ostello questo inverno, sotto le finestre ogni notte prima dell’alba era un massacro totale contro travestiti, prostitute, immigrati… mi chiedo se anche li ogni tanto non ci sia scappato un morto.

Diciamo che i turchi sono un popolo abbastanza sanguigno, simpatici e pieni di storie e impegno politico e sportivo, ma decisamente impulsivi. Uno dei vanti tutt’ora ad Istanbul fu quando la tifoseria di una delle tre squadre principali uccisero due hooligan inglesi durante una partita di coppa europea qualche anno fa (Galatasaray vs Leeds nel 2000). E’ rimasto nella storia e nel vanto del calcio turco come motivo di orgoglio: ecco questo spiega molte cose dalla loro natura abbastanza impulsiva e orgogliosa. in questo son molto simili ai russi. L’omicidio d’orgoglio o per altri motivi non è una soluzione così infrequente o balzana nella loro cultura, anzi è tutt’ora piuttosto usato.

D’altra parte aggiungiamo poi che Guney veniva dal Kurdistan, terra dura, spietata, che non perdona. Terra martoriata, oppressa e perseguitata da tutti. Si è ritrovato - prima ancora di essere scrittore, agitatore politico, attore e regista, a fare diversi lavori umili nei quartieri più poveri e pericolosi di Istanbl - quelli raccontati nei suoi film “urbani” - come Kasimpasa o Tarlabasi, i quartieri dove abitavano ed abitano tutt’ora i curdi, pericolosi anche oggi, poverissimi, arretrati, sudici, dove è normalissimo incontrare gente con la pistola (ricordo con un mio amico fotografo di Prato che si camminava li, si vede un omino alla finestra, gli si chiede se lo si può fotografare e lui, tutto contento ci dice di aspettare: dopo un minuto ritorna con una pistola in mano e si mette in posa tutto sorridente)… quei quartieri pericolosi oggi che lo erano ancora di più negli anni '60 quando cominciò il suo impegno a favore della causa curda che nella grande città viveva (e vive tutt’ora, perlomeno in quei quartieri) nelle condizioni più arretrate e violente, una sorta di Scampia del medio oriente. Non c’èda stupirsi quindi di questo fatto. Purtroppo la Turchia ed i turchi sono una terra ed un popolo affascinante, caldo, impulsivo, generoso. Ma allo stesso tempo abituati alle durezze e alla crudeltà della vita.

Tra l’altro - per chi vuol conoscere un pò di più quei quartieri di cui ho parlato sopra, ho appena trovato un bell’articolo e, sopratutto, delle foto molto esplicative: non è cambiato assolutamente niente e forse è diventato ancora più povero con la grande crisi economica degli ultimi 3-4 anni. In effetti questo è il quartiere ed è in mezzo a questa gente che Guney ha ambientato tanti dei suoi primi film urbani da regista:

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Popolo “sanguigno”, dici. O intendevi, più semplicemente, sanguinario?:wink::woozy_face::black_heart:
P.S. Del resto, una volta si diceva “Mamma, li turchi!!”. Mica russi, o cinesi,o crucchi, o marocchini…:clown_face::nerd_face:

Nel documentario The legend of the ugly king si vede un backstage di un film, forse proprio Duvar, in cui Guney perde la pazienza con un giovane attore, un ragazzino, che non ricordo in cosa sbagliasse, ed inizia a prenderlo a schiaffoni, ma picchiando giù duro! :fearful:

Poi però, quantomeno, si scusa.

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No, in realtà intendo proprio “sanguigno”. Sanguinari sono popoli come i mongoli (di cui i turchi, a tutti gli effetti, son discendenti) che sono veramente sanguinari, cattivi, spietati, crudeli nel dna, nell’animo, nelle relazioni umane anche oggi nel XXI secolo.

I turchi per me son persone veramente meravigliose, di una profondità culturale come ho visto da poche altre parti. Forse un pò in Russia…e come i russi, popoli entrambi abituati ad essere invasi, attaccati, depredati, sottomessi da altre culture o altre religioni, hanno nel proprio DNA questa consapevolezza che la vita è dura, fatta anche di spietatezza e crudeltà mai fine però a se stessa. Sono un popolo che ha i tratti tipidi delle popolazioni mediterranee, accoglienti, emozionali, amanti della vita, del cibo, dell’arte, della bellezza e del fancazzismo (quando e se se lo possono permettere, il che è sempre stato difficile) però è ovvio che tutti questi secoli di invasioni, domini, lotte, le loro origini mongole portano dietro con se quel quid di “spietatezza” se così la vogliamo chiamare che magari uno spagnolo o un francese o un italiano magari non hanno. Ma d’altra parte bisogna anche calarci nel valore culturale che viene dato all’omicidio nelle varie società: benchè sia sempre un crimine ad ogni latitudine, per certe culture è pratica ed accadimento talmente diffuso da risultare non più scandaloso o grave di un furto o uno stupro. E’ tutta una questione di relatività: se in Finlandia già un disgraziato che ruba una mela al mercato probabilmente verrebbe additato come il più depravato e terribile criminale del paese e finirebbe nelle prime pagine di giornali e telegiornali, un omicidio in Turchia… cosa vuoi tu che sia? ci son abituati. Ma non per cattiveria o vera crudeltà come i loro originari progenitori mongoli ma semplicemente perchè… così… son popoli che si scaldano e si accendono facilmente, il sangue mediterraneo si riscalda e viene fuori di tanto in tanto la loro origine tartara delle lontane steppe mongoliche.

Diciamo che io li giustifico, al contrario di altri popoli che sono si veramente crudeli di natura e di proposito

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Chiaro ed esauriente, grazie. Tu, li giustifichi. Io, me ne sto ben lontano. Ognuno fa le proprie scelte…:no_mouth::handshake:

a giudicare dall’eptalogia di siccin anche terribilmente superstiziosi!