La rosa nuda (Tata Esteban, 1986)

Oscuro titolo arrivato nelle nostre sale a metà anni ottanta direttamente dalle Filippine.

Un bambino sorprende la madre che fa sesso sfrenato con tre amanti contemporaneamente. Poco dopo il coniuge la sorprende e in seguito ad una colluttazione lei gli spara e poi si suicida. Da quel momento la sessualità e l’equilibrio psichico di quel bambino saranno fottuti per sempre.

Ritroviamo il bambino cresciuto che sul lettino di una psicanalista ci racconta tutte le sue degradazioni, perversioni ed aberrazioni morali e sessuali.

Siamo dalle parti della sexploitation dura e pura, con però molti elementi disturbanti che contaminano l’aspetto erotico della pellicola dondole un’aura malata, trasformando il sesso in ossessione deviata.

Le scene di sesso sono lunghe ed insistite, molto esplicite, quasi ai confini della pornografia (la penetrazione non è mostrata ma l’impressione è che i rapporti non siano simulati).
La devianza si eplicita in alcune esplosioni di violenza, spesso dovuta e dei transfert in cui il protagonista associa i vari troioni con cui ha a che fare con la madre, ed in una visione del sesso in generale distorta e ossessiva.
Una sensibilità molto diversa da quella occidentale attuale fa si che in alcune scene siano in campo dei bambini in situazioni decisamente inopportune (ad esempio madre ed amante nudi scoperti dal bambino che si è alzato di notte, la madre che lo percuote ripetutamente dandogli del figlio di puttana e gridandogli in faccia che avrebbe fatto meglio ad abortire). Non è tanto la violenza mostrata a disturbare quanto la brutalità delle situazioni, messe in scena senza body double o altri stratagemmi realizzativi: i bambini erano lì sul set e prendevano parte a tutto ciò.

Da segnalare anche una suggestiva scena onirica in cui il bambino con un fucile a pompa spara contro gli amanti della madre.

L’ultimo racconto del protagonista alla psicanalista riguarda l’unica compagnia femminile con la quale egli si sia sentito davvero a suo agio… Una bambola gonfiabile “di lusso” che mentre lui la penetra continua a dire “ti amo” con una stridula vocina meccanica.
La scena trasmette una sensazione di sciatteria e di tristezza davvero impattante.

Film visto da un riversamento della vecchia vhs Magnum 3b (in rete ho trovato addirittura 2 cover diverse, probabilmente è uscita in versione nolo e versione vendita).


(notare che la seconda immagine sul retro della vhs non è tratta da questo film ma da Silip, altro cultissimo del sexploitation filippino).

Scorrendo la filmografia del regista saltano all’occhio diversi altri titoli interessanti: tematiche come sesso, droga, degradazione, visioni oniriche, incubi, allucinazioni… Un autore particolare!

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