Silip - Daughters of Eve aka Deflorazione (Elwood Perez, 1985)

Francamente mi sento in difficoltà a buttare giù un post su questo film, un saggio si dovrebbe scrivere.

Un melodramma estremo, i cui ingredienti sono sesso, sangue, perversione, peccato, senso di colpa, erotismo, religione, lussuria, invidia, violenza e odio.

In un villaggio rurale e sottosviluppato da terzo mondo, in cui tutti gli abitanti sono degli amorali e lussuriosi fornicatori, vive Tonya, ragazza complessata e piena di freni inibitori sul sesso, che ritiene che tutti gli uomini siano il demonio e che la congiunzione carnale sia un atto immorale da condannare e ripudiare, un insulto stesso alla benevolenza di dio. Tonya si è autoinvestita del ruolo di “maestra” del villaggio, cerca di insegnare ai bambini i valori della bibbia e della religione, il che significa nella sua visione distorta l’impartire anche punizioni corporali e l’instillare ricatti psicologici nella testa delle ragazzine che stanno iniziando a vivere la pubertà ed accorgersi dell’esistenza di una diversa dimensione relazionale nei rapporti con l’altro sesso.
Il tutto in un ambiente in cui il clima di lussuria e lascivia è estremo, in cui i triangoli amorosi e gli incontri sessuali si svolgono praticamente all’aperto e sotto gli occhi di tutti.

Il film inizia con l’immagine di un uomo (lo stesso personaggio che poi sarà oggetto del desiderio di tutte le donne protagoniste della pellicola, a causa del quale nasceranno invidie e ritorsioni di sangue) che uccide, sventra, decapita e macella un bufalo, mentre i bambini assistono in lacrime; attraverso le parole dell’uomo capiamo che questo per i bambini è una sorta di momento di passaggio, di confronto con la realtà, attraverso il quale la prole del villaggio entra in contatto con il mondo adulto, le sue regole e le sue dinamiche. Nel mentre una delle ragazzine che assiste a questo spettacolo di morte sente colare del sangue lungo le sue gambe e si accorge di avere le sue prime mestruazioni. Un vero ingresso brutale nell’età adulta.

Questo inizio ci lascia prefigurare tutte le tematiche che saranno affrontate durante la pellicola.
In particolare ci si concentra su argomenti come la mancanza di lealtà verso il prossimo, il tradimento, l’abbandonarsi ai piaceri corporali, e l’altra faccia della medaglia sono la punizione, la ricerca di redenzione attraverso il sacrificio e la sofferenza, il mentire a sé stessi ed agli altri per cercare di mostrare un equilibrio ed una rispettabilità di facciata.
In tutto questo la religione gioca un ruolo essenziale, finendo per diventare strumento che getta fumo negli occhi e riempie le azioni e gli animi delle persone di ipocrisia, vergogna e sensi di colpa, rendendo di fatto impossibile una liberazione ed una redenzione.
Queste dinamiche distorte e malate finiscono per coinvolgere tutti gli abitanti del villaggio, nessuno si salva dal peccato e dalla colpa, persino i bambini, che come detto fin dal principio della pellicola hanno perso la propria innocenza, finiscono per diventare dei selvaggi mostri vendicativi, violenti ed assetati di sangue, capaci di compiere azioni abiette.

Il film parla in sostanza dell’incapacità delle persone di affrontare il sesso in un modo “sano” e pulito, in un’ottica libera e vitale; la sessualità viene vissuta solo attraverso due estremi, o sfogo belluino e bestiale, o atto deplorevole da ripudiare e censurare.

Colpisce, guardando quest’opera, la particolare sensibilità tutta filippina nel trattare la nudità e ed il sesso. Come già mi era capitato di notare nel film La rosa nuda, la tematica sessuale è spesso vista come qualcosa di torbido e problematico, ma al tempo stesso il cinema filippino non si fa remore a coinvolgere in contenuti di questo tipo anche i minori, che spesso sono in scena insieme ad attori nudi, anche durante la rappresentazione di amplessi o similia.
Non ci si stupisce che le filippine siano stati uno dei paesi che più ha subito la problematica della prostituzione minorile e del turismo sessuale.
Un approccio al sesso così diverso dal nostro, che probabilmente la mentalità occidentale non riuscirà mai a capire e metabolizzare completamente.

Tutta l’ultima mezz’ora di film è un climax ascendente di violenza privo di speranza, in cui nessuno è innocente, in cui non è possibile redenzione, in cui si sprofonda pian piano sempre più a fondo nel baratro dell’abiezione, tra uccisioni, tradimenti, sventramenti, processi sommari, stupri collettivi, roghi catartici e ipocrisia imperante.

Chiudo infine la mia disamina sul film dicendo che le due protagoniste sono di una bellezza mozzafiato e sono per la metà del tempo nude come mamma le ha fatte.

Guardando la filmografia del regista e delle attrici ti rendi conto che questi film che sono arrivati fino a noi, come Silip o La rosa nuda appunto, sono veramente la punta di un iceberg sommerso. Negli anni '70 e '80 questo Elwood Perez girava tre, quattro, cinque o sei film all’anno, la maggior parte con tematiche torbide ed exploitation sulla falsariga di quelle di questa pellicola. E così tutti i suoi colleghi. Che fine hanno fatto questi film? Si troveranno ancora da qualche parte o saranno dispersi per sempre? Avremo la possibilità, un giorno, di vederli riemergere? È davvero una grande fetta del cinema di genere mondiale (sia a livello numerico, sia in termini di qualità artistica delle pellicole) che attualmente manca all’appello.

Film visto nel bluray Mondo Macabro, pieno di extra (intervista al regista, alle due attrici principali e all’arti director + commento audio di un critico specializzato), che usa un master magnifico che però scandalosamente ha dei segni opaci che per tutto il tempo sfocano due parti del quadro, come se qualcuno avesse lasciato due ditate sull’obiettivo del macchinario che è stato usato per il telecinema. Non è poi così fastidioso, ma è concettualmente assurdo, specie per un’edizione così curata.

Segnalo che incredibilmente il film fu distribuito anche in Italia, col titolo Deflorazione.
Da italiataglia ecco i resoconti della presentazione del film in censura, dall’iniziale rifiuto alla concessione del visto alla più accomodante seduta d’appello:

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Molto interessanti le interviste alle due attrici contenute nel bluray: quella di Maria Isabel Lopez dura una quindicina di minuti e si sofferma soprattutto su Silip, raccontando molti dettagli ed aneddoti rilevanti.
Quella a Sarsi Emmanuelle invece è un intervista fiume di oltre 50 minuti (un documentario all’altezza di quelli di @Giorgio_Brass ) nel quale l’attrice racconta la sua carriera e la sua vicenda umana, fornendo un sacco di spunti interessanti per chi volesse approfondire la cinematografia filippina del periodo. Ho già scovato due titoli intrigantissimi di cui magari a breve leggerete qui sul forum :wink:

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