L’ultima che hai detto, in effetti è altamente plausibile. Pur di far lavorare i doppiatori, all’epoca, si procedeva in tal senso anche quando non era strettamente necessario. Faccio anch’io un esempio significativo : Gianni Garko aveva una bella voce, ottima dizione, frutto delle sue esperienze teatrali, eppure nei film che ci piacciono tanto (polizieschi, horror, western…) a cui partecipava, risulta quasi sempre doppiato. Mah…
Il fatto è che tra le tre principali società di doppiaggio c’era una guerra feroce, e se un socio di una cooperativa (ad esempio Renzo Palmer che era della S.A.S.) faceva un film come attore doppiandosi con la sua voce, si pretendeva quasi sempre (tranne motivate eccezioni) che anche le voci degli altri attori del film appartenessero ai doppiatori della stessa società.
Per avere dei prestiti di una “voce” si facevano trattative complicate e costose. Ad esempio, per fare doppiare a Emilio Cigoli (sua voce storica) gli ultimi film di John Wayne, lo si chiese in prestito a cifre molto alte (e ringraziamo ancora oggi gli illuminati distributori per averci fatto questo regalo).
Poi ci sono un sacco di aneddoti su alcuni doppiatori che sbattevano la porta, uscivano dalla loro società e passavano a un’altra. Sulla storia del doppiaggio consiglio il libro “Le voci del tempo perduto” di Gerardo Di Cola (un volumone di oltre 500 pagine, ricco di dati e informazioni).
Visto che è stato aperto un nuovo argomento riguardo il doppiaggio allora a questo punto posso essere un po’ più largo nelle citazioni. Io ho sempre pensato che del doppiaggio in Italia si è abusato. Ovviamente parlo di voci italiane su attori italiani. Sì, qualche incontro felice tipo Onorato/Spencer c’è stato, ma in altri casi è veramente incomprensibile capire il perché doppiare un attore di talento. Come Zardoz ha citato Gianni Garko io cito Angelo Infanti. Aveva una voce calda e profonda, in linea con la sua mascolinità: Non vedo proprio per quale ragione ogni volta dovesse essere doppiato. Un’altra cosa che ho sempre pensato che se i film interpretati da Claudio Villa li avesse recitati con la sua voce sarebbero stati molto più divertenti. E se è vero che l’incontro con Riccardo Cucciolla, la cui voce calda e pastosa ben si adattava al personaggio Claudio Villa, doppiato da Pino Locchi è semplicemente inascoltabile. Un altro esempio macroscopico fu Enzo Cannavale doppiato in veneto in Roma bene con tanto di cognome veneto: Tognon. Carnevale non aveva la faccia da napoletano, Cannavale aveva la faccia da cumano. Come venne in mente a Lizzani di doppiarlo in veneto? Un altro che ai primi tempi veniva sistematicamente doppiato era Nino Castelnuovo. Ora ditemi se quello era un attore da doppiare. Andrea Giordana si allontanò dal cinema dopo che Castellari volle doppiarlo a tutti i costi in Quella sporca storia del West dicendo che secondo lui non aveva la voce da cowboy. Ma che razza di argomentazioni sono? Per poi farlo doppiare da Massimo Turci che all’epoca doppiava Little Tony, altro cantante che io non avrei mai doppiato, e Al Bano? D’altra parte sono stati doppiati un fottio di volte attori del livello di Vittorio Gassman e Adolfo Celi ed è tutto dire. Io non ho mai sopportato le doppiatrici come la Simoneschi, la Lattanzi, la Scotto, la Cristiani con loro birignao del cavolo. Le attrici americane non recitavano così. Se volete sentire un doppiaggio moderno andatevi a sentire quelli di Andreina Pagnani, Rosetta Calavetta (la doppiatrice di Marilyn) o Rina Morelli. Emilio Cigoli è probabilmente la più bella voce che si sia mai sentita sullo schermo ma a stringere era monocorde. Cigoli faceva Cigoli. Non sapeva fare altro che quello. Sicuramente il più grande di tutti è stato Giuseppe Rinaldi. Uno che doppiava contemporaneamente Paul Newman, Marlon Brando, Jack Lemmon e Peter Sellers (‘vorrei una stonza’ è una sua invenzione). Mi fermo qui ma l’argomento potrebbe essere ancora di più allargato soprattutto alle attrici (Virna Lisi, ad esempio, faceva gli sceneggiati in televisione, quelli in presa diretta, ma al cinema veniva spesso doppiata). So che per molti i doppiatori del passato sono intoccabili, ma io non sono dello stesso avviso. Non pretendo ovviamente che mi si debba dare ragione a tutti i costi e questo è quanto.
Mi sono sempre chiesto il motivo per cui dovevano doppiare i cantanti. È un controsenso, se cantano vuol dire che hanno una bella voce, quindi perché doppiarli? E soprattutto perché accettavano tale pratica?
Beh, quando Elvis debuttò sul grande schermo gli chiesero come avrebbe pensato di affrontare il nuovo compito al che lui rispose che avrebbe seguito i consigli dei suoi già esperti colleghi. Ma a nessuno viene in mente di doppiarlo. Lo stesso vale per i Beatles. Harrison era totalmente incapace di recitare eppure se lo tennero così. La voce briosa di Nilla Pizzi la conosciamo tutti. Eppure in quei pochi film che ha fatto doveva essere sempre doppiata dalla Simoneschi, vai a capire perché.
Mi permetto - ovviamente con il massimo rispetto per le sue opinioni, peraltro intelligenti - di dissentire da @rodar su molti punti.
A mio parere la Simoneschi è stata la più grande doppiatrice italiana in assoluto (fino a poco tempo fa c’era ancora un suo fan club), e sarebbe un grave errore giudicarla prendendo a paragone i parametri vocali attuali e le fisionomie degli attori di oggi.
La Lattanzi ha sedotto due intere generazioni (vedi l’omaggio che le ha fatto Fellini in ‘La città delle donne’), e ogni volta che la sento provo ancora oggi un piccolo brivido.
Ma il mio dissenso più forte riguarda Emilio Cigoli. A parte il fatto che se gli dicevi che aveva una bella voce (come dice rodar) si infuriava, perché sosteneva (c’è un’intervista che ho letto proprio pochi giorni fa) che la bella voce non fa un bravo doppiatore, e anzi può ostacolarlo, dire che Cigoli è monocorde è profondamente ingiusto (sempre a mio parere). Sentite, ad esempio, le differenze tra i suoi doppiaggi di Jean Gabin e quelli, per dire, di Vincent Price…
Comunque mi fermo qui. Aggiungo solo che tra gli esempi che fate giustamente sugli attori che non meritavano di venire doppiati, il caso più clamoroso di tutti è quello di Massimo Serato, che aveva una bella voce, priva di inflessioni, ma è stato sempre doppiato nei suoi quasi 200 film (!) (tranne, credo, in un paio di casi o poco più), perché dicevano che i suoi personaggi cattivi necessitavano di voci più dure (o più virili, come si diceva una volta). Credo che detenga il record assoluto dell’attore italiano più doppiato, così come Amedeo Nazzari detiene il record dell’attore mai doppiato (tranne in un caso, però, che ho scoperto io e che è sfuggito agli esperti di doppiaggio).
Puoi dire in quale film? Credo che neanche Gino Cervi fu mai di doppiato. Riguardo la Simoneschi non capisco del perché ostinarsi a doppiare le attrici americane (perché sostanzialmente erano quelle) in quel modo, quando quest’ultime recitavano in tutt’altro modo. Non dico che fossero più brave, assolutamente, dico solo che avevano un altro modo di porgere le battute e in questo attrici come Morelli, Pagnani e Calavetta ci si adattavano meglio. Poi, per carità, capisco il fascino che poteva avere sulle orecchie degli spettatori di allora. Riguardo Serato, ma anche Franco Fabrizi, me lo sono chiesto anch’io. Un altro attore che non avrei mai doppiato è Gigi Ballista.
Il record non appartiene a Renato Salvatori? Non venne doppiato soltanto in un film: Uomini si nasce poliziotti si muore
Anche in L’ultima donna e credo anche in Cadaveri eccellenti. In Omicron, invece, quando fa il personaggio del titolo è doppiato da Pino Colizzi, mentre quando fa l’operaio Trabucco recita con la sua voce che bisogna ammettere non era proprio fonogenica.
Un altro attore quasi sempre sistematicamente doppiato fu Ettore Manni.
Renato Salvatori ha fatto circa 70 film, Massimo Serato quasi 200. In ogni caso bisognerebbe stabilire con certezza in quanti film Salvatori e Serato si doppiano da soli. Comunque hai ragione, anche Salvatori è nella lista.
Credo che anche rodar abbia ragione: Gino Cervi, così a memoria, non lo ricordo mai doppiato. Anzi, ha fatto lui dei doppiaggi meravigliosi, da Laurence Olivier a James Stewart (doppiaggio stupendo in Harvey).
Franco Fabrizi è stato un vero delitto doppiarlo. La sua voce, così caratteristica, è parte inscindibile dei suoi personaggi. Ma appunto, come dicevate, pensiamo che hanno doppiato anche attori dalla voce stupenda come Gabriele Ferzetti o Vittorio Gassman. Il caso di Adolfo Celi è particolare, mi sembra di ricordare una vecchia intervista dove diceva che essendo spesso impegnato o all’estero, accettava di farsi doppiare da altri (scandaloso che anche in Diabolik sia doppiato).
Faccio un po’ lo sborone : in “Fratelli d’Italia” Serato ha la sua voce. E se la memoria non mi inganna, anche in “Il ragazzo di campagna”. Pure Fabio Testi, doppiato nel 99% dei suoi lavori, cinema e tv. Perché si è sempre portato dietro un accentone veneto, eh…
P.S. Difendo anch’io Cigoli. In quanto, sempre inconfondibile. Ma capace di “differenziarsi” con sublime invidiabile maestria. Riuscì a far sembrare un vero attore perfino Gordon Mitchell in in paio di occasioni. Ditemi voi se questo significa essere “monocorde”. Con rispetto e simpatia verso Rodar, s’intende…
Aggiungiamo anche il film di Sergio Pastore (in questo momento non mi sovviene il titolo), ma sono tutti film dell’ultima fase. Negli anni '40, '50 e '60 era sempre doppiato.
Cigoli doppio’ sia Gassman che Celi, oltretutto…
Serato, paradossalmente, sfoggia un inglese più che buono in “A Venezia… un dicembre…”, mentre nella versione italiana è doppiato. Bof…
Questo non lo sapevo o non lo ricordavo. Leggere i tuoi interventi sul doppiaggio è sempre un grande piacere . Ma vedo che anche rodar non scherza…
Rodar ha tirato fuori nomi giusti, gli faccio i complimenti più sinceri. In quanto a me, Andrea, vacci piano. Ok che è sabato sera, ma è ancora presto per “far cadere le inibizioni”. I leather bar non mi appartengono. I bar, invece sì, eccome…
In cinque film Merola fu doppiato da Giuseppe Rinaldi. Come già scritto Rinaldi è stato veramente il più grande di tutti, per me almeno, ma su Merola non ci stava proprio. Merola era Merola, ma una volta disse che lui se non recitava per il cinema, era sempre in giro per il mondo in tournée e una volta tornato a Napoli non aveva voglia di salire a Roma per doppiarsi. Peccato però.
Un (non) attore doppiato in quei pochissimi film che fece come attore fu Pasolini ed è una scelta che mi ha sempre perplesso. La sua celebre vocetta chioccia, ma molto espressiva, era tutt’uno col suo essere. E vabbè.
In una ideale top 10 dei doppiatori, se Cigoli è medaglia d’oro, sicuramente Rinaldi merita un magnifico secondo posto , con una carriera lunghissima e un “parterre attoriale” strepitoso. Basti pensare, per dire la bravura, al Brando del Padrino e a tutte le volte che diede voce a Jack Lemmon. Uno di quei casi, per inciso, in cui preferisco la voce italiana a quella originale. Scusa, Jack, ovunque tu sia…
Ora un aneddoto su De Angelis, molti anni fa durante la trasmissione Il ruggito del coniglio ascoltai la telefonata di un’ascoltatrice che si ricordava che da ragazza fu vicina di appartamento del celebre doppiatore che, a quanto pare, non era particolarmente elegante nel linguaggio quando litigava con la moglie (e capitava spesso) e sentire Grant o Stewart dire parolacce in romanesco era un’esperienza quanto meno straniante.
Posso dire, quasi con certezza, che Salvatori venne sempre doppiato tranne nel film da me citato. Per espressa volontà del regista Ruggero Deodato