Lo Straniero riceve da un giapponese morente una pergamena che, se riportata in Giappone, gli avrebbe reso 20.000 dollari. Giunto nella terra del sol levante si ritrova in mezzo al conflitto tra due signorotti locali dal quale dovrà districarsi con scaltrezza.
FInalmente ho visto questa terza avventura dello Straniero di Tony Athony che, come riporta Marco Giusti nel suo dizionario, fu girato a ruota di Un uomo un cavallo una pistola ma che vide la luce da noi solo nel 1977 ampiamente manipolato ed asciugato. La mia copia era in inglese ma credo che non sia quella uncut che dovrebbe durare circa venti minuti di più.
Scritto (insieme a Vincenzo Cerami) e prodotto dallo stesso Tony Athony, è un film che secondo me va preso per quello che è: un delirio sushi. Sconclusionato quanto basta, con alcuni passaggi a volte incomprensibili, è comunque divertente sia per la buona mano di Vanzi, sia per la faccia simpatica del protagonista. Sulla carta doveva essere un film comicarolo ad uso americano, per me è solo un film d’avventura. Di western italico c’è la soundtrack di Stelvione Cipriani, la mitragliatrice, l’arma gadget dello Straniero. Si respira l’aria di “Per un pugno di dollari” ma, vista la location, forse è meglio di dire di “Jojimbo”.
Un buon tuffo nel cinema di quel periodo che noi tanto amiamo.
Nella meravigliosa edizione Artus mediabook (dvd+BR+libro) si racconta la genesi di questa terza pellicola dello Straniero: dopo il successo dei primi due capitoli, Un dollaro tra i denti e Un uomo, un cavallo, una pistola la MGM, artefice degli incassi del primo film negli Stati Uniti dopo aver comprato i diritti del film dal futuro manager dei Rolling Stones Allen Klein, sollecitò a Tony Anthony la realizzazione di un nuovo film nei panni dello Straniero.
Non ci sono soggetti tra le mani, tuttavia Anthony si ricorda di avere avuto l’idea, durante un viaggio in Giappone, di collocare un cowboy nelle guerre di clan del Paese del Sol Levante nel periodo medioevale.
L’attore si incontra con il regista Vanzi e come sceneggiatori scelgono Vincenzo Cerami, reduce dal buon successo di El desperado e Giancarlo Ferrando, già operatore alla macchina e qui al debutto come sceneggiatore.
Messo in cantiere nel 1968 in fretta e furia e girato in condizioni metereologiche terribili in quanto la stagione dei tifoni in Giappone non era ancora terminata, il film viene concluso in tempo record e inviato alla MGM in una versione da 110 minuti.
Qui le cose si guastano: una disputa legale tra la MGM e Allen Klein porta al blocco del film per sette lunghi anni e quando finalmente esce nel 1975, in una versione più corta di 18 minuti, i gusti del pubblico sono ormai cambiati e il film va incontro ad un inevitabile insuccesso, tanto che non viene nemmeno mai doppiato in italiano.