Megalopolis (Francis Ford Coppola, 2024)

vado per anse larghissime e disordinate perché davvero non so da dove iniziare. a stringere potrei dire che sono stati 140’ di vertiginoso imbarazzo, come quando vai a vedere un cabarettaro che non fa ridere e provi esponenziale vergogna per lui quando cala il gelo in sala contornato da fischi e gente che defeziona. però hey! la buona notizia è che da una certa in poi qua si ride in progress, ma a livelli da chiamare le maschere che ti prendono sottobraccio e ti scaraventano fuori di peso mentre tu continui a ridere durante il volo. se non l’avesse firmato lui neanche staremmo a parlarne e sarebbe direttamente finito nella panthalassa piattaformara in mezzo a mille opere uguali e contrarie.

però l’ha fatto coppola, che sostanzialmente butta una bomba atomica sull’estetica ipertrofica di un sogno lungo un giorno e una termobarica sul rigore narrativo del giulio cesare di mankiewicz e con le macerie residue mescolate crede di farci un film, magari dando una manata di stucco presa a buffo da babylon (ma qui esteso al mondo tutto) e al caligola di brass. in quest’ultimo accostamento siamo ovviamente alla personale pareidolia, perché il fatto è che un pasticcio del genere può farti ricordare la qualunque, anche canto di natale di topolino, maciste contro il vampiro o una puntata di sesamo apriti.

si vede già entro il primo minuto che non ci crede mai nessuno, neanche per un frame, o forse che ci credono tutti fin troppo (e parliamo di un cast impressionante: esposito, voight, hoffmann, fishbourne - forse l’unico davvero misurato).

citazioni da ogni dove urlate a vuoto come slogan a un consiglio di classe, dialoghi che sembrano rubati ai baloon di un albo di braccio di ferro misto marvel, metafore nude e svergognate come mamma le ha fatte (la statua di themis che si accascia depressa7esausta facendo rovinare al suolo la bilancia, MATTEPREEEGOOO! :rofl: ), didascalismi a valanga, uno siancante e snervante (perché vacuo come le tasche di un clochard) scopinculismo estetico senza precedenti e la puerile smania di essere iperpoetici a tutti i costi (la nube-mano che ruba la luna, ma quanto si ride da 1 a 2?) che sconfina in un pacchianificio a tutto vapore (en passant: non ci si crede che ha davvero impiegato una vita a realizzarlo/finanziarlo se i risultati devono essere quelli di una cgi-beta dei primi anni 90 e una fotografia flou senza quasi controluce pari a quella degli spot atkinson’s 80’s).

dove crede di salvarsi in angolo è nel sottotitolo “una fiaba”, e si sa che alle/nelle fiabe tutto è allegoricamente liricamente poeticamente lecito e concesso, compreso recitare monologhi shakespeariani come se si fosse nel peggior film della asylum o far cantare america! america! a un cosplay di presley (se non si rischia di pisciarsi addosso qua, mai più). il no no no no no no è già nel gotha dell’iperscult di 140 anni di cinema, una roba che cage si starà sgranocchiando le palle per non averla sbroccata lui.

io voglio sperare che nelle intenzioni dell’artifex sia solo un autoparodistico superprank elevato al rango di wanna-be kolossal perché siamo davvero al peso specifico della loffa di un moscerino. il che è anche un bene, perché se non altro scivola senza mai annoiare. ma per ogni sbadiglio che non strappa, fa accapponare di vergogna fino alla morte.

oddio sai che questa nello stordimento misto risate generali me la son persa? o forse no ma devo averla rimossa… rinfresca un po’! :rofl:

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