No alla violenza (Tano Cimarosa, 1977)

Snake, ho spostato il tuo intervento: http://www.gentedirispetto.com/forum/showthread.php?t=21160
Quando cerchi un film, per scambio o acquisto, utilizza la sezione mercatino.

Idem qui da me…ormai sono anni che beviamo SOLO il latte crudo dei distributori e non lo abbiamo mai bollito, i bimbi vanno al distributore con le mamme allora della merenda e lo bevono così comè…nessuno è mai morto, nemmeno un mal di pancia…chissà, siamo un paesello di superuomini?

che disinformazione ben gestita…puzza un po, la cosa…

E’ stato recuperata una copia in pellicola 35 mm, presumo di qualità migliore rispetto alla vhs circolante.

Questo potrebbe presagire ad una prossima uscita in dvd?

No, il film è stato recuperato da un collezionista per riversarlo.

Di Tano spero venga riversato pure Il vizio ha le calze nere, basta di visionarlo nella putrescente vhs.

Visto finalmente grazie ad una copia semi distrutta su youtube. Questo film è stato sorprendente, non mi aspettavo minimamente di vedere un film pieno zeppo di efferatezze di ogni tipo. D’accordo sul fatto che ci troviamo davanti ad una trama ingarbugliata, che mette tanta carne sul fuoco, e che il tutto si presenta in modo poveristico. Probabilmente la sua forza è proprio la povertà che lo rende prodotto genuino. Buono il cast, Cliver mai così convincente (a parer mio), Cimarosa se la cava bene nei momenti di intensità vedere quando guarda verso il Crocefisso, dopo l’omicidio della figlia e il cast femminile ci regala delle bellezze da non sottovalutare. Belle le musiche. Naturalmente il regista ci regala una bella carrellata di ottime inquadrature della bellissima Messina, nei suoi punti più significativi. Mi sorge un dubbio sulla mano registica; mi sembra troppo sicura per uno che aveva debuttato dietro la macchina da presa un paio d’anni prima e, tra l’altro, senza lasciare una traccia positiva. Insomma ho visto una qualità registica superiore rispetto al primo Cimarosa e perciò mi è sorto questo dubbio. La copia da me visionata, ha una durata di 82 minuti e, stando a ciò che ho sempre saputo, il film dura non meno di 95/100 minuti. Facendo qualche calcolo mancano più o meno 18 minuti, i quali, si intuiscono visti i numerosi salti di fotogramma presenti per tutta la durata. Inoltre durante i titoli di testa hanno usato una parte del trailer. Spero che qualcuno possa editarlo in versione integrale e restaurata come si deve. Un gran bel film. Questa è la versione che ho visto:

2 Mi Piace

stessa versione che ho visto io. così sconquassata che mi parve di essere davanti a una delle migliori pasticcionerie della turksploitation. quindi estasi. il mozzicone di trailer usato per i titoli di testa tantissima panna. mi pare di ricordare che comunque tra collezionisti gira anche la copia da 90 e passa, ma qualcosa mi dice che non è spassosa e a effetto droga tagliata male come questa.

3 Mi Piace

Non conosco la fonte certa, ma si dice che questo film sia stato girato da Siragusa. Considerata la mano, come dicevo nel mio precedente commento, comincio a credere sia così

1 Mi Piace

Ormai, da anni, trovo il nome di Siragusa come “regista occulto” in vari film. Comincio ad essere curioso e perfino affascinato, da tale figura : interveniva, chiamato dai produttori, come “salvatore della patria”? O gironzolava, consapevolmente e a guisa di avvoltoio, per dopo piombare sulle produzioni più scalcinate e sfigate? E infine, signori miei: l’uomo in questione, è ancora vivo?

2 Mi Piace

Dovrebbe essere ancora vivo, almeno è ciò che riporta Wikipedia. Prendo il tutto con le dovute precauzioni. Probabilmente si tratta di un regista che preferiva rimanere nell’ombra oppure un regista di comodo

1 Mi Piace

Gianni Siragusa purtroppo ci ha lasciato pochi mesi fa. Ho riportato la notizia, a suo tempo, nella sezione delle necrologie.

4 Mi Piace

“Occulto” da vivo, “inosservato” da morto. A questo punto, sarebbe da fare un documentario su di lui, esaminando carriera e vita. Titolo “Il regista che non c’era”… :no_mouth:

1 Mi Piace

Mi pare che era una nota riportata su uno dei primissimi Nocturno prima serie, forse quello con la copertina rosa e l’artwork di KZ9 Lager di Sterminio

Davoli mi disse, per quello che rimase sul set (ma anche ricordando IL VIZIO HA LE CALZE NERE), che c’era Siragusa alla regia. Cimarosa dava delle indicazioni di massima ma mi disse che a conoscerlo pur essendo ‘una persona adorabile’, precisò, ‘era come se un film avessi voluto dirigerlo io’. E che il copione praticamente non c’era tanto che pure Cliver si chiese dove era capitato.

5 Mi Piace

In attesa di un blu-ray con restauro in 4K e numerosi extra, mi permetto di postare una rece per tutti gli estimatori dell’indimenticato Tano, che nell’amarlo visceralmente, lo hanno accettato anche come regista.

Dopo il clamoroso flop dell’argentiano “vizio con le calze nere”, il prolifico caratterista Tano Cimarosa (al secolo Gaetano Cisco) ci prende gusto ritentando dopo un paio d’anni l’avventura (o meglio la disavventura) dietro la macchina da presa.

Inserendosi nel filone del poliziesco o poliziottesco all’italiana, il nostro gira finalmente nella sua Messina, proposta in un’atmosfera insolitamente autunnale e decadente, una pellicola contenente tutti gli archètipi del genere.

Sorretti da un ritmo incalzante e da una buona dose di sesso e di violenza ci ritroviamo dunque:

  1. Il commissario tutto d’un pezzo inviso ai superiori per i suoi modi spicci. Portato a riflettere sulle motivazioni che spingono l’individuo a delinquere e sulla crisi di valori della nostra società, ama lasciarsi andare a memorabili considerazioni sociologiche di disarmante qualunquismo fatte passare per verità assolute;

  2. l’immancabile brigadiere trasudante umanità e saggezza popolare da tutti i pori;

  3. il giornalista amico del commissario e anch’egli paladino della legalità, sputante perle di saggezza del calibro di “…abbiamo scelto un mestiere di grande responsabilità!”;

  4. i cattivi cattivissimi;

  5. il capo dei cattivi che si porta dietro un’avvenente pupattola da cui si fa chiamare “Cicci”;

  6. l’uomo della strada a cui uccidono la figlioletta e che decide di farsi giustizia da solo.

Un concentrato inaudito di trash, dove il Cimarosa, totalmente incurante dell’ABC della sintassi narrativa, affastella con impagabile dilettantismo trame e sottotrame che si perdono nel più totale marasma e personaggi che appaiono e scompaiono senza una logica ben precisa.

“Un casino colossale” come ebbe lapidariamente a sintetizzare Pier Luigi Conti, in arte Al Cliver, chiamato a interpretare, “alla Maurizio Merli in versione povera”, il ruolo del commissario. Noto ai cinefili con il nomignolo di “Tufus” goliardicamente coniatogli da Lucio Fulci per un’eufemistica e congenita implasmabilità attoriale (in altre parole era incapace di andare al di là di un’unica espressione facciale), il nostro così riassumeva, un po’ impietosamente, l’atmosfera che si respirava sul set, ricordandosi in particolare del tal Uccio Gulino, “un pesciarolo che ci aveva messo i soldi” con la sua “Morgana Cinematografica” (sic!). Questi, in preda a una crisi di megalomania e pensando di essere il novello Marlon Brando, pretese una parte nel film con il suo nome a campeggiare nei titoli di testa come partecipazione straordinaria unitamente alla “guest star” per ragioni alimentari Paola Quattrini. Perennemente agghindato con improponibili gessati e con la dentiera che pare gli sia volata via alla prima battuta, riveste la parte del mafioso Marra (il testè citato capo dei cattivi con tanto di procace accompagnatrice, il cui ruolo è affidato alla non accreditata Mirella Sgroi, figlia, a quanto pare, di un altro occulto finanziatore).

Per non essere da meno quanto a patetico nepotismo, il Cimarosa impone per il ruolo del brigadiere Pantò, da lui interpretato nel film che lo vide esordire come regista, il fratello sfigato Gianni (nulla più che una sua squallida brutta copia), totalmente a digiuno, per giunta, di qualsivoglia esperienza cinematografica.

In perfetta linea con lo spirito violento e drammatico della vicenda, Tano Cimarosa si decide invece a esprimere la sua sanguigna sicilianità nelle vesti di un benzinaio determinato a vendicare la morte della sua bambina. Ricordandola in flashback girati con una “superotto giocattolo” e in maniera ultradilettantesca, inseguirà a uno a uno i criminali che l’avevano investita, fuggendo dopo aver rapito la ricca borghese Paola Quattrini. Faranno pertanto una brutta fine, tra i nostri cattivi: il pasoliniano Ninetto Davoli, anch’egli recuperato dal precedente film, nelle vesti dell’autista della banda e il nostro “gangster pescivendolo”, il quale, dopo una scena erotica con la Sgroi, verrà preso a coltellate in doccia con tanto di dettagli gore.

Sul versante femminile meritano una menzione la sarda Zaira Zoccheddu, incline nella sua modesta carriera a numerose scene di nudo ma che qui nostro malgrado non si spoglia mai; la futura pioniera delle luci rosse Guja Lauri Filzi, nel breve ruolo di una prostituta e la spogliarellista Martine Carel, carampana con fisico da pin-up davvero niente male e che sarà violentata dalla nostra allegra e simpatica brigata di criminali. Scene di nudo e violenza carnale anche per la ricca borghese Paola Quattrini: fingendo di concedersi al cattivissimo Rick Boyd (al secolo Federico Boido), si libererà di lui con una sorprendente “matitata” nel bulbo oculare in una scena veramente splatter ma che più splatter non si può!!

Completano la “messinesità” dell’incredibile cast il cantantino di quarta fascia Nico Tirone (in arte Nico dei Gabbiani), già leader di un ultraminore gruppo beat, nel ruolo del giornalista; il teatrante Massimo Mollica, nella parte del ricco imprenditore sposato alla bella Quattrini; il gruppo folkloristico dei “Canterini Peloritani di Lillo Alessandro”, che si esibisce in un ristorante tipico al cospetto del pesciaio con relativa pupattola e figuranti talmente brutti da far vergogna all’intera comunità siciliana.

Colonna sonora a firma di Alberto Baldan Bembo che si dibatte malamente tra motivi struggenti e pallide imitazioni degli score dei vari Micalizzi e Cipriani a sostegno delle sgangherate scene d’azione.

2 Mi Piace

Guja Lauri Filzi, nel breve ruolo di una prostituta (mai tale parte fu più azzeccata!)

Con tutta la simpatia che ho per te, e nonostante il mio disprezzo per il ‘politically correct’, questa te la potevi risparmiare :-1:

era solo in veste goliardica. Per evitare sfide a duello in onore di cotanta damigella la espungo.
Per inciso anche l’assai acclamato e degno di essere ricordato dai posteri Luigi Comencini ebbe ad affidarle un analogo ruolo in “La donna della domenica”.

2 Mi Piace

Tagliamo la testa al toro : evidentemente, alla signora in questione, il ruolo della mignotta piaceva. Cinematograficamente. Su quello che faceva in privato, non mi pronuncio. Erano affari suoi, e del marito… :ok_hand::sunglasses::clinking_glasses:

2 Mi Piace

piango! soffoco! rotolo!

2 Mi Piace