Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista (Flavio Mogherini, 1975)

sbalordisco che questo film totalizzi così pochi interventi, trattandosi del miglior pozzetto di sempre. senza contare che è davvero una torta multistrato: mogherini si commistiona senz’altro con molto fellini, ma trova a più riprese spazio per l’antistatalismo di ferreri, il polemico anarco-surrealismo di arrabal, l’insurrezionismo linguistico del primo brass, lo sperimentalismo che precorre quello pubblicitario degli 80’s, la malinconica delicatezza di magni e di comencini. libertari e repressi, puri e malfidati, libertini e bigotti, giocano a dame e cavalieri rendendo spuria e invisibile la volgarità. prima della pioggia sul pineto, un pozzetto (che ricorda più un giovanissimo freak antoni e in fase non ancora macchiettistico-bambascionesca) che da vero pedagogo punkettone si infischia dei paramenti della didattica e sovverte quelli della pedagogia, precorrendo di taglio il weir dell’attimo fuggente e risi (e in una scena, la memoria va pure al cronenberg di crash) tra bambini che domandano di minchia e orgasmo e bambine che si credono primipare per un bacio sulle labbra, in un film che sembra non curarsi granché di voler essere una commedia e proprio perciò centra il bersaglio. un film che non si accontenta solo di intrattenere facendo lo strapparisate e che non perde mezzo grammo in contemporaneità ma che oggi potremmo giusto sognarci dopo una sbronza di tequila, anche solo per l’isteria con la quale verrebbero accolti i primi minuti. dopo, sia il cinema di mogherini che quello di pozzetto non saranno mai più gli stessi. assolutissimamente da disseppellire.

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