Sconcerto rock (Luciano Manuzzi, 1982)

Opera seconda di Luciano Manuzzi, regista piuttosto amato ed attenzionato da GdR, soprattutto per quanto riguarda la prima parte della sua carriera.

Il film costituisce la controparte bolognese di Switch di Colizzi, raccontando (sebbene con tre anni di ritardo) il piccolo e anarchico mondo delle tv libere, andando a costituire un altro tassello della narrazione di quell’epopea descritta con così tanta passione nel documentario Liberi tutti.

Rispetto all’opera di Colizzi si percepiscono delle differenze strutturali, sicuramente anche dettate dal fatto che, mentre quel film è l’ultimo lavoro di un regista che ha un’esperienza consolidata nell’ambito dell’industria cinematografica, la pellicola in oggetto è frutto del lavoro di un quasi esordiente. Switch si fonda dunque su un impianto narrativo tradizionale, al centro del quale ci sono le vicende dei personaggi che lavorano in questa tv privata. Sconcerto rock invece è costruito in modo anarchico e disomogeneo, rispecchiando un po’ quello che erano i palinsesti e la programmazione di una tv libera dell’epoca. Le vicende dei protagonisti sono frammentate, si interrompono inframezzate da contenuti audiovisivi di altra natura, per poi (forse) riprendere più avanti nel corso del film o (forse) restare in sospeso per sempre, senza una vera e propria chiusura.
Il film trasmette lo spirito della stazione televisiva privata anche nel suo desiderio di essere presente sul territorio documentando l’attualità del momento, il qui ed ora locale; in questo senso sono molto di impatto tutti gli spezzoni di reportage relativi alle manifestazioni che si svolgevano in città per celebrare il primo anniversario della strage alla stazione: i cortei e i dibattiti gremiti di migliaia di cittadini, la mostra fotografica nel piazzale della stazione, l’appassionata conferenza stampa di Carmelo Bene…
Come nelle trasmissioni di ogni tv libera che si rispetti non mancano la componente erotica (affidata alle forme e alla sensualità di Lorella Morlotti) e quella musicale (grazie alla partecipazione di Gianna Nannini, che firma le musiche e fa pure un’apparizione videoclipposa).
A fare da collante tra tutti questi materiali eterogenei Victor Cavallo, l’anima di questa sgangheratissima Teleocchio, che per tutta la durata del film cerca di barcamenarsi come può per tenere in piedi il suo progetto televisivo, caratterizzato al contempo da amatorialità, improvvisazione e tanta, tanta passione.

Il film fu presentato nel 1982 nella sezione De Sica della Mostra cinematografica di Venezia.

5 Mi Piace

ne ricordo vagamente il trailer, non sapevo che la tematica fosse la stessa di switch (il titolo lascia intendere ben altri specifici), recupero a questo punto obbligatorio.

in attesa di agguantarlo, il flano, invero un po’ sviante rispetto allo specifico:

2 Mi Piace