The Exorcist - L'Esorcista (W. Friedkin, 1973)

Interessante.
Io noto, però, che nel film una netta divergenza tra il tradizionalismo cattolico di padre Merrin e il progressismo scientista/positivista di padre Karras sia esplicita, con netta vittoria del primo. Mi sembra evidente, infatti, il ritorno finale alla fede anche da parte di padre Dyers, che addirittura impartisce l’estrema unzione a Karras in latino (contrariamente ai dettami del progressista e all’epoca recente, Concilio Vaticano II). Inoltre, quello di Karras non è, forse, a tutti gli effetti, un vero e proprio olocausto, un sacrificio volontario sacro?

Parlando del supporto: ho il doppio BR della WB con entrambe le versioni. Nonostante la director’s cut mi sembra che abbia una definizione nettamente superiore a quella cinematografica, comunque preferisco questa perché, a mio avviso, la d.c. non aggiunge nulla di importante.

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Io ho sempre considerato, la “liberazione” di Regan come una vittoria di Pirro. Il prete anziano, schiatta sfiancato. Quello giovane, per eliminare il demone deve poi suicidarsi (commettendo così “peccato”). E il tutto, appunto, ha un’aria tipo “il diavolo se n’è andato. PER IL MOMENTO…” Insomma, alla fine c’è poco o nulla da festeggiare. Per credenti, laici o agnostici… :shushing_face::grimacing:

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Ho scritto se non erro e, alla fine, stavo sbagliando veramente. Hai ragione, ricordavo male. La Betti non ebbe bisogno di “trucchi” vocali

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Perdona la pedanteria, ma al contrario, quella di Karras sarebbe una vera e propria oblazione (offerta), da paragonarsi, addirittura, al sacrificio della S. Messa:

" […] Perché poi l’oblazione, con la quale in questo Sacrificio i fedeli offrono la vittima divina al Padre Celeste, abbia il suo pieno effetto, ci vuole ancora un’altra cosa; è necessario, cioè, che essi immolino sé stessi come vittima […] "

Pio XII

Tecnicamente, quindi, non si tratterebbe di suicidio e nemmeno di peccato. E’ probabile che Blatty (dichiaratosi cattolico) sapesse bene queste cose.

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Ciao!

Perdonatemi entrambi @Zardoz e @Ugondo_Vianazzi, non e’ che ricordi molto bene il finale, ma alla fine il prete suicida non riceve l’assoluzione dal collega? Se cosi’ fosse il peccato del suicidio è perdonato. E se non fosse suicidio non ci sarebbe stato bisogno dell’assoluzione.

Sempre se mi ricordo bene!

Ciao!
C.

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Si, padre Dyer chiede a Karras, morente, se si pente dei suoi peccati ecc. Le solite fregnacce cattoliche. Con cui, anche il peggior figlio di puttana può aspirare ad un posto nell’alto dei cieli, e amen. Sempre se uno ci crede, o VUOLE credere, a certe storielle. Il catechismo, dopo la Comunione, l’ho mollato presto. Già nel 1984. A 10 anni… :sunglasses::cocktail::skull_and_crossbones:
P.S. Complimenti a entrambi per la competenza e precisione, comunque.:ok_hand:Che poi, credetemi, a volte il suicidio è mera LIBERAZIONE. Per chi lo fa, e per i parenti del defunto. Parlo per esperienza diretta… :cry:

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A me sembra un’estrema unzione. Fatta, peraltro, da un sacerdote in profonda crisi come padre Dyer che, all’ultimo, recupera la fede egli stesso, così come accaduto a padre Karras. Pare che fu proprio William Blatty ad insistere nel volere il finale positivo, con la vittoria del Bene contro il Male.

Nonostante le sue origini giudaiche, lo stesso Friedkin si disse sempre particolarmente affascinato dal Cattolicesimo Romano. Girò pure un documentario su padre Gabriele Amorth.

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Pur non essendo un vero “tecnico” sarei d’accordo sulla lettura di @Ugondo_Vianazzi sul fatto che sostanzialmente non si tratti di suicidio ma di sacrificio estremo contro il male a beneficio di una “sorella”. Dubito però che gli spettatori della cattolica italia del 1973 fossero dei fini teologi per cui, essendo nella vulgata suicidio=peccato, una bella assoluzione finale toglieva ogni dubbio sull’happy ending (spirituale)

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Tagliamo la testa al toro : tecnicamente, suicidio. Ma, come dire?, “a fin di bene”. Sacrificio, appunto. E adesso, possiamo metterci UNA CROCE sopra!! O una lapide… :wink:

Tornando al finale del film se nel 1973 si decise per quel finale ci sarà stato un motivo (d’altra parte è tutto nel romanzo). È vero che ne venne filmato anche uno più tranquillizzante diciamo così ma nell’anno in cui venne girato il film non si permettevano questo tipo di rassicurazioni. Poi con gli anni 2000 s’è tutto appiattito e perciò il regista sentì il bisogno, diciamo così, oltre a quello di fare un altro bel po’ di soldi, di proporre un finale più accomodante. Tra l’altro la scena del ponte sospeso o camminata a ragno non fu eseguita da Linda Blair ma da una contorsionista professionista. Peccato che dieci anni prima l’aveva già fatta Daliah Lavi senza trucchi in IL DEMONIO. Solo che quel film non lo vide nessuno.

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Io l’ho interpretato come un suicidio a fin di bene, quindi sacrificarsi per un’altra persona. L’assoluzione ci sta, a mio avviso, perché con un grandissimo atto di generosità salva anima e corpo di una creatura di Dio

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Questa e’ la questione dirimente, a me pare che il collega chieda al moribondo: “ti vuoi confessare?” E poi (anche se io ho fatto il tecnico! :smile:) dica in latino: “ti assolvo dai tuoi peccati”. Io sono ben lontano dalla dottrina, figuriamoci dai suoi riti quindi, per il resto, mi rimetto a chi ne sa piu’ di me. :smiley:

Ciao!
C.

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E pensa che io sono ateo! :smiley:

Ciao!
C.

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Io,agnostico. Ovvero, ateo al 90%. Il rimanente, è in pratica una riserva del 10% che potrei chiamare “non si sa mai…” :laughing:

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[quote=“Ugondo_Vianazzi, post:61, topic:19419”]
Io noto, però, che nel film una netta divergenza tra il tradizionalismo cattolico di padre Merrin e il progressismo scientista/positivista di padre Karras sia esplicita, con netta vittoria del primo. Mi sembra evidente, infatti, il ritorno finale alla fede anche da parte di padre Dyers, che addirittura impartisce l’estrema unzione a Karras in latino (contrariamente ai dettami del progressista e all’epoca recente, Concilio Vaticano II). Inoltre, quello di Karras non è, forse, a tutti gli effetti, un vero e proprio olocausto, un sacrificio volontario sacro?
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Tieni presente che anche Merrin rappresenta l’ortodossia cattolica fino a un certo punto. Il film ha scorciato (era inevitabile) tante cose del romanzo, ma padre M. era ispirato al gesuita e teologo Pierre de Chardin che come fede positivista era più vicino al pensiero di Karras di quanto si creda (il sequel di Boorman approfondisce molto questo concetto). Semplicemente, Merrin ha fede e K. appunto ha smarrito la propria; ma non parlerei di vittoria, Merrin muore durante il rito e sarà Karras a salvare la bimba con il proprio sacrificio (ovvero, facendo a meno di crocifisso e acqua santa). In teoria, il Maligno avrebbe sconfitto entrambi; la storia sembra suggerire che il disperato desiderio di K. di salvare la vittima del demone abbia smosso la Pietà Divina, che ha accettato lo scambio (probabile riferimento ai Vangeli, dove si narra che Gesù per salvare due indemoniati abbia consentito che gli spiriti si trasferissero in un branco di porci) e il sacrificio finale del sacerdote. Ovvio che alla fine trionfa la fede, Blatty sceneggiatore era comunque cattolico e il suo punto di vista quello era; ma come dicevo prima, un cattolicesimo laico, dove lo spirito umano è essenziale per ricongiungersi a Gesù. Lo si vede anche in altre opere narrative dell’autore, dal film La Nona Configurazione al romanzo Legion (ovvero, il sequel letterario de L’Esorcista). E’ interessante rilevare che alcuni preti cattolici esperti in materia hanno criticato proprio il finale del film, sottolineando che il diavolo non viene sconfitto con la preghiera ma in maniera “non convenzionale”. Questo perché a Blatty nel libro non interessava affrontare l’argomento dal punto di vista meramente fideistico, come dicevamo.

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Be’, estrema unzione lo è chiaramente (ed è ovvio che in tale sacramento è prevista l’assoluzione dei peccati). Ma non colgo in quale momento della storia si parlerebbe di crisi della fede di Padre Dyer; nel romanzo si accenna alla sua proposta ironica di mollare l’Ordine dei Gesuiti ma la sua fede non sembra vacillare (anzi, in Legion viene molto approfondito il personaggio, che non si prende mai sul serio e fa ironia su tutto ma ha una visione della fede in Dio perfino semplice, nella sua linearità). Il finale è il medesimo del romanzo, cambiarlo non avrebbe avuto molto senso.

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La formula di rito per l’estrema unzione è questa. Il sacerdote si accerta che il moribondo sia in grado di intendere e volere, di solito quest’ultimo fa una piena confessione per ottenere il perdono dei peccati. Ovviamente può trovarsi nell’impossibilità di farlo, o perché incosciente o perché c’è impedimento fisico (il caso del povero Damien Karras), indi il sacerdote che impartisce il sacramento si arrangia (sarebbe previsto pure ungere il moribondo con olio santo, chiaro che in casi estremi come questo se ne fa a meno).

E’ così, infatti. Karras si uccide perché il demone vorrebbe costringerlo a strangolare la bambina, era l’unico modo per fermarlo.

E’ peraltro un fenomeno assai comune, durante un esorcismo. L’ho visto fare a una donna nel video di un rito eseguito in Francia. (disponibile su YouTube).
In merito alle modifiche sul finale, mi sfugge cosa avrebbero voluto cambiare esattamente… quello pensato in origine (e girato) era più fedele alla chiusa romanzesca, con la nascente amicizia fra Dyer e Kindermann; ed è infatti presente nella extended cut. Dunque avevano pensato a un finale ancora più “lieto”, con Karras che sopravviveva?

ps. Ecco il video dell’esorcismo cui accennavo, con la paziente che esegue una contorsione fisica simile a quella della Lavi nel film di Rondi:

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Si’ ma sono due sacramenti diversi: l’estrema unzione (che poi sarebbe “l’unzione degli infermi”) e la pentitenza attraverso la confessione. Addirittura la prima puo’ essere seguita dal sacramento dell’eucarestia. A me pare che, nel film, ci sia solo la confessione, poi come dicevo, non sono del ramo e stiamo andando OT, quindi mi taccio. :slight_smile:

Ciao!
C.

In riferimento all’ispirazione di Blatty da Teilhard de Chardin, uno degli esponenti della nouvelle théologie, ho controllato e ti devo dare ragione: non sapevo di questo dettaglio e vedendo il film non l’avevo notata: non avendo nemmeno letto il romanzo, mi baso esclusivamente sulla sua visione. Il secondo capitolo diretto da Boorman sono anni che non lo vedo e non ricordo praticamente nulla.

Per il resto, mi pare che siamo abbastanza d’accordo: il sacrificio, il trionfo della fede ritrovata… L’unica grossa differenza è che io ho interpretato il film anche come uno scontro tra due visioni del Cattolicesimo Romano (quella tradizionale e quella progressista); mentre tu aderisci alla rivalutazione che ne ha fatto una certa critica in senso più " […] umanistico, religioso ma allo stesso tempo profondamente laico […] ".

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A me sembra, con evidenza, fin troppo frivolo, mondano, gaudente… lontanissimo da come dovrebbe essere un sacerdote. Mi dà la netta impressione di uno che non ci crede più così tanto.

Ma ripeto: mi baso esclusivamente su quello che vedo nel film più qualche intervista qui e là.